Greenfog Studio
Locandina del Greenfog Studio

Intervista a Mattia Cominotto, fondatore dei Greenfog Studio

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La Liguria ha un grande cuore musicale, gruppi, appassionati e realtà come la Greenfog Studio. Liguria.Today ha incontrato il fondatore Mattia Cominotto, che ha  lavorato con numerosi artisti sia in veste di fonico che in quella di produttore artistico (Tre allegri ragazzi morti, Meganoidi, Punkreas ecc).

Greenfog studio non è solo l’officina di Mattia e del suo cagnolino Pepita, ma una struttura in grado di adattarsi al gusto ed alle esigenze delle band. Per questo abbiamo fatto una bella chiacchierata insieme:

La prima domanda è sempre la stessa, dato il nostro nome: che cosa significa per te la Liguria?

Iniziamo subito con una risposta difficile… la Liguria per me rappresenta quello che in media penso rappresenti la terra d’origine per tutti noi. Sicuramente forte amore ma anche voglia di allontanarsene, sicurezza ma anche trappola. A seconda dei momenti, dopo un’assenza, il ritorno alla propria origine può essere felice o meno, ma devo dire però che difficilmente riuscirei a starne lontano.

Da dove deriva il nome Greenfog Studio e puoi spiegare chi è Pepita ai nostri lettori?

Il nome deriva dalla nebbia spesso presente nei film fanta/horror anni 80, tipo Carpenter, ai quali da ragazzo ero affezionatissimo. Non era necessariamente verde, alle volte semplicemente bianca, ma avevo bisogno di una connotazione più caratterizzante nel nome. Pepita invece è il mio cane!

Facciamo un gioco adesso, associa un disco prodotto ad ogni categoria:

– il disco più complicato da realizzare
– il disco che più vi ha stupito
– il disco più alternativo prodotto
– il disco in cui c’è stato il miglior clima nella registrazione
– il disco che vi ha fatto dannare l’animaù

Il disco che più mi ha stupito è stato sicuramente “La seconda rivoluzione sessuale” dei Tre Allegri Ragazzi Morti, perché nn avrei mai pensato che un brano contenuto al suo interno:  “Il mondo prima che arrivassi te”, potesse diventare così rappresentativo della band. Non pensavo neanche che sarei stato in grado di contribuire alla riuscita di quel lavoro.

Il disco più complicato è stato “Outside The Loop Stupendo Sensation” dei Meganoidi, perché è stato fatto in tanto tempo e doveva rispondere ad una grande aspettativa. Lo abbiamo anche diviso in diversi studi, partendo da Genova dove lavoravo col mio socio di allora, Roberto Vigo, che si occupò effettivamente delle registrazioni mentre mi insegnava i rudimenti del mestiere. Fu il primo disco dove cominciai ad occuparmi della produzione.

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Il disco più alternativo non saprei. Nel senso che probabilmente per me non risulta così alternativo un suono che invece ad altri può sembrare tale. Probabilmente mi verrebbe da citare Fabio Cuomo, fantastico polistrumentista di Genova con il quale ho lavorato al suo progetto sotto il nome di Eremite e che sicuramente esplora territori non convenzionali in maniera del tutto naturale e con un grande potere di comunicazione.

Il disco con il migliore clima. Devo dire che ho la fortuna di vivere un media produzioni con ottimi climi. Ma dato che è recente mi viene da nominare il disco solista di Alessandro Corvaglia, voce riconosciuta tra le più autorevoli del panorama prog italiano, cantante dei Delirium, Maschera di Cera e caro amico. Insieme a questo ci metto quello di Canca che ha 21 anni e uscirà fra poco, fa rap e così copro un arco temporale di tutto rispetto.

Quello che mi ha fatto più dannare nn posso dirlo (ride)

Mi trasformo adesso in un ragazzo tra i 15 e i 25 anni, puoi darmi tre consigli concreti per fare musica oggi?

I tre consigli che posso dare ad un ragazzo sono: unire la parte tecnica a quella artistica il più possibile, anche se in media sta già accadendo. Ovvero di pensare al proprio strumento o progetto ma anche a come prodursi, registrarsi e mixare le proprie cose. È un consiglio che va contro il mio interesse di tecnico e produttore e che nn trova d’accordo alcuni colleghi, ma lo credo.
Il secondo è di andare ai concerti anche degli artisti che forse nn possono piacere. Quando si ascolta qualcuno live, con un po’ di apertura, tanti preconcetti si indeboliscono. A meno che non si senta malissimo. Il terzo consiglio è di non ascoltare consigli, soprattutto da boomer come me!

Se guardo la pagina con tutte le copertine degli album prodotti mi chiedo: quanto sono importanti le altri arti come fonte d’ispirazione per la vostra produzione. Cinema, libri, dipinti, fumetti hanno un ruolo nella vostra sensibilità?

Ogni arte visiva è importante nel completamento del messaggio musicale. Mi sono sempre interessato alla produzione di video, da appassionato di cinema, e ho sempre seguito la cura delle grafiche dei dischi che sentivo vicino. È forse la prima cosa che arriva di un disco, in alcuni contesti. Quindi deve permettere una presentazione efficace. Dopo il primo impatto diventa invece parte integrante del progetto, arricchendone il valore, ma alcune volte anche rischia di sminuirlo se non è all’altezza.

Dove ti vedi tra 20 anni e cosa stai facendo?

Sinceramente non lo so. Mi piacerebbe vedermi sempre in quest’ambito, ma il mondo è sempre più veloce, anche se suona come una banalità. Amo il lavoro che faccio e devo dire che difficilmente mi capita di dirigermi verso lo studio senza essere felice di farlo. Sicuramente dovessi cambiare radicalmente dovrei iniziare a pensarci ora!

Quali sono i tre dischi che porteresti sull’isola deserta?

Su un’isola al momento porterei: “Patriots“, “La voce del padrone” e “Fisiognomica“. Tutti e 3 di Battiato, il mio più grande maestro!

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Info Francesco Crisanti

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Docente di lettere e storico dell'arte, ma anche collezionista di dischi, libri e fumetti. Ha pubblicato: "Un capolavoro senza tempo. La Basilica di San Piero a Grado", una guida sull'Abbazia di Borzone oltre ad un testo di narrativa per ragazzi intitolato "Ventitré" e ha un cassetto pieno di nuovi progetti, testi e idee che non vedranno mai la luce o forse sì... ci penseremo domani.

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