Quante volte ci è capitato di passare in una strada senza prestare attenzione o senza porci delle domande perché siamo presi da questa vita frenetica. Casomai ci passi perché la strada è bella, ci piace ed è piena di verde.
Da bambina andavo a giocare al Parco degli Scipioni, nei pressi di San Giovanni in Laterano, soprannominato da noi di zona “Villa Scipioni” in via Porta Latina. Ogni volta prima di entrare nella villa mi nascondevo dietro il tempietto, per fare gli scherzi agli amichetti di gioco.
Oggi mi ritrovo a parlare di questo piccolo gioiello dove molto spesso ci si passa davanti con la macchina senza sapere perché è stato edificato là.
Pochi sanno che la maggior parte delle rappresentazioni dei santi martiri si riferiscono a tentativi di omicidi andati a vuoto. Quella di San Lorenzo martire su di una graticola è falsa perché il Santo fu decapitato senza tanti preliminari dopo il fallito “barbecue”.
San Giovanni Evangelista a Porta Latina
Nel caso di San Giovanni Evangelista il destino non gli ha permesso di passare neanche alla storia come martire perché la tortura messa in campo dall’Imperatore Domiziano non ebbe effetto. Si decise di farlo cuocere a fuoco lento in olio bollente nei pressi di Porta Latina ma la provvidenza volle che il Santo resistette così a lungo al calore dell’olio che i suoi carnefici lo credettero un mago e lo mandarono in esilio a Patmos, dove San Giovanni avrebbe poi composto l’Apocalisse.
Resta a Roma la memoria di questo evento miracoloso con la costruzione di un piccolo oratorio nei pressi dell’antica porta già nel V secolo d.C.
A metà del Seicento al Cardinal Francesco Paolucci viene assegnato il titolo di San Giovanni a Porta Latina così decide il restauro dell’oratorio.
A progettarlo fu uno degli architetti più celebri dell’epoca. Francesco Borromini che si limita a disegnare una nuova copertura. In realtà l’edificio era già stato restaurato nel Cinquecento.
“Sul reale intervento del Borromini il dibattito è ancora vivo perché esistono diversi suoi disegni e testimonianze storiche. Oggi la cupola del tempietto all’interno si presenta rivestita di un alto tamburo decorato con foglie di palma, giglio e globi di rose in riferimento allo stemma araldico del Cardinale. La copertura conica esterna termina poi in una guglia, che spunta dal vertice come un mazzo di fiori. Ancora una volta, l’architetto ha trasformato la dura pietra in natura organica e viva: un artificio tipico dell’illusione barocca.”
Spero di aver dato lo spunto di cambiare prospettiva verso ciò che si vede perché il vero museo è in strada.
Al prossimo giro.
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