Liguria ed Emilia

Quattro passi e quattro ruote sul confine tra Liguria ed Emilia

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Ammettiamolo, dire “Appennino Genovese” non fa effetto come dire “Dolomiti”. Certo le cime non sono molto alte, Maggiorasca, Aiona, Penna non raggiungono nemmeno i 1800 metri di quota. Non c’è paragone con le colleghe alpine. Ma guardiamoci intorno….

Cosa c’è qui al confine tra provincia di Genova e provincia di Parma? Lungo quello che fu un confine di stato fino a circa centosessant’anni fa, come ancora testimoniato da qualche cippo in pietra che riporta scolpiti la croce sabauda del Regno di Sardegna da un lato e il nome “PARMA” dall’altro?

Ebbene proprio qui si trovano splendidi ambienti di montagna che nell’immaginario comune riesce difficile associare alla Liguria, ma che invece sono ligurissimi al 100%. Cime e pareti rocciose, foreste, cascate, ruscelli, pascoli e mucche che quando sono di razza Cabannina sono pure Presidio Slow Food.

Panorama bucolico
Panorama bucolico

Oggi proponiamo un giretto in auto tra tranquille strade provinciali in cui viene voglia di spegnere il motore e fermarsi per respirare l’aria fresca sotto l’ombra dei faggi. E ammirare il paesaggio circostante, dove sembra impossibile che il mare sia così invisibile, anzi così inimmaginabile, eppure in linea d’aria è così vicino.

Ci si può fermare anche per farsi una sgambata sotto i grandi alberi alla ricerca di primule e ciclamini selvatici se siamo in primavera (senza raccoglierli però! Guardare, eventualmente fotografare, ma non toccare e lasciar vivere in santa pace), magari di qualche funghetto in autunno (compatibilmente coi permessi e i divieti di raccolta), e poi in ogni stagione ci sono uccelli, caprioli, cinghiali, lupi….

Questi, gli invisibili signori della foresta, fortunato chi riuscisse a scorgerli fuggevolmente. Incontrare i caprioli non è così difficile, anzi c’è il rischio di trovarseli improvvisamente davanti all’auto sulla strada e rischiare un doloroso incidente.

A me è successo almeno tre volte ma grazie a Dio siamo sempre stati sufficientemente rapidi di riflessi, io con freno e volante, loro con zoccoli e zampe, per evitare il cozzo.

Santo Stefano D'Aveto

Punto di partenza può essere Santo Stefano d’Aveto, nobile borgo di villeggiatura estiva e di sport invernali, specie lo sci di fondo.

Il pietroso castello Malaspina (i soliti Malaspina che ritroviamo ovunque lungo l’Appennino ligure-piemontese-emiliano-toscano, dove governarono a lungo come feudatari imperiali) e il neogotico santuario della Madonna di Guadalupe sono i due “angeli custodi” del paese, uno dei più elevati della Liguria, a più di 1000 metri di quota.

La SP654 sale verso il Passo del Tomarlo, 1476 metri, il più alto passo stradale della Liguria di Levante, al di là del quale si apre la val Ceno in provincia di Parma e con breve percorso si raggiunge anche la val Nure in quella di Piacenza.

Ecco, chi ama camminare potrebbe lasciar qui la macchina e salire lungo un sentiero ben segnalato verso il monte Maggiorasca, la massima vetta dell’Appennino ligure sulla cui altezza precisa però curiosamente non c’è accordo, chi scrive 1799 metri, chi 1802, chi 1804…

Castello Malaspina
Castello Malaspina

Poco prima di raggiungere il passo si stacca sulla destra la SP75 che segue per diversi chilometri il crinale tra val d’Aveto ligure e val Ceno emiliana.

Quasi pianeggiante, a tratti panoramica, corre tra boschetti di faggi e piccoli pascoli ed è uno di quegli ambienti che mi riportano alla mente antichi (e ormai scarsi) ricordi scolastici di letteratura “bucolica” in cui pastori oziosi trascorrevano la giornata suonando il flauto e innamorandosi delle ninfe delle acque.

La vera vita dei pastori è tutta diversa da quelle di Titiro e di Aminta.  E mi sono sempre chiesto se Virgilio e Torquato Tasso abbiano mai conosciuto veri pastori, ma questi dubbi senza risposta non mi hanno mai tolto il piacere di percorrere in auto a lenta velocità o a piedi quei pochi chilometri di strada sul crinale tra le due valli e le due regioni.

Monte Penna
Monte Penna

Si arriva poi al Passo del Chiodo, 1456 mt slm, dove dal lato emiliano l’alta val Ceno cede il passo all’alta val Taro, in un ambiente fittamente, elegantemente forestale.

La parte ligure della foresta è tutelato come Foresta Demaniale del Monte Penna (un tempo da qui arrivava il legname necessario ai cantieri navali della Repubblica di Genova) e presso la Casa Forestale, poco a valle del passo del Chiodo, si distacca una strada sterrata che si inoltra tra i grandi alberi.

Nelle stagioni più secche è possibile percorrerne un tratto anche in auto ma se non è una 4×4 meglio non azzardare; tanto per arrivare al Passo dell’Incisa (1469 mt) il cammino non è lungo. 

Cippo confinario Ducato di Parma
Cippo confinario Ducato di Parma

L’Incisa è una piccola radura sul confine regionale da cui si può salire sul monte Penna (1735 mt).

Fino a pochi anni fa accanto a un faggio della radura c’era un bel cippo confinario ottocentesco in pietra coi simboli Savoia/Parma. Ma l’ultima volta che sono andato là non l’ho più trovato. Forse qualche nevicata o sfracello di pioggia lo ha fatto staccare dal terreno e qualche passante se lo è portato via? Non saprei.

Fiume
Fiume

Tornati sull’asfalto si può scendere le curve della SP75 che tocca alcune frazioni tra cui Amborzasco e si immette sulla SP654. Risalendo a destra si torna a Santo Stefano, girando a sinistra si raggiunge Rezzoaglio, l’altro grosso centro della Val d’Aveto ligure.

Dovunque si decida di concludere la giornata, quello che ci vuole infine è una bella fetta di formaggio San Sté, prodotto col latte delle mucche della valle.

Buono sempre, ma ottimo abbrustolito in sa ciappa e servito su fette di pane casereccio, accompagnato da un bicchiere di Ciliegiolo del Golfo del Tigullio. 

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Info Gianni Dall'Aglio

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Genovese, per ragioni familiari divido (anzi, raddoppio) la mia vita tra Genova e Sanremo. Dopo la laurea in Geologia ho lavorato all’Università di Genova ma da più di vent'anni collaboro con case editrici locali e nazionali come autore di libri, guide, articoli su turismo, storia, arte e scienze; sono Direttore Responsabile del Gazzettino Sampierdarenese, socio del Club per l'UNESCO di Sanremo e delegato regionale del FAI, Fondo Ambiente Italiano. La mia famiglia comprende anche cinque gatti e un numero quasi incommensurabile di alberi di bosco e piante da giardino.

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