Meganoidi
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Intervista a quei ragazzi cresciuti che si fanno chiamare Meganoidi

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In questi giorni di commemorazione dedicata al ventennale del G8 di Genova riprendo in mano GE2001, una compilation pubblicata in allegato al quotidiano Il Manifesto, per raccogliere fondi da investire nei processi seguiti agli scontri.

Parteciparono vari artisti tra cui i Meganoidi con il brano M.R.S. edito in una nuova versione, ma è in questo momento che mi rendo conto di averli persi di vista e decido di chiamarli per salutarli e ovviamente intervistare questi “ragazzi cresciuti” nella rubrica Soundcheck.

Liguria.Today intervista i Meganoidi

La prima domanda è obbligatoria dato il nostro nome: che cosa significa per voi la Liguria?
La Liguria per noi significa casa e serenità. Viviamo in una delle terre più belle del mondo dove tutto ciò che è facile riesce ad essere estremamente difficile, ma forse è proprio per questo che la sentiamo così nostra, a noi non sono mai piaciute le scorciatoie, molto meglio camminare e assaporare ogni metro della strada che occorre percorrere, perché, come diciamo nel brano Mescla: “la vita è dura e la mia Mescla è morbida”.

Se chiudi gli occhi quale scena vedi del G8 e cosa hai pensato in questi giorni in cui ricorre il ventennale?

Se si chiudono gli occhi appare l’inferno emotivo di quei giorni, un inferno di cui le fiamme sono in grado ancora oggi di bruciare le speranze di un mondo giusto.

Torniamo alla musica: la vostra ultima fatica “Mescla”  è il disco giusto nel momento sbagliato. Uscito in piena pandemia, però mi ha stupito e vorrei che tu mi spiegassi come è nato. Mescla vuole dire Mescolanza e Miscuglio, quale parola migliore per descrivere il processo creativo e le influenze della vostra discografia?
Il disco è nato nell’estate del 2019 e scritto da me e Davide (cantante Meganoidi). Un disco che è stato concepito in un tempo breve, ma soprattutto pieno di contenuti a noi cari, come l’integrazione, la voglia di stare insieme e condividere senza mai dimenticare che abbiamo sempre un buon motivo per essere grati a ciò che ci circonda, anche ciò che riteniamo distante da noi, ha una sua funzione nella nostra esistenza, ci aiuta sicuramente ad essere quello che siamo.

Confesso che “Esercito in tv”; e “Ora è calmo il mare” sono le mie preferite, così diverse e così vincenti.

La prima una ballata matura dagli umori cupi e la seconda potrebbe diventare un singolo estivo di successo in un mondo musicale ideale. Raccontami la genesi di queste due tracce.
“Esercito in tv” è un brano che ha avuto fino da subito un approccio diretto, un brano che in qualche modo pur essendo stato scritto prima dell’arrivo della pandemia, è molto vicino al significato che abbiamo dato noi a questo periodo, basta pensare al verso “Le distanze sono un’ottima scusa per restare uniti”, perché distanziati… lo siamo già da prima della pandemia, quindi bisogna imparare a restare uniti e a fare in modo che se dovrà ancora esserci, si dovrà parlare di “distanziamento fisico” e mai di “distanziamento sociale”. Per quanto riguarda “Ora è calmo il mare” sono di fatto due idee di getto e messe insieme, una musica scritta da me, che appena la sentì Davide mi disse “ho scritto questo, proviamo a vedere se ci sta bene” ed il risultato è quello che hai sentito. Io e Davide siamo molto in linea quando scriviamo, perché ci piace moltissimo confrontarci e scambiarci opinioni.

Ska, funk, punk, cantautorato spinto, militanti, ribelli, imborghesiti, maturati, potrei continuare con altre definizioni, forse quel miscuglio in realtà siete voi Meganoidi?

Hai perfettamente ragione e tutti lo siamo o dovremmo esserlo. Siamo una miriade di sfaccettature nella vita e perché non esserlo anche nell’arte? D’altra parte l’arte è vita. Ci sono sempre andate molto strette le etichette, perché le troviamo noiose e inconcludenti, siamo fatti di risate e pianti, di abbracci e porte sbattute dopo un litigio, cercare di convogliare nella propria musica solo la parte che conviene, non sarebbe da noi.

Si riparte lentamente con i concerti e sono curioso di conoscere le vostre sensazioni a tornare sul palco. Ovvio che sia mancato tutto, però indicami qualcosa di particolare che hai provato.
Tornare sul palco è stupendo, condividere ciò che sei con chi ti segue, con chi magari non ti conosceva benissimo e ha imparato a conoscerti meglio proprio in quel concerto. Parlare con con il pubblico alla fine del live è la cosa che più di tutte c’era mancata, il virtuale non ha nulla a che vedere con il rapporto che si crea dal vivo. L’emozione che più di tutte ho provato è stata la consapevolezza che è l’unica cosa realmente naturale che mi viene da fare, stare su un palco e suonare, proporre quello che sono e che siamo insieme. Noi musicisti non siamo il motore di tutto questo, siamo solo un ingranaggio. Riusciamo ad essere un motore quando si uniscono tutti gli altri che sono il pubblico, i tecnici, i promoter, il booking ecc…

Dove ti immagini tra 20 anni e cosa stai facendo?

Tra 20 anni mi vedo ancora a scrivere musica, emozionarmi come sempre a suonare i pezzi che raccontano la mia e la storia dei Meganoidi, magari con qualche salto in meno in uno show più intimo, ma spero di invecchiare proprio su un palco e non davanti ad un monitor.

Quali sono i tre dischi che porteresti sull’isola deserta?
“Appetite for Destruction” dei Guns N Roses
“The Incident” dei Porcupine Tree
“Musicology “di Prince

credit foto: Elisa Casanova
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Info Francesco Crisanti

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Docente di lettere e storico dell'arte, ma anche collezionista di dischi, libri e fumetti. Ha pubblicato: "Un capolavoro senza tempo. La Basilica di San Piero a Grado", una guida sull'Abbazia di Borzone oltre ad un testo di narrativa per ragazzi intitolato "Ventitré" e ha un cassetto pieno di nuovi progetti, testi e idee che non vedranno mai la luce o forse sì... ci penseremo domani.

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