Gruppolimpido nasce nel 1996 da un’idea dell’attrice e regista Raffaella Russo con l’intento di creare, non proprio una scuola di teatro, ma bensì un laboratorio aperto a tutti, focalizzato sull’approfondimento del concetto del -fare teatro- un percorso di condivisione e di ricerca.
Raffaella Russo, insieme all’attrice Sara Sorrentino e Federico Alfano, lavorano sulla costruzione totale dell’atto scenico attraverso un viaggio che porta a scoprire, approfondire e mettere in luce le dinamiche espressive di ciascun partecipante.
Come ogni anno, è consuetudine concretizzare la ricerca, con una messa in scena di quanto strutturato nel personale viaggio d’indagine di ciascun attore che ne prende parte: improvvisazione, movimento, vocalità, costruzione del personaggio.
Lo scopo principale di questo percorso è quello di ottenere naturalità e disinvoltura sulla scena, un laboratorio all’interno de quale si lavora su testi teatrali classici e contemporanei, che si conclude con la costruzione dello spettacolo finale, che prevede una scrittura originale creata appositamente per gli attori del gruppo, basata sull’osservazione degli attori al lavoro, sulle loro esigenze di crescita e di percorso facendo leva sulle particolarità espressive di ciascuno.
Quest’anno sono state le lettere di ‘Jack Kerouac‘, padre della ‘Beat Generation‘ a guidare l’entità presenti sul palco, un gruppo di convivenza e mutuo ascolto che condividono lo stesso pensiero , ma pure lo stesso tetto, personaggi che ‘beati’ appunto si scontrano, si rivelano, si allontanano, si svelano, il tutto viene tenuto in piedi da una magistrale regia, una ‘piece’ di straordinaria improvvisazione delle parti, unici momenti ad ancorare i personaggi, le letture estratte dalle lettere di Kerouac.
“Neal, quello che voglio è una casa grande con dentro una ventina di persone, intere famiglie che convivono, voglio che succeda sempre qualcosa, uno che va, un altro che viene […] Voglio l’intera gamma shakesperiana delle cose in una sola grande casa tumultuosa.”
Jack Kerouac, Lettera a Neal Cassady, 1948
Ed è quello che accade, e che gli attori, alcuni dotati di sorprendente bravura, mettono in scena, “succede sempre qualcosa, uno che cuce, l’altro prepara da mangiare, uno legge, un altro che mangia”, c’è chi si rivela, in tutti i sensi, suggestive le scene di nudità, poetiche, mai forzate, spontanee, gesti che coinvolgono lo spettatore, quella terza dimensione dello spazio teatrale che sinergicamente agisce e contribuisce alla creazione di un clima di fragile libertà.
Libertà fragile, perchè nella più approfondita lettura, quello di ‘Battiti‘ cosi titola il progetto di quest’anno, non è altro che un gioco di ruoli, un esperimento sociale, che in realtà più che sperimentare ripropone il consueto agire dell’essere umano.
Una riflessione sul concetto di comunità, sui molteplici modi di vivere insieme, sull’idea dell’amore come condivisione di spazio e desideri, emerge chi con forza prende la scena, chi ha il coraggio d’imporsi sull’altro, una lotta di e fra i ruoli, sul palco come nella realtà.
Da ‘Ain’t Got No, i Got Life‘ di Nina Simone, sino a ‘Better Man‘ di Paolo Nutini, brano che conclude l’azione, la performance viene esaltata da una colonna sonora che coinvolge emotivamente, calandoci pienamente nel clima ‘dei beati‘ appunto, fatto di regole non scritte, convivenza di sentimenti, dove allegria e dolce tristezza si alternano, lasciandoci quella piacevole sensazione che una lacrima di felicità, diversa per ognuno, lascia sul volto mentre scorre.
Photo: Matteo Fantini