Le guerre nascono quando non vi è la comunicazione.
In ogni luogo del mondo, viviamo nei conflitti, siano questi fisici o anche psicologici.
Quando le persone ricorrono all’uso del controllo violento, armando parole o mezzi, questi atti appaiono come segni di socio patologia: di difficoltà a convivere con gli altri.
Tramite alcune notizie, vediamo come le guerre imperversano nei paesi più vicini e più lontani al nostro. Le loro immagini vengono a trovarci dalla distanza di una situazione percepita come “lontana”. Ma quando si tratta di conflitti non bisogna tanto ragione in termini di “vicino” o “lontano”.
Più che altro bisogna considerare che i conflitti, per quanto distanti (o meno) tra loro, sono anzitutto diversi.
Qui, nel Vecchio Continente, non abbiamo il fuoco delle armi, né le deflagrazioni degli ordigni. Ma abbiamo una vita organizzata obbligatoriamente per il benessere di un sistema di interessi di privati, tra i quali gli stessi finanziatori delle guerre combattute “altrove”.
Nel singolo, come negli aggregati, l’umanità esprime le funzioni biologiche comunicando. E lo fa, soprattutto, in maniera introspettiva.
Quando questa capacità risulta danneggiata, profondamente alterata o inibita, succede allora il manifestarsi della violenza: verso il raggiungimento dei propri interessi, con altri mezzi.
Comunicare è il senso del vivere, convivendo con gli altri, per qualsiasi realtà umana. Perché se tutto è riconducibile al linguaggio, il linguaggio stesso è possibile in quanto insieme di relazioni.
Accanirsi sugli altri rappresenta solo l’ennesimo specchio sulle proprie insoddisfazioni.
Così come discriminare le vite degli altri, classificarli, porli in comparazione rispetto a sé e al proprio quotidiano, portano chiunque a mantenersi nel limite delle proprie paure, senza potersi concedere di conoscere di più.
Il vero problema dello stare insieme è dunque quello della paura della differenza.
Per combattere le paure insane del quotidiano, la “guerra spirituale” la si cimenta verso di sé.
Così rimane la rinnovata consapevolezza intorno alla propria persona e, per questo tramite, il bisogno più importante: il dialogo con sé stessi.