È ancora difficile comprendere pienamente alcuni eventi storici, talvolta per la scarsa reperibilità dei documenti, altre invece sono proprio accadimenti così unici e complessi che spiegarli diventa una sfida difficile.
Alla fine del 2019 è stato il centenario dell’impresa dannunziana a Fiume, una delle svariate volte in cui purtroppo un uomo solo al comando ha avuto un seguito spesso immotivato.
“Italiani di Fiume! Nel mondo folle e vile, Fiume oggi è il segno della libertà; nel mondo folle e vile vi è una sola cosa pura: Fiume; vi è una sola verità e questa è Fiume! Vi è un solo amore e questo è Fiume! Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo a un mare di abiezione”
Le parole di D’Annunzio sono esagerate, ma la folla lo esalta e quel pubblico ne aveva bisogno nel settembre 1919. Il poeta è vivente ma è già icona, celebra se stesso e la sua gloria è già postuma.
In questa occasionale ricostruzione storica, mi faccio aiutare dalla musica degli IANVA in un breve Ep intitolato “1919” dedicato proprio a questa ricorrenza.
Il gruppo musicale genovese formatosi nel 2003 si cimenta in un cabaret dark folk in cui Renato “Mercy” Carpaneto duetta con la bella voce di Stefania D’altero catapultandoci in quegli anni.
È tutto teatro. Fiume unisce un letterato e un commediante, un uomo e un politico, una persona reale ma anche immaginaria e il tutto in un solo momento.
Così come questo dischetto che ho trovato inaspettatamente negli scaffali fonde un dialogo tra reduci e borghesi, tra annoiati e fatalisti, tra interventisti e nostalgici.
Non sono io un nostalgico dell’impresa di Fiume e non mi interessa neanche rifletterci sopra in questa sede, ma quando inizia “Disobbedisco!” odo echi di battaglia, momenti marziali e corali con protagonista l’attore Edoardo Sylos Labini che interpreta proprio il poeta vate in un modo così amaro che c’è di che applaudire nella solitudine.
La foto di copertina di questo articolo raffigura due bambini davanti a un muro su cui c’è scritto: “Chi Fiume ferisce di Fiume perisce”.
E mi colpisce così come mi impressiona pensare a D’Annunzio che parla senza microfono alla folla, con la vena del collo gonfia e usa quel balcone come fosse un dialogo uno a centomila.
Non c’è più spazio per la figura del poeta vate. E in generale a pensarci bene, non c’è proprio spazio per il poeta nel mondo contemporaneo. Ma forse non c’era neanche al tempo ed è stato D’Annunzio a ricavarsela.
Svaniscono le ultime note e mi stupisco nel voler visitare oggi Fiume e magari affacciarmi da quel balcone solo per vedere l’effetto che fa…