Covid ventunesimo secolo
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Il Covid è il Demiurgo del ventunesimo secolo. In due anni ha ribaltato le nostre esistenze

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Ci sono rimasta male, anzi malissimo, quando ho letto che il Roosevelt Hotel di New York ha definitivamente chiuso. Ben inteso, non che avessi prenotato la suite presidenziale o la stanza superior per le mie prossime vacanze, ma sapere che una tale icona potrebbe passare in tempi brevi da arredi maestosi ed ospiti illustri a ragnatele e scarafaggi, non mi fa per nulla piacere.

Inaugurato nel 1924 in onore del presidente Theodore Roosevelt, questo magnifico hotel di Manhattan sulla 45esima Strada all’angolo di Madison Avenue, era dotato di un tunnel che lo collegava alla vicina Grand Central Station, una vera comodità per gli ospiti illustri che all’epoca viaggiano prevalentemente in treno.

Mondi lontani, che non esistono più.

Lascia a casa cinquecento dipendenti, ovvero cinquecento storie diverse, cinquecento famiglie, cinquecento vite cambiate all’improvviso.

Il Roosevelt Hotel a New York

Sì, all’improvviso. Perché il Covid non è “solo” una faccenda di morti, tamponi, vaccini, No Vax, green pass, zone bianche gialle e rosse.

ll Covid è anche una faccenda di equilibri schiantati all’improvviso, di sofferenze emotive indicibili, di tempo rubato ad anziani, adulti e bambini, di vite che non saranno mai più le stesse.

Il Covid è a tutti gli effetti il Demiurgo del ventunesimo secolo perché sta irrimediabilmente ridisegnando le nostre esistenze e sta cambiando praticamente tutto. Dal modo di salutarci al modo di viaggiare, dal modo di comunicare al modo di concepire l’esistenza.

E il Covid sta cambiando radicalmente i rapporti tra le persone. L’arrivo del vaccino e le continue proteste dei No Vax hanno fatto sì che anche le amicizie, i rapporti di coppia e le semplici conoscenze subissero dei cambiamenti in base alle decisioni prese dai singoli soggetti.

Ho un amico, terza dose fatta, che si ritrova a combattere con la sua coinquilina a botte di statistiche di morti, percentuali di ricoverati in terapie intensive occupate da vaccinati/non vaccinati.

Niente da fare, il suo amato bene non demorde: lei il vaccino non lo vuole fare. “Non che sia una No Vax, ci tiene pure a precisare” – “Ma come posso fidarmi di un vaccino messo a punto in tempi brevissimi e che di fatto stiamo sperimentando noi umani a mo’ di cavie?”

Capisco il mio amico che di fronte a tali argomentazioni non riesce più a ribattere nulla.

Ogni giorno le propina articoli di giornale, interviste di illustri infettivologi, organizza videochiamate con amici solidali, ma niente da fare. La giovane puella non demorde e dall’alto del suo “Non sono una No Vax, ma il vaccino no, no, no” sta decisamente mettendo a dura prova la resistenza del mio amico.

Luca è un bravo ragazzo, coscienzioso, premuroso e persino timoroso. Quando Mr. Covid ha fatto la sua comparsa ha cercato di proteggere dal canto suo i genitori anziani e gli amici. Ovvio abbia pensato anche a Marta, la sua fidanzata, quindi non appena gli è stato possibile si è vaccinato. Ed è qui che gli è crollato il mondo addosso, con Marta “Non sono una No Vax, ma il vaccino no, no, no”.

La storia si fa seria, Luca è alla terza dose e Marta non solo non sente ragioni di nessun tipo, ma, proprio perché non vaccinata teme maggiormente il contagio. E, udite udite, chiede a Luca non solo di stare attento, ma, addirittura, di non uscire!

Fatemi capire per favore, perché qui la logica è finita morta ammazzata o suicidata a furia di sentire stratosferiche cazzate.

Io non so, sinceramente, come andrà a finire questa storia tra Luca e Marta, ma di certo andrà a finire. E non per il Covid, o meglio, non solo per quello.

E’ evidente che tra due persone che stanno insieme già da qualche anno e che presumibilmente decidono di pianificare una vita insieme, è assolutamente impensabile una disparità di opinione su un tema come quello del Covid che impatta sulle nostre vite ormai da ben due anni.

L’atteggiamento di chi non si vaccina, però, va secondo me compreso, anche se non accettato.

Può esserci la paura sia del vaccino in sé, sia dei possibili effetti collaterali, così come l’incertezza di che cosa accadrà nei prossimi anni con eventuali altri temibili virus.

Insomma, la paura ci sta e come tutte le paure varrebbe la pena di affrontarla, magari grazie all’aiuto di qualche psicologo che ci fa capire che stiamo sperimentando ragionamenti su un piano assolutamente illogico ed irrazionale. Oltre che controproducente per noi e per chi ci vive accanto.

Quello che proprio non va bene sono le posizioni apparentemente ragionate di chi prima del Covid nemmeno sapeva che cosa fosse un virus e che invece adesso tiene delle lectio magistralis su proteina spike, vaccino a vettore virale, eparina e quant’altro.

Una manifestazione No Vax

Allora, è pur vero che Internet lo usiamo tutti e che ci permette di scoprire in un nanosecondo quando è andata in onda la prima puntata di Happy Days, ma siamo proprio sicuri di poter padroneggiare informazioni mediche che solitamente richiedono un minimo di cinque intensi anni di studio?

Mi spiegate in base a quali competenze siete giunti alla conclusione che il Covid è un banale raffreddore – siamo quasi a sei milioni di morti, alla faccia del banale raffreddore – che si può prevenire con tanta bella vitamina C e che il vaccino è controindicato perché non sperimentato?

Una curiosità: ma quando andate dal dentista o vi sottoponete ad un intervento chirurgico, avete idee così altrettanto precise in merito alle droghe che vi iniettano per tollerare il dolore? Ho i miei ragionevoli dubbi…

Il 31 dicembre abbiamo fatto un brindisi tra amici, tutti alla terza dose, e naturalmente abbiamo toccato l’argomento Covid. Anche in questa occasione ho potuto constatare come la questione vaccini stia irrimediabilmente andando ad intaccare e a modificare i rapporti tra le persone. Laddove un diverso credo religioso o politico è tollerato, un atteggiamento ostico nei confronti del vaccino non lo è.

E sinceramente è comprensibile perché il tratto caratteriale che colpisce immediatamente nei No Vax è l’egoismo che, diciamocelo, non è poi tutta sta gran virtù.

Questa visione miope ed ignorante dell’esistenza che non prende in considerazione le sorti degli anziani, dei soggetti fragili, di quanti sono in attesa di un intervento che viene rimandato perché ad oggi – parlo di Savona – le intensive sono occupate al 100% da non vaccinati.

Questa totale mancanza di pietas, questa bieca incapacità di pensare o provare anche solo per un istante ad immaginare il dolore che hanno subito e patito quei milioni di familiari – ci sono anch’io nel mezzo – che hanno assistito impotenti alla morte di un loro caro entrato in ospedale, mai più rivisto e morto da solo in mezzo a dei perfetti estranei. 

Ecco, io lo capisco perché la questione del vaccino sta allontanando persone e sta facendo mettere in discussione molti rapporti. lo lo capisco perché è sacrosanto non volere avere nulla da spartire con chi ha una visione così ristretta ed egoriferita dell’esistenza.

Pare che a marzo sarà raggiunto il 95% dell’immunità di gregge e chi non è vaccinato nei prossimi tre mesi se la vedrà con Omicron sotto forma di un banale raffreddore oppure qualcosa di più serio. Questo non lo si può sapere, Pro Vax o No Vax.

Quello che già sappiamo, invece, è che “Andrà tutto bene” ha compiuto due anni e che bene non è andato praticamente nulla, vaccino a parte, è il caso di dirlo.

Usciremo tutti a pezzi da questa pandemia e sotto tutti i punti di vista: personale, relazionale, economico, progettuale, sentimentale. Fermo restando che l’obiettivo è uscirne.

Lo dobbiamo anche ai quasi sei milioni di persone che non ce l’hanno fatta.

Già, perché quando è piombato il Covid sulle nostre vite, il Roosevelt Hotel era il fiore all’occhiello di New York e il vaccino, ovviamente, non c’era. Con buona pace di “Non sono una No Vax, ma il vaccino no, no, no”.

I miei personalissimi auguri per il 2022

Il mio augurio per il nuovo anno è rivolto a tutti voi: poeti, giornalisti, scrittori, professori, politici, gelatai, pasticceri, chef, artisti, idraulici, calzolai, casalinghi, benzinai, pizzaioli, commessi, showgirl, rockstar, influencer, gigolò, autisti e via dicendo. A tutti voi che in questi due anni ci avete gentilmente elargito i vostri pareri medici.

Il mio augurio è rivolto a voi che disquisite di vaccini con la laurea in medicina presa su Facebook.

E sempre a voi auguro di dover ricorrere alle cure di un medico, non necessariamente per Covid.

Vi auguro che quel medico sia medico quanto lo siete voi .E che scelga interventi e terapie come li sapete scegliere voi nei vostri post deliranti.

Vi auguro questo, “cari No Vax, prima la libertà, chissà cosa c’è nel vaccino, io non mi vaccino perché limita la mia libertà.

E ringrazio super Mara così posso dirvelo a mo’ di citazione: “Avete proprio rotto.

Anche troppo…

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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