Santa Cecilia in Trastevere: storia, arte e leggenda di una martire cristiana. Un viaggio nella memoria e nella bellezza di una delle più antiche chiese di Roma.
La Basilica di Santa Cecilia, che da il nome alla piazza, è situata nel cuore di Roma, a Trastevere. Qui sorgeva la casa in cui Cecilia ha vissuto con il marito fino a quando subì il martirio.
La nobile Cecilia era una donna molto altruista e aiutava i poveri, per questo motivo aveva deciso di dedicarsi a Dio e di restare vergine. Fu costretta a sposarsi con un tal Valeriano che accettò la decisione della donna di non unirsi mai a lui. Cecilia è la patrona dei musicisti proprio in virtù di un episodio accaduto il giorno del suo matrimonio: mentre andava verso quello che sarebbe diventato suo marito, durante l’accompagnamento musicale, lei cantava inni rivolti a Dio.
La sua colpa fu d’aver convertito sia il marito che il fratello. Come accadeva per chi subiva un martirio, la tortura durò tre giorni nei sotterranei della chiesa (calidarium), alla fine del terzo giorno non essendo ancora morta per i vapori dalla temperatura molto alta, venne decapitata.
Secondo la leggenda, il papa Urbano I, che aveva assistito al martirio della donna, fece seppellire il corpo insieme a quelli dei vescovi e consacrò la casa in una chiesa. Sempre la leggenda vuole che, papa Pasquale I ebbe in sogno Cecilia che gli indicò dov’era sepolta e quest’ultimo fece erigere una chiesa in tutto simile ad una basilica trasportandoci il corpo.
Nel 599 durante dei lavori di ristrutturazione, il sepolcro fu ritrovato e aperto. Al suo interno una cassa in legno con dentro il corpo intatto di Cecilia che indossava un abito bianco e portava ancora i segni delle ferite. Si gridò quindi al miracolo. La storia proseguì anche con l’arrivo del papa Clemente VIII che volle constatare di persona quanto a lui riportato, decidendo così di commissionare una scultura che la ritraesse così come fu ritrovata.
La statua, una splendida opera in marmo, è collocata sotto l’altare maggiore.
La struttura della prima chiesa, come dicevo, riportava la classica forma della basilica. Aveva una navata centrale sorretta da dodici colonne collegate da archi a tutto sesto, un’abside semicircolare e una piccola cripta sotterranea in corrispondenza dell’altare maggiore.
Nel corso dei secoli la struttura fu abbellita e arricchita, forse anche con la costruzione di un monastero dedicato a Santa Cecilia e Sant’Agata.
Nel XII secolo, papa Pasquale II fece erigere il campanile e il portico. Ulteriore arricchimento con il Giudizio Universale nel XIII secolo, mentre il ciborio fu aggiunto nel 1293.
Tra il XVII e XVIII secolo la basilica subì una trasformazione radicale, prendendo un aspetto solenne e maestoso, con un portico a quattro colonne e un cortile con una fontana quadrata. Prima di tutto il presbiterio fu rialzato e sormontato da un ciborio barocco, opera del Borromini, dove troviamo la statua di santa Cecilia realizzata nel 1599 dopo il ritrovamento del corpo intatto. Il pavimento in marmo tipico laziale venne sostituito con uno in bianco e nero con disegni geometrici e floreali. Un controsoffitto in legno decorato con stucchi e un dipinto centrale che raffigura il trionfo di Santa Cecilia, hanno coperto il precedente a capriate.
Le finestre sono state rese più piccole e chiuse con delle grate, per via della clausura delle monache benedettine del convento collegato. Per quanto riguarda le arcate sono stati creati dei piccoli cori, una sorta di tribuna con parapetti in legno intagliato e dorato riservato alle benedettine.
La Basilica di Santa Cecilia è quindi una testimonianza di fede, cultura e di bellezza artistica. Vale la pena di conoscerla e apprezzarla.