Six Minute War Madness, Buñuel, Afterhours, A Short Apnea, Todo Modo, Supervoid… queste sono solo alcune delle tantissime collaborazioni che hanno visto coinvolto Xabier Iriondo.
Infaticabile musicista e manipolatore sonoro è, indubbiamente, un punto di riferimento della scena sperimentale nel nostro paese. Attualmente in tour nei teatri in compagnia degli amici Corrado Nuccini e Karim Qqru, i prossimi impegni vedranno l’uscita di “Mansuetude”, il nuovo lavoro dei Buñuel che rappresenta un ulteriore tassello di un puzzle astrattamente concreto.
La costante ricerca di un talento eclettico
Il tuo ultimo lavoro viene proposto a teatro ed è la versione musicata del cult movie “Nosferatu” del 1922. Le sonorità seguono l’evolversi della pellicola senza mai prevaricarla, donando enfasi e pathos alle immagini ed esasperando lo stato emozionale dello spettatore. Come avete elaborato questo progetto?
La sonorizzazione di “Nosferatu” che io, Karim QQru (Zen Circus) e Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) stiamo portando in giro da sei mesi è nata da un’idea di Karim, che oltre ad aver editato la pellicola (non esiste una versione montata ufficiale) ha registrato tutti i contributi elettronici che si possono sentire durante lo spettacolo. Noi tre avevamo già avuto modo di lavorare insieme alcuni anni fa nella sonorizzazione di Haxan (insieme anche a Emidio Clementi), ci trovammo molto bene, sia a livello umano che artistico, e fu naturale per Karim chiamare Corrado e me in questo bel progetto legato al lavoro di Murnau. L’elaborazione e creazione di questa sonorizzazione avvenne in tre giorni di prove (dopo l’enorme lavoro di preproduzione che Karim fece precedentemente) nei quali ciascuno di noi propose temi musicali e varie sonorità per riuscire a rappresentare gli stati emotivi che volevamo accompagnare alla visione della pellicola.
L’amore per il cinema, è il fil rouge che ti unisce ad uno dei tuoi innumerevoli progetti: Buñuel. La voce urlata di Eugene si integra alla perfezione con le “rasoiate” sonore proposte. Possiamo usare la definizione di musica surrealista?
Non credo esista la definizione di musica surrealista, piuttosto di modalità ed atteggiamenti surrealisti nel far musica. BUÑUEL non è uno dei miei innumerevoli progetti, è una band di quattro elementi che in 8 anni ha realizzato 4 album e alcuni tours in Europa. “Mansuetude”, il nostro quarto lavoro (un doppio album), uscirà il 25 ottobre per Overdrive/Skin Graft e il prossimo anno ci vedrà impegnati a promuoverlo suonando in Europa, Stati Uniti, etc.
Ho letto di una totale libertà ed amalgama tra i componenti della band. Come è nata questa alchimia in una società individualista come la nostra?
“Mansutude” è un disco estremo ma allo stesso tempo articolato. Registriamo la parte strumentale dei nostri dischi in tre giorni, Eugene incide le sue voci in un’unica sessione, facciamo la musica che vogliamo, liberi di esplorare i territori sonori e timbrici che sentiamo affini al nostro modo di essere. Suonare in una band e creare un metalinguaggio di quelle che sono le modalità espressive di ciascuno dei componenti è un percorso liberatorio, affascinante e di grande crescita individuale e collettiva.
Ho sempre seguito il tuo lavoro di ricerca e sperimentazione dal primo episodio di A Short Apnea. Hai avuto momenti in cui sentivi di non poterti esprimere appieno con gli Afterhours, nonostante il successo raggiunto?
Non c’entra il successo (reale o immaginario che sia), io ho sempre voluto suonare con più persone e progetti, sin da quando avevo 20 anni. Ho sempre pensato che voler inserire tutto quello che desideravo esplorare in un unico progetto fosse riduttivo. Ecco perché già nel 1992 suonavo sia con Afterhours che con Six Minute War Madness.
La tua arte manipolatoria, mi riconduce al movimento Fluxus, dove tre grandi hanno tracciato un solco profondissimo: Cage, La Monte e lo stesso Maciunas. Tu a chi ti sei ispirato?
Al mare, alla terra, al sole, ai tuoni ed ai lampi… e alle persone che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita.
Maciunas, durante una performance, dichiarò che “Fluxus non esiste”. Con il tuo utilizzo di strumenti ed elementi inusuali, crei sonorità sempre diverse e non riproducibili. Possiamo dire che la tua musica, non esiste?
La “mia” musica posso riprodurla quando e come voglio, dunque esiste, anche solo per me. Gli strumenti ed elementi inusuali (come tu li chiami) sono la mia casa e quindi per me sono “normalità” e non “eccezione”.
In una situazione onirica, ti vedo come Dr. Jekyll e Mr. Hide, alternando momenti incontrollati come con i Six Minute War Madness a stati più riflessivi con gli Afterhours, per poi risvegliare l’enfasi con i Buñuel. Ti riconosci in questa dinamica?
No, non c’è nessuna divisione, non esiste uno Xabier infernale ed uno paradisiaco. Tutti noi siamo composti da mille sfaccettature e il più delle volte tarpiamo le ali a certi parti del nostro essere per portare in primo piano gli aspetti più funzionali che la società richiede ed accetta. Io sono sempre lo stesso artista che ama affrontare sfide diverse in vari ambiti (le definizioni di “genere musicale” le lascio a voi giornalisti perché io non le amo), portando furore e gentilezza, odio e amore, silenzi e pieni musicali… per creare una musica delle emozioni, sia dolce che brutale. In definitiva penso che sia interessante e divertente cimentarsi con diversi musicisti ed arti applicate (musica e cinema, musica e danza, musica e basta, etc.) per continuare ad apprendere nuove cose legate all’espressione di se’ stessi.