Il Pantheon è uno dei monumenti più imponenti di Roma, simbolo della grandezza e della gloria dell’impero.
La sua costruzione risale al 27 a.C., quando Marco Vispanio Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, ne affidò la progettazione all’architetto e ingegnere romano Lucio Cocceio Aucto. Decise di dedicarlo a tutte le divinità passate, presenti e future, da cui il nome, tempio di tutti gli dei.
Secondo quanto riportato da Livio, Plutarco e Floro, il Pantheon sorge proprio nel luogo in cui Romolo era asceso al cielo travolto da una tempesta, durante una celebrazione pubblica.
Anche se oggi lo vediamo quasi perfettamente conservato, ha subito negli anni numerosi danneggiamenti e ricostruzioni.
Devastato da un incendio nell’80 d.C. e fatto restaurare dall’imperatore Domiziano, fu nuovamente distrutto a causa di un fulmine che lo colpì nel 110.
L’imperatore Adriano ne ordinò la ricostruzione tra il 118 ed il 125, non tenendo conto dell’impostazione data da Agrippa, così l’edificio venne orientato diversamente, spostando di 180 gradi l’ingresso.
Inoltre, mentre il primo tempio era di dimensioni ridotte e di pianta rettangolare, la struttura voluta da Adriano è di forma circolare, unita ad un portico in colonne corinzie che sorreggono un frontone triangolare.
Sul fregio della facciata è ancora visibile l’iscrizione originaria, tributo ad Agrippa, “M. Agrippa, L. F. Cos. Tertium feci” (“Marcus Agrippa Luci filius consulta tertium fecit”, “Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, nell’anno del suo terzo consolato”).
Nel 1625 il papa Urbano VIII Barberini ordinò di fondere il bronzo delle travi del Pantheon per farne dei cannoni per Castel Sant’Angelo e per le colonne tortili del baldacchino dell’altare della basilica di San Pietro, spogliando la struttura delle travature bronzee del pronao e suscitando l’ira del popolo romano. Da qui il detto “Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt”, “Ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini“.
Nel 1870 divenne un sacrario del Regno d’Italia, ospitando le tombe del re Vittorio Emanuele II di Savoia e Umberto I, oltre che di molti personaggi importanti, tra cui Raffaello Sanzio, il quale chiese espressamente di esservi sepolto per quanto ne ammirasse la bellezza e la maestosità.
La cupola e l’oculus
La grande particolarità dell’edificio è la sua cupola, caratterizzata da un’apertura circolare di nove metri, l’oculus, unica fonte di luce e di aria di tutta la struttura.
A quasi due millenni dalla sua costruzione, la cupola del Pantheon è ancora oggi una delle più grandi di tutto il mondo , la più ampia mai costruita in calcestruzzo romano.
Ha un diametro di 43,44 metri ed è decorata all’interno da cinque ordini di cassettoni, chiamati lacunari, di misura decrescente dal basso verso l’alto. Lo spessore e i materiali variano infatti mano a mano che si sale, per rendere più leggera la struttura verso la sommità.
Fu realizzata grazie ad una enorme impalcatura di legno, che riproduceva, in negativo, la forma dei cassettoni, a dimostrazione di una competenza tecnica e architettonica davvero impressionante per quell’epoca.
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Il tempio solare
L’enorme cupola del Pantheon non è solamente un capolavoro di architettura, ma racchiude in sé molte particolarità che rendono l’edificio unico al mondo, non solo per la sua struttura, ma anche per la distribuzione della luce e i fenomeni che ad essa sono legati, per osservare il trascorrere del tempo e l’alternarsi dei giorni, scandire le stagioni e per gli studi di astronomia, tanto da essere stato definito tempio solare.
Una volta all’anno, il 21 Aprile, il giorno in cui si celebra il Dies Natalis Romae, il Natale di Roma, a mezzogiorno, si ripete un particolare fenomeno: un raggio di luce si espande verso il portone d’ingresso rivolto al nord, rischiarandolo completamente.
L’effetto era stato studiato per illuminare l’entrata trionfale dell’imperatore nel Pantheon.
In questo modo si celebrava il suo potere divino e soprannaturale, la capacità di dominare il tempo e lo spazio, lasciando il popolo stupefatto e attonito.
Più recentemente si è anche osservato un altro fenomeno, l’illuminazione del cornicione della volta a botte che sovrasta il corridoio d’ingresso, che si verifica tra il 7 ed il 10 Aprile e tra il 2 ed il 5 Settembre, probabilmente ideato per i festeggiamenti legati alla dea Cibele.
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Nel Pantheon non piove
Questa però non è l’unica particolarità dell’oculus.
Si dice infatti che attraverso di esso dentro il Pantheon non possa piovere.
E’ il cosiddetto effetto camino: si raccontava infatti che la pioggia, passando attraverso l’oculus, non potesse arrivare fino a bagnare il pavimento del Pantheon, perché il calore delle candele accese all’interno la faceva evaporare.
Il mistero si spiega attraverso le correnti d’aria calda ascensionali che nebulizzano le gocce di pioggia che entrano dall’oculus stesso, mentre quando la pioggia è più forte, un sistema di 22 fori di drenaggio sul pavimento aiuta a far defluire l’acqua in modo che non si abbia l’impressione che stia piovendo.
Il fossato del diavolo
Un’antica leggenda narra che il fossato che circonda il Pantheon fosse stato scavato dalla furia del diavolo scatenata dal mago Pietro Barliario, che, pentitosi di avergli venduto l’anima in cambio del Libro del Comando delle arti malefiche, si era rifugiato all’interno della struttura. Il diavolo iniziò a girare e correre intorno al Pantheon tanto da creare un fossato che ancora oggi possiamo vedere.
La basilica cristiana
Il Pantheon, chiuso e abbandonato sotto i primi imperatori cristiani e successivamente saccheggiato dai barbari, si salvò dalle distruzioni del primo Medioevo perché nel 608 d.C. fu donato dall’imperatore bizantino Foca a Papa Bonifacio IV (608-615), che consacrò il tempio trasformandolo in chiesa cristiana nel 609 con il nome di Sancta Maria ad Martyres e da allora vi si celebra il culto cristiano, tra i misteri di uno degli edifici più affascinanti ed enigmatici della storia, una basilica e allo stesso tempo un tempio solare.