Torna in Italia Chico Forti dopo 24 anni di detenzione degli USA

Torna in Italia Chico Forti dopo 24 anni di detenzione degli USA

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Chico Forti sarà trasferito in Italia dopo 24 anni di detenzione negli USA. Ha dato l’annuncio ieri la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al momento impegnata a Washington per un incontro bilaterale con il Presidente Joe Biden alla Casa bianca.

«Sono felice di annunciare che è stata appena firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Un  risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con il  governo federale degli Stati Uniti che ringrazio», commenta sui social network Giorgia Meloni. «È un giorno di  gioia per Chico, per la sua famiglia e per tutti noi. Lo avevamo  promesso e lo abbiamo fatto. E ora aspettiamo in Italia Chico».

La storia di Chico Forti

L’imprenditore e velista trentino Enrico Forti, detto Chico, classe 1959, era diventato noto per aver vinto una cifra considerevole in un programma di Canale 5 condotto da Mike Bongiorno all’inizio degli anni ’90. Con il premio, si trasferisce negli Stati Uniti, dove intraprende una nuova attività, si sposa e diventa padre di tre figli. 

Nel 1998 però Forti viene accusato dell’omicidio di Dale Pike. La ricostruzione dell’accusa è che la vittima avesse affrontato Forti accusandolo di stare approfittando della demenza senile del padre, Antohony Pike, per acquistare il suo hotel a Ibiza. Dale Pike fu rinvenuto cadavere su una spiaggia in Florida con due proiettili in testa, vicino a un parcheggio in cui aveva chiesto a Forti di andare con lui dopo averlo prelevato dall’aeroporto.

Malgrado le prove circostanziali e i testimoni contrastanti – che alla sbarra si sono contraddetti e hanno cambiato versione – il tribunale americano incaricato del caso riconobbe Forti, che si è sempre proclamato innocente, a una condanna a vita senza possibilità di chiedere la condizionale.

Problemi giudiziari con il caso Forti

Secondo il Senatore Luigi Manconi, presidente della Onlus “A buon diritto”, tempo fa aveva spiegato sulle pagine di Repubblica che “l’impianto accusatorio nei confronti di Forti era assai fragile fin dall’inizio delle indagini.

Oltre che l’inconsistenza del movente costituito dall’imputazione di una presunta truffa (poi archiviata), tra gli elementi usati per accusare Forti c’è una sua affermazione, successivamente ritrattata, rilasciata nel corso di un lunghissimo interrogatorio condotto in assenza di avvocato difensore.

Manconi ha commentato: «Se Forti non è stato l’esecutore materiale dell’omicidio, come ha riconosciuto il procuratore dell’accusa, davvero non si intende perché si sia cercato di collegarlo in tutti i modi al luogo del delitto. E non è l’unica incongruenza. Restano una condanna all’ergastolo senza condizionale e una serie di violazioni delle garanzie dell’imputato: dalla mancata lettura dei suoi diritti (come quello a non rilasciare dichiarazioni autoincriminanti) da parte dei poliziotti, fino al comportamento gravemente negligente del primo legale e alla omessa comunicazione alle autorità consolari italiane di ciò di cui si stava accusando Forti, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna».

L’azione dei governi italiani e le questioni burocratiche

La storia di Chico Forti ha sollevato da sempre molti dubbi da parte dell’opinione pubblica e dai media. Negli ultimi anni i governi si sono mossi per ottenere il rispetto della convenzione di Strasburgo del 1983, che permette a una persona condannata in un altro stato di poter scontare la pena del proprio Paese di appartenenza.

Tuttavia, il nostro ordinamento giuridico non prevede l’ergastolo senza condizionale e ciò ha creato un impedimento per avviare il trasferimento. Forti infatti non potrebbe scontare la stessa pena e potrebbe usufruire della libertà condizionale e altri benefici non previsti negli USA.

Nel 2020 il Governatore della Florida, Ron DeSantis, ha firmato l’ordine di trasferimento di Chico Forti in Italia e la Farnesina e il Ministro Di Maio avevano annunciato il rimpatrio. Tuttavia ci sono stati ulteriori rinvii: nel 2021 la Ministra Cartabia ha fornito all’Attorney General statunitense i chiarimenti richiesti sul rispetto della Convenzione di Strasburgo.

Le reazioni dall’Italia

Entusiasta la famiglia Forti. Lo zio Gianni ha detto «Dall’annuncio del ministro Di Maio sembrava che sarebbero passate poche settimane, lo aspettavamo il 14 febbraio per il compleanno della mamma che ha compiuto 93 anni, poi a Pasqua, infine a maggio. Invece, ancora niente».

«È una bellissima notizia per Trento quella del trasferimento di Chico Forti in Italia. Siamo contenti per lui, per la sua famiglia e in particolare per la sua anziana mamma Maria e per lo zio Gianni che non hanno mai smesso di battersi e di sperare anche quando pareva non esserci alcuno spiraglio», ha commentato il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. «Il ritorno di Chico in Italia è una vittoria di entrambi e di tutti quelli che non hanno mai dimenticato il loro connazionale in carcere al di là dell’oceano – aggiunge il sindaco -. In questi anni la lontananza da casa ha reso la detenzione di Chico ancora più dura. Ora comincia per lui una nuova vita, nel suo Paese, vicino ai suoi cari. Finalmente l’auspicio di tanti è diventato realtà».

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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