Badia di Tiglieto
Badia di Tiglieto

L’Abbazia di Tiglieto, novecento anni di misticismo sulle rive dell’Orba

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Arrivo alla Badia in un caldo pomeriggio, mentre il campanile che svetta sulla piana batte tre sonori rintocchi. È iniziata la stagione dello sfalcio, i prati iniziano a ingiallire e a riempirsi di balle di fieno.

Abbazia

Sembra un quadro, anzi, è un quadro dai colori vivaci: “La processione all’Abbazia di Tiglieto”, oggi conservato al Museo del Prado di Madrid, dipinto a fine ‘800 da Serafín Avendaño Martínez, pittore spagnolo che qui soggiornò.

Balle fieno tiglieto
La piana di Tiglieto

Dalla fondazione dell’Abbazia di Cîteaux nel 1098, l’Ordine cistercense aveva continuato a crescere, dando origine a diverse filiazioni, che cercavano nuovi spazi per portare avanti l’aspirazione alla solitudine e all’austerità.

Perché i monaci scelsero proprio Tiglieto?  Certo non per caso.  

La fertilità della piana e l’atmosfera di pace e serenità ben si adattavano a un ordine monastico che aveva fatto della operosità e della preghiera la propria disciplina. E non si fa fatica ad immaginare la loro vita qui, tra gli orti rigogliosi lungo il corso dell’Orba, mentre nei mulini si macinava la farina di castagne e nelle fornaci cuocevano i mattoni di argilla proveniente dalla piana.

Il ruolo dei monaci nello sviluppo economico e sociale della zona fu fondamentale: con interventi di bonifica recuperarono terreni coltivabili e organizzarono l’attività agricola in grange, una sorta di aziende agricole utili a gestire meglio i vasti appezzamenti di terreno, frutto di numerose donazioni.

Anche se nei secoli la costruzione originaria dell’Abbazia ha perso parte dello stile di pieve romanica, con ampliamenti e modifiche che l’hanno avvicinata al barocco, questi muri ancora trattengono l’atmosfera medievale.

farfalle lavanda badia tiglieto

Il chiostro della Badia di Tiglieto oggi è un giardino amato dalle farfalle.

Dove splendidi esemplari di polidario, macaone e citronella volteggiano leggeri tra le spighe di lavanda.

Ma non è difficile immaginare i monaci di un tempo, con le loro vesti bianche, passeggiare qui, pregando e meditando le Scritture. La vita dei monaci si svolgeva intorno al chiostro, da cui si accedeva ai dormitori, al refettorio, alle cucine, alle sale studio e ai campi.

I quattro lati, disposti ognuno secondo un punto cardinale, richiamano le quattro virtù dei monaci: amore per Dio e per gli uomini, il disprezzo di sé e del mondo.

Chiostro
Il chiostro

Questo simbolismo nell’orientamento delle costruzioni e nelle scelte architettoniche si ritrova anche in altri elementi del complesso monumentale. Anche la posizione defilata dell’ingresso alla Chiesa o la necessità di scendere i gradini per accedere ai luoghi sacri è un costante richiamo alla piccolezza dell’uomo nei confronti del divino. Alla necessità di farsi umile per avvicinarsi al sacro.

Abbazia di Santa Maria alla Croce
Abbazia di Santa Maria alla Croce

Da tempo i monaci non abitano più questi luoghi. Il declino dell’insediamento è iniziato nella seconda metà del milleduecento, quando a poco a poco l’Abbazia perse prestigio fino a essere retrocessa a commenda, senza la presenza stabile di una congregazione.

Si narra anche di un fatto di sangue avvenuto nella Chiesa, ma rimane un racconto popolare ammantato di leggenda, di cui non si ha evidenza.

Di certo c’è che l’ultimo commendatario, il Cardinale Raggi, ottenne la proprietà della Badia per la propria famiglia in enfiteusi perpetua.

Da allora la proprietà è della famiglia Salvago Raggi, che la trasformò in residenza, aggiungendo anche una scala di marmo nell’ala est, per consentire l’accesso al parco che ospita secolari Cedri del Libano.

Dell’intero complesso monumentale, oltre alla Chiesa si possono visitare l’Armarium, dove venivano conservati libri e documenti, e la Sala capitolare. Qui si leggevano i capitoli della vita monastica e si prendevano le decisioni importanti. Mentre i conversi ospitati nel monastero, non avendo “voce in capitolo”, assistevano dal chiostro in silenzio, attraverso le trifore che danno luce alla Sala.

Sala Capitolare
La Sala Capitolare

Nei dettagli architettonici si ritrova il legame con il territorio, con una scelta di materiali locali che esaltano la bellezza delle forme. A partire dal serpentino, la pietra verde del Beigua che si riconosce nelle chiavi delle volte a crociera e si ritrova nell’altare della Chiesa.

La Badia va conquistata con un bel tratto di curve in auto salendo da Rossiglione a Tiglieto, ma ne vale senz’altro la pena. Attraversato il paese, basta seguire la segnaletica e raggiungere l’ampio parcheggio. Da lì in meno di cinque minuti, seguendo il sentiero, si raggiunge la piana.

L’area esterna dell’Abbazia di Santa Maria alla Croce, questo il nome completo, è sempre accessibile. Mentre la Chiesa apre solo in occasione di eventi straordinari o saltuarie celebrazioni liturgiche. È possibile richiedere una visita organizzata per gruppi o partecipare alle visite guidate programmate dal Parco del Beigua, come quella a cui ho partecipato io accompagnata da Mauro, Guida preparatissima e coinvolgente.

Per informazioni: www.parcobeigua.it

(foto: Claudia Fiori)

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Info Claudia Fiori

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Genovese solo a metà, ho i piedi in riva al mare, ma la testa e il cuore in montagna. Ho chiuso la laurea in chimica in un cassetto e il mio laboratorio è diventato il territorio. Mi occupo di progetti per sviluppare il turismo rurale, promuovere l'entroterra ligure con le sue storie e i suoi personaggi, valorizzare un patrimonio poco conosciuto e sorprendente di natura, tradizione, cultura.

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