Manovra, il governo Meloni verso l'aumento del debito per quadrare i conti, anche a rischio austerity [Giorgia Meloni al G20]
Fonte: www.governo.it

Manovra, il governo Meloni verso l’aumento del debito per quadrare i conti, anche a rischio austerity

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Mentre i giorni passano, sembra che al governo Meloni rimangano sempre meno opzioni per sostenere la manovra 2024 senza rinunciare a nessuna delle voci previste; tra queste una delle possibilità sarebbe aumentare il debito pubblico.

Per il momento la maggioranza infatti non è riuscita a racimolare i 30 miliardi di euro che – secondo le stime – servono a mantenere il delicato equilibrio tra le proposte delle varie forze politiche che la compongono. Anzi, al momento l’esecutivo non sarebbe riuscito a mettere insieme neanche metà delle risorse necessarie.

A gravare sui conti dello Stato in particolare il Superbonus 110% che ha di gran lunga superato le stime già ritoccate negli ultimi mesi. Il contributo rischia di obbligare la maggioranza di Giorgia Meloni a una manovra ridotta all’osso, a meno di non generare nuovo debito.

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La proposta di Palazzo Chigi di alzare per il 2024 l’asticella del deficit al 4% potrebbe però essere irricevibile per l’Europa.

L’idea di generare nuovo deficit era già stata sfiorata qualche mese fa con il Documento di economia e finanza. Il Def tuttavia dipingeva uno scenario assai più roseo di quanto non abbiano inquadrato le ultime previsioni economiche della Commissione dell’Unione Europea.

Secondo il documento presentato ieri, il PIL europeo scende dal’1 allo 0,8%; decrescita analoga per l’area euro (da 1,1 a 0,8%) e anche le stime per il prossimo anno non si discostano più di tanto (dall’1,7 all’1,4%).

Anche guardando unicamente il dettaglio italiano la situazione rimane grigia. Se il PIL nazionale si ferma a un +0,9% per l’anno in corso (rispetto all’1,2% previsto), per il 2024 la Commissione UE prevede un calo ulteriore (0,8% invece che 1,1%).

«La crescita economica dell’Italia ha iniziato a rallentare lo scorso anno, arrestando la ripresa post-pandemia che aveva portato la crescita al 7,0% nel 2021 e al 3,7% nel 2022. Dopo una ripresa nel primo trimestre del 2023, il PIL è diminuito dello 0,4% su base trimestrale nel secondo trimestre, trainato dal calo della domanda interna, in particolare degli investimenti nell’edilizia».

Dal documento pubblicato ieri dalla Commissione europea

Il Superbonus 110% dunque continua a pesare anche indirettamente: se utilizzato, genera crediti sempre più difficili da cedere. Anche depotenziato, però, ha causato una minore richiesta di prestazioni nel settore dell’edilizia – complici anche i tassi dei mutui e dei prestiti in rialzo – cosa che ha colpito le aziende. Come una sorta di “doping economico” che ora, con l’astinenza, continua lo stesso a falsare le prestazioni e i numeri.

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Fonte: sito della Commissione Europea

Quanto pesano questi decimali sul debito pubblico e sulla manovra 2024 di Giorgia Meloni

I numeri pubblicati a Bruxelles hanno gelato la narrazione del “miracolo italiano” di una crescita senza limiti e ha spinto alcuni analisti a chiedersi quanto fosse realistica la stima pubblicata nel DEF lo scorso maggio.

Senza entrare però nelle polemiche è di certo legittimo domandarsi quanto avrebbe senso fare i conti della manovra senza tenere conto di questo documento, o continuando a puntare su una crescita vicina all’1,5% che oggi appare quanto meno una forzatura.

Con il PIL in calo, il rischio è veder crescere il deficit tendenziale fino al 3,8% rispetto al 3,5% previsto, superando di conseguenza l’indebitamento programmatico che ad aprile era stato stimato al 3,7%.

Se questo secondo dato sul debito lieviterà di conseguenza verso il 4%, questo da un lato potrebbe garantire circa 4,5 miliardi di euro per la legge di bilancio ma dall’altro potrebbe spingere l’Italia verso una nuova manovra correttiva.

Se il nostro Paese non si terrà entro le soglie del deficit previste dall’Europa, infatti, potrebbe essere richiesta una nuova misura di austerity per riportare il debito ai numeri concordati.

Per evitare questa possibilità, Giorgia Meloni potrebbe essere perciò obbligata a rivolgersi a “mamma Europa” per congelare il Patto di Stabilità e ignorare eventuali aumenti del deficit così da avere uno spazio più ampio per la manovra 2024.

Il nodo Gentiloni

Una situazione particolarmente complessa, considerando che da qualche giorno la Presidente del Consiglio ha aperto un fronte di scontro con Paolo Gentiloni e la Commissione europea in merito al dossier Ita Airways-Lufthansa per la cessione a privati della compagnia di bandiera italiana. Meloni ha contestato l’operato dell’organo dell’UE durante il G20 in India commentando che trova «curioso che la Commissione che ci ha chiesto per anni di trovare una soluzione, quando la troviamo la blocca. Vorremmo una risposta. La questione è stata sottoposta a Gentiloni da Giorgetti».

Una mossa che è parsa strana a molti. L’esecutivo sembra voler ignorare quale sia il ruolo di Gentiloni – il quale, secondo Matteo Salvini, non “indosserebbe la maglia azzurra” – in questa partita. In quanto Commissario europeo per l’economia, infatti, l’ex premier italiano è chiamato a fare gli interessi di tutta l’Unione senza favorire in alcun modo il Paese di provenienza. Suggerire il contrario potrebbe aprire scenari pericolosi per quando il mandato del commissario italiano scadrà e sarà sostituito da un Commissario proveniente da un altro Paese UE. Cosa che salvo una rielezione potrebbe accadere a dicembre 2024.

Se Gentiloni non raccoglie il guanto di sfida, la polemica però potrebbe incrinare i rapporti con Ursula von dar Leyen e, soprattutto, mettere in dubbio l’effettiva maturazione di responsabilità da parte dei Fratelli d’Italia. E, peggio ancora, potrebbe creare tensioni sui tanti dossier che riguardano il nostro Paese e sono sul tavolo della Commissione Europea. A iniziare proprio dal Patto di Stabilità.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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