“L’uomo che vendeva l’aria in Terrasanta” di Omer Friedlander è una raccolta di racconti pubblicata da NN Editore il 10 marzo scorso.
Nato a Gerusalemme nel 1994 e cresciuto a Tel Aviv, il newyorkese Omer Friedlander è uno tra i più talentuosi autori under 30 nel panorama mondiale. E già questo dovrebbe farvi drizzare le antenne, ecco perché non potete certo perdervi il libro con cui ha esordito nel panorama letterario.
L’uomo che vendeva l’aria in Terrasanta è una raccolta di racconti, prevalentemente ambientata in Israele, che descrive le vite spesso difficili e strazianti della gente comune. I racconti sono chiaramente radicati nei vari conflitti che segnano la storia del Paese, ma ciò che realmente ruota attorno ad essi, e alle sofferenze terribili dei protagonisti, sono le esperienze umane ed universali. Dolore, primo amore, amicizia perduta e legami familiari, Friendlander dimostra in maniera egregia che, al di là dei contesti politici o sociali, tutti noi amiamo e soffriamo allo stesso modo.
Nel dolore niente è più forte dell’empatia alla quale il lettore è chiamato a rispondere. Un espediente narrativo che funziona -preparate i kleenex perché ne avrete bisogno- assieme alla commozione generale. In questo caso però l’autore riesce anche a catturare l’umorismo che fa parte di quelle stesse vite travagliate, facendo meravigliare il lettore della complessità dell’esperienza umana.
Ognuna delle undici short stories esplora un mondo diverso: da un lussureggiante aranceto di Jaffa alla nuova Cisgiordania o all’arido deserto del Negev. La scrittura tanto lirica quanto evocativa di Friendlander è davvero superba e mi ha trasportato in luoghi dove colori, suoni e paesaggi sembrano talmente reali che si ha quasi l’impressione di poterli toccare. E’ presto spiegato perché questa tipologia di libro si legge come una poesia!
Di primo acchito le storie potrebbero risultare semplici, ma in realtà sono molto di più, poiché alla base della loro semplicità c’è una connessione fra gli svariati racconti ed i messaggi spirituali racchiusi negli stessi. La narrazione è molto più profonda e sottile di quel che sembra e richiede un’attenta analisi: ecco perché io stessa mi sono ritrovata a leggere un paio di storie alla volta e poi a metterle da parte per farle sedimentare. Necessitavano spazio e tempo per assorbire e apprezzare appieno ciò che avevo appena letto. Sicuramente non è un libro che si legge tutto d’un fiato, ma è un libro che si legge ancora e ancora, che va assaporato e soprattutto condiviso.
Ho apprezzato il fatto che le storie abbiano una variazione nello stile tra l’umoristico e l’assurdo, lo spaccato di vita che porta alla luce un segreto nascosto e quelle che assumono le note mitiche di una fiaba. Personalmente credo che non abbiano funzionato allo stesso modo quelle con un significato filosofico più ampio e senza un finale chiaro, ma chiaramente questa è una preferenza del tutto personale. Ma ancora una volta, proprio come per un libro di poesie, alcune storie colpiranno più di altre e questo spesso cambia a ogni rilettura.
Se le mie raccomandazioni nell’invitarvi a leggere L’uomo che vendeva l’aria in Terrasanta non sono sufficienti aggiungo che, se amate le atmosfere da Le mille e una notte e siete rimasti folgorati dalla scrittura del più noto Eshkol Nevo, non potete certo perdervi questo libro di Omer Friedlander.
La ricchezza di dettagli e aneddoti, tanto vividi quanto spesso divertenti o assurdi, crea un’atmosfera unica per le undici toccanti storie che hanno il potere di aprire gli occhi -e la mente- di ogni lettore.
Alessia _del blog Esmeralda Viaggi e Libri