Va bene che questo è il magazine di Liguria.Today ma ciò non ci impedisce di uscire ogni tanto dai confini regionali (non siamo mica una regione arancione – finché dura….) e andare a curiosare qua e là in quelle terre di Oltregiovo dove i liguri amano sovente mettere piede e prendere seconda casa.
Facile, ad esempio, trovare liguri e genovesi nelle valli del Cuneese; tanto quanto è facile trovarvi tedeschi, olandesi, francesi, belgi… Perché le Alpi Occidentali piacciono molto agli stranieri che io definisco “saggi”. Ossia quelli che cercano montagne non deturpate dalle frenesie edilizie e infrastrutturali del turismo nazionalpopolare degli anni Settanta-Ottanta che ha inquinato con condominioni e impianti sciistici tante località di tutto l’arco alpino.
Gran parte delle valli delle Alpi Marittime e Cozie sono poco o punto deturpate, ed è lì che a tanti – me compreso – piace andare in estate per trascorrere qualche giorno di ozio (anzi dai, di “otium” nella nobile accezione latina).
Una delle valli migliori da questo punto di vista (io direi “la migliore” ma è un’opinione personale) è la Val Maira.
Risalendo dalla pianura la valle inizia a Dronero, graziosa cittadina di stile medieval-ottocentesco piemontese con brevi portici, un ponte “del Diavolo” quattrocentesco coi merli a coda di rondine in stile ghibellino, qualche interessante pasticceria.
Da Droné una strada non larga e ricca di curve risale in direzione ovest per 45 chilometri la più boscosa e selvaggia valle del Cuneese, punteggiata a mezza e alta quota da borgate di case in pietra conservate da bene a benissimo, quasi totalmente prive di orrori edilizi fuori stile e fuori scala.
Ci sarebbe da scrivere per pagine e pagine sulla Val Maira, sul suo essere una delle valli occitane in cui più forte si percepisce l’orgoglio di questa occitanità, sulla tradizione degli acciugai (sulle cui origini ha scritto pagine interessanti e forse realistiche Nico Orengo), su ciò che la natura e la cultura offrono a Elva, a San Damiano Macra, nelle borgate di Màrmora, ad Acceglio….
Troppe cose, troppi luoghi. In futuro, magari; oggi mi limiterò a qualche accenno di cosa si può trovare intorno ad Acceglio, il più occidentale, il più alto, il più esteso comune della valle, circondato da vette che superano i 3000 metri lungo lo spartiacque al confine con la Francia.
Val Maira: ce n’è per chi ama la cultura e chi cerca la natura.
Ce n’è per le giornate di sole e per quelle di pioggia. Per chi in inverno pratica sci di fondo e in estate pedala in mtb. Solo non andate ad Acceglio a cercare skilift e piste da sci di discesa perché perdereste il vostro tempo; qui non le hanno volute, e hanno fatto benissimo.
Più che di Acceglio capoluogo (1220 metri slm) parliamo di due sue frazioni.
Una “culturale” infrattata nei boschi di una valletta laterale, Chialvetta, e una “naturale” che è l’ultimissima in cima alla valle, là dove l’asfalto termina, Chiappera.
Chialvetta (circa 1600 metri slm) sta a metà strada lungo il Vallone di Unerzio, che da Acceglio sale in direzione sud verso i 2437 metri del Passo della Gardetta (al di là del quale si apre lo splendido altopiano della Gardetta con la puntuta Rocca la Méia sullo sfondo, regno di marmotte gioviali e socievoli, dove 250 milioni di anni fa vissero i dinosauri. Ma sto divagando troppo, torniamo a Chialvetta orsù…).
Dicevo che in un edificio in pietra e legno del piccolo borgo – piccolo ma ben fornito di osteria, locanda, negozio di alimentari di qualità – c’è, visibile su prenotazione presso la Trattoria della Gardetta e con offerta di 3€, il museo etnografico “La Misoun d’en bot” (La Casa di una volta), che contiene una enorme quantità di oggetti, più di 1500, recuperati dalle case e dalle famiglie del Vallone di Unerzio che raccontano la vita e il lavoro degli abitanti “d’en bot”, di una volta.
Attrezzi da falegname, da fabbro, da boscaiolo, da ciabattino, da mandriano, da contrabbandiere di sale; oggetti di vita quotidiana, un banco di scuola, fotografie e ritratti in b/n, insomma di tutto di più. La visita guidata in piccoli gruppi può durare anche tre quarti d’ora.
E ora Chiappera…. aperta al sole e al vento proprio sotto la verticale imponente Rocca Provenzale, a 1615 metri slm, è il “capolinea” della valle.
Qui si può pernottare e rifocillarsi nella ex-Scuola pluriclasse chiusa nel 1972 oggi elegantemente trasformata in centro di “ospitalità montana” e nelle camere in pietra e legno dell’albergo diffuso nel borgo e alla Scuola collegato.
Per chi ama l’escursionismo, intorno a Chiappera c’è veramente l’imbarazzo della scelta.
Tra le spettacolari Cascate di Stroppia – 500 metri di salto complessivo, sono date per le più alte d’Italia! – col ripido sentiero che le raggiunge e le risale e le pareti verticali della Rocca Provenzale.
I pratoni delle Grange Collet su cui pascolano decine di mucche e vitelli bianchi della pregiata Razza Piemontese e il lontano, quasi invisibile, Colle del Maurin a 2637 metri slm al confine con la Francia.
O ancora i profumati boschi di larice in cui fioriscono i gigli martagoni, e i prati fioritissimi percorsi dalle marmotte e (in questa stagione) dai marmottini cuccioli, curiosi e forse un po’ incoscienti – come tutti i giovani, del resto…