Il Tempietto di San Pietro in Montorio
Tempietto del Bramante

Il Tempietto di San Pietro in Montorio: simboli e misteri

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“Questa mattina, 16 Ottobre 1832, mi trovavo a San Pietro in Montorio, sul monte Gianicolo, a Roma, e c’era un sole magnifico. Un leggero vento di scirocco appena percepibile faceva muovere alcune nuvolette bianche sopra il monte Albano; un tepore delizioso regnava nell’aria, ero felice di vivere… Questo luogo è unico al mondo, mi dicevo sognando, e la Roma antica, mio malgrado, superava quella moderna, tutti i ricordi di Livio tornavano ad affollarmi la mente”.Stendhal, 1832

Con queste parole Stendhal descriveva perfettamente la sensazione che si prova salendo al Gianicolo per osservare, in una tiepida giornata di primavera, un piccolo gioiello architettonico tra i più preziosi e nascosti della capitale: è il Tempietto di San Pietro in Montorio, chiamato anche Tempietto del Bramante.

Tempietto di San Pietro in Montorio

L’opera era stata commissionata nel 1502 dai sovrani cattolici di Spagna Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona all’architetto Donato Bramante (1444-1515) come voto per la nascita del loro figlio primogenito Giovanni. L’edificio si trova infatti all’interno degli spazi della Reale Accademia di Spagna, in uno dei cortili del convento di San Pietro in Montorio.

Il luogo dove sorge è molto significativo: è il punto esatto dove venne crocifisso a testa in giù San Pietro.

Il piccolo edificio è ispirato al Martyrium paleocristiano, un tipo di costruzione che gli antichi romani dedicavano al ricordo di un episodio importante di fede, come quello di un sacrificio o, appunto, di un martirio che perfettamente si adatta a ricordare il posto preciso dove venne piantata la croce per l’uccisione del Santo.

La cupola

Anche la cupola è di ispirazione romana, richiama infatti quella maestosa del Pantheon ed è realizzata in conglomerato cementizio. La copertura è in piombo ed è posta su un tamburo ornato da lesene che va a formare un ordine sovrapposto a quello delle colonne. E’ l’elemento che ha trasformato una tipologia di tempio pagano in una struttura cristiana.

Tempietto del Bramante: la cupola

Il sacello 

L’interno è di piccole dimensioni, circa 4,5 metri di diametro. Al centro campeggia sull’altare la statua di San Pietro sopra un bassorilievo con la crocifissione. Le pareti sono decorate con nicchie, quattro delle quali ospitano le statue degli Evangelisti.

Il pavimento è realizzato con tessere di marmo policrome che formano dei motivi geometrici in stile cosmatesco, la tecnica introdotta nel XII secolo dalla famiglia dei Cosmati, maestri marmorei, che utilizzavano porfido rosso, serpentino verde, giallo antico e marmo bianco per creare con il riflesso del sole dei meravigliosi effetti di luce.

Tempietto del Bramante: pavimenti in marmo policromo

La cripta

Nella parte inferiore del Tempietto c’è una cripta al centro della quale si trova il luogo preciso dove fu piantata la croce per il martirio di San Pietro, asse ideale e punto di partenza per la costruzione del tempio, a cui si accede attraverso due piccole rampe di scale nella parte posteriore.

Tempietto del Bramante: la cripta

Simbologia dei numeri

Il numero non è casuale, è un multiplo di otto, simbolo di infinito, di morte e risurrezione e per questo considerato perfetto dall’architetto e scrittore Vitruvio, che ne parla nel suo trattato “De architettura” (XV sec. a.C.), attentamente studiato dal Bramante.

L’utilizzo dell’ordine dorico-tuscanico delle colonne e la forma circolare inoltre, riprendendo i concetti di Vitruvio, esaltano la figura del Santo come eroe cristiano.

Le metope del fregio sono 48 e raffigurano 12 diversi oggetti sacri a tema liturgico che richiamano San Pietro e la Chiesa Romana, e sono ripetuti quattro volte ciascuno.

Simbologia degli spazi: la cripta, il sacello e la cupola

La cripta rappresenta la Chiesa originaria delle catacombe, dove venne crocifisso il Santo, quindi luogo di martirio e di morte. Il sacello in contrapposizione è la Chiesa contemporanea militante, mentre la cupola simboleggia, con la sua volta celeste, l’ascensione verso l’alto della Chiesa trionfante nella gloria di Cristo.

Dagli Inferi della cripta alla sfera della vita terrena, a quella celeste.

La circolarità

I rapporti geometrici del piccolo edificio sono quelli classici, ma l’elemento della circolarità così fortemente rimarcato ha un forte e preciso richiamo alla sfera divina.

La cupola ha il raggio che misura come la sua altezza, come nel Pantheon, e il diametro della circonferenza esterna delle colonne è uguale ai tre mezzi del diametro della cupola.

La circolarità è un richiamo all’armonia, alla perfezione, alla dimensione divina.

Il tempietto è l’esempio perfetto di architettura rinascimentale, ideale di armonia e proporzione per rappresentare al meglio la realtà divina e il cosmo. Tanto apprezzato e ammirato fin da subito, che Papa Giulio II della Rovere scelse Bramante per la progettazione della Basilica di San Pietro in Vaticano.

E’ stato ideato come centro dello spazio e del mondo e riconosciuto come un modello, un canone di straordinaria importanza, che avuto un forte impatto sulla storia dell’architettura, riuscendo ad unire, in un’unica opera, il classicismo dell’antica Roma, l’equilibrio delle proporzioni e delle geometrie, l’eleganza raffinata di un piccolo gioiello nascosto tra i giardini del Gianicolo.

Tutte le foto dell’articolo sono di Laura Spadella. Si prega di non utilizzare se non previa autorizzazione.

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Info Laura Spadella

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Sono nata e vivo a Roma, dove mi sono laureata in Scienze Politiche. Scrivo e organizzo corsi di formazione manageriale e di orientamento scolastico e professionale. Mi piace esplorare e raccontare la mia città, con le sue meraviglie ed i suoi difetti, girare senza meta tra vicoli e stradine, per scoprire ogni volta qualche angolo nascosto e condividerlo con gli altri.

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