Non tutti sanno che un tempo il papa aveva una flotta navale, la Marina Pontificia attiva tra l’849 ed il 1870.
Storia della Marina Pontificia
La flotta venne impiegata per la prima volta nell’849, anno della battaglia navale di Ostia, in cui si scontrarono l’esercito cristiano e quello arabo di fronte all’antico porto di Roma. Le ostilità si conclusero con la vittoria della coalizione cristiana formata dal Papato e i ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta e Sorrento.
Fu l’inizio dell’attività di difesa sul mare contro l’egemonia ottomana e molte furono in seguito le costituzioni di leghe navali e solide alleanze che si vennero a instaurare, come ad esempio quella con la cattolica Spagna.
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Attiva durante tutto il medioevo, la Marina Pontificia è ricordata soprattutto per la Battaglia di Lepanto del 1571.
Dodici navi, sotto il controllo di Marcantonio Colonna capitano generale della marina da guerra del papa, furono inviate contro quelle musulmane dell’Impero Ottomano. Anche questo scontro terminò con la vittoria delle forze cristiane.
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Il declino della Marina Pontificia
Nel 1798, con l’arrivo di Napoleone, iniziò la decadenza della Marina Pontificia; dopo la conquista di Roma le navi furono incorporate nella flotta francese e impiegate per la rovinosa campagna in Egitto dove molte di esse vennero distrutte.
Con il tempo il Mediterraneo divenne un mare più tranquillo e le flotte ebbero più semplicemente funzione di controllo doganale.
L’ultima volta che le navi della Marina Pontificia furono impiegate militarmente fu nel 1848, durante la Prima Guerra di Indipendenza. Più avanti nel tempo, con la Breccia di Porta Pia e la presa di Roma nel 1870, l’annessione dello Stato Pontificio e la fine della Questione Romana, i mezzi della Marina Pontificia che erano rimasti a Civitavecchia vennero incorporati a quelli del Regno d’Italia.
Le navi della Marina Pontificia
La nave più utilizzata dalla Marina Pontificia fu per molto tempo la galera o galea. A propulsione mista, poteva andare sia a vela che a remi ed era facilmente manovrabile e molto usata anche dagli altri eserciti.
La nave ammiraglia era stata chiamata La Capitana e la viceammiraglia La Padrona. Tutte le altre portavano nomi dei santi, come San Pietro e San Paolo: acquistate in Gran Bretagna, arrivarono a Roma dal Tamigi, attraversando il canale della Manica e poi passando per i fiumi della Francia fino al Mediterraneo e quindi nella capitale.
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La nave più grande era l’Immacolata Concezione, l’unica che rimase a disposizione di papa Pio IX anche dopo l’annessione. Lunga 54 metri, disponeva di otto cannoni e poteva ospitare un equipaggio di 52 uomini, era una pirocorvetta ad elica costruita in Gran Bretagna nei cantieri inglesi di Thames Iron Shipbuilding Co., a Blackwall, e fu consegnata a Civitavecchia nel 1859.
Avrebbe dovuto essere impiegata per i viaggi oltremare del papa e per un pellegrinaggio in Terra Santa, mai avvenuto a causa dei disordini del tempo, ma venne invece affidata al comandante Alessandro Cialdi affinché la portasse a Tolone dove venne ceduta alla Scuola Domenicana di Arcachon. Usata inizialmente come nave scuola, in seguito venduta per difficoltà economiche dell’istituto e di lì se ne persero le tracce.
Gli arsenali
L’arsenale principale della Marina Pontificia era a Civitavecchia, potenziato e fortificato da papa Giulio II nel 1670 che commissionò a Sangallo il Giovane e a Michelangelo la costruzione delle strutture adiacenti il porto. Gli altri erano quello di Ancona e quello di Roma, il porto di ripa Grande sul Tevere.
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Il porto di Ripa Grande è stato il porto fluviale di Roma, a valle del Ponte Sublicio, dove venivano smistate le merci che arrivavano o partivano attraverso il Tevere. Aveva quindi una grande importanza per le attività commerciali ma anche per la costruzione delle navi e per i rimorchiatori in servizio sul fiume che permettevano ai navigli di raggiungere il centro della città.
Il Porto di Ripa era inizialmente di modeste dimensioni ma ben presto accrebbe la sua importanza con l’aumento dei traffici marittimi.
Durante il pontificato di papa Leone IV, intorno all’850, vennero edificate tre torri di cui due sulle rive, fra le quali durante la notte veniva tirata una catena per impedire l’accesso ed una terza al cui interno venne costruita una piccola cappella dedicata alla Madonna del Buon Viaggio.
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Nel 1693 ci fu un altro ampliamento, promosso da papa Innocenzo XII, affidato all’architetto Mattia De Rossi, che vide la costruzione di un grande fabbricato accanto alla Porta Portese, l’allargamento della banchina e nuovi muraglioni. Da allora il porto venne chiamato di Ripa Grande.
Durante il pontificato di Clemente XI venne aggiunto di fronte all’antico Emporium l’Arsenale Pontificio, un grande cantiere per la manutenzione delle imbarcazioni, con due navate e il tetto a capanna, recante lo stemma papale tra due ippocampi sulla facciata, commissionato a Gianlorenzo Bernini e portato a termine da Domenico Fontana.
L’arsenale perse poi la sua funzione a partire dal 1880 quando vennero costruiti i nuovi muraglioni del Tevere e le due torri laterali vennero abbattute per fare spazio a nuove costruzioni.
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La riqualificazione dell’Arsenale
L’area che un tempo ospitava la flotta navale vaticana è stata abbandonata per tantissimo tempo. Si è pensato negli scorsi anni di ospitare nei locali dell’Arsenale Clementino, dopo un grande progetto di restauro e riqualificazione, un museo navale nazionale che potesse raccontare la storia della potenza marittima trascorsa. Diversi sono stati i tentativi e i piani di riqualificazione ma nessuno è andato a buon fine.
Oggi invece, dopo tanti anni di abbandono, si pensa di realizzare un polo per l’arte contemporanea con un progetto del Ministero dei Beni Culturali.
E’ previsto il recupero di tutta l’area, comprese le corderie ed il magazzino del sale, secondo l’accordo con la Fondazione La Quadriennale di Roma firmato nel marzo 2018, che porterà – speriamo presto – ad accogliere il pubblico per mostre ed eventi in uno spazio culturale ed espositivo che merita l’importanza di un tempo.
Tutte le foto sono di proprietà di Laura Spadella. Si prega di non utilizzare se non previa autorizzazione.