Il silenzio è spezzato solo dal brioso cinguettio degli uccellini e dal rumore dei nostri passi nel sottobosco. Entriamo in una Riserva Orientata, uno scampolo di foresta che racchiude un ambiente così prezioso e raro da richiedere una forma di tutela elevatissima, limitando l’accesso a poco più di duecento persone all’anno.
Siamo nel cuore del Parco dell’Aveto, a Rezzoaglio, ma a soli 15 km in linea d’aria dal mare.
Ed è proprio questa vicinanza tra mare e monti che garantisce all’interno della Riserva la sopravvivenza di flora residua glaciale, perché l’aria di mare che risale verso il Monte Aiona condensa e mantiene l’umidità dell’ambiente.
In estate, grazie alla collaborazione tra l’Ente Parco e i Carabinieri Forestali che gestiscono la Riserva Naturale Orientata delle Agoraie, si può partecipare a visite guidate a numero chiuso.
Una decina di appuntamenti in tutto, da giugno a settembre, che si esauriscono in brevissimo tempo.
Ci lasciamo alle spalle il Lago delle Lame e l’anfiteatro morenico, un accumulo di rocce spigolose frammentate da cicli di gelo e disgelo, traccia inequivocabile della presenza di antichi ghiacciai.
E insieme alla Guida percorriamo la strada forestale che attraversa il bosco.
Il percorso si snoda in una dolce salita, interrotta dalla sosta al Lago delle Asperelle per osservare una natrice, innocua biscia d’acqua, un Tritone alpestre e tante Rane temporarie, bioindicatori dell’eccellente qualità delle acque.
Raggiugiamo la recinzione che protegge la Riserva e ad attenderci troviamo un Carabiniere Forestale che ci accompagnerà durante la visita.
Varchiamo la soglia quasi in punta di piedi… e non è un modo di dire.
L’habitat è estremamente delicato e sensibile al calpestio e nel corso della visita dovremo fare attenzione a non lasciare mai il sentiero segnato.
La Riserva, un tempo integrale e lasciata evolvere secondo le dinamiche naturali, oggi è classificata come orientata, cioè sono consentiti interventi di gestione, purché non contrastino la conservazione dell’ambiente protetto.
Si estende per quindici ettari e ospita cinque laghetti, che rappresentano diversi stadi di evoluzione delle zone umide, che nel tempo subiscono un naturale processo di invecchiamento, molto lento, che le porterà all’interramento.
Il laghetto delle Agoraie di sopra è il più evoluto, quello destinato a sparire per primo, un piccolo serbatoio d’acqua che si asciuga nel corso dell’estate.
Proseguiamo lungo il sentiero, notando nel sottobosco diversi tronchi e rami secchi lasciati sul suolo. E’ la “catena del legno morto”, che svolge un ruolo fondamentale nella stabilità dell’ecosistema forestale in quanto habitat ideale per ospitare una varia popolazione di insetti che nel legno trova riparo o nutrimento.
All’improvviso tra il verde gli alberi irrompe lo smeraldo delle acque del lago degli Abeti, davvero scenografico con i tronchi adagiati sul fondo.
Non sono fossili, ma risalgono comunque a più di 2.000 anni fa, come ha confermato la datazione al Carbonio-14, e si sono conservati così bene grazie anche alla temperatura pressoché costante dell’acqua, intorno ai 4 gradi.
Raggiungiamo l’Agoraie di mezzo, esteso stagno attraversato da un canale d’acqua e circondato da rigogliosa vegetazione palustre, tra cui riconosciamo il trifoglio d’acqua e almeno quattro specie di carice.
Ed eccoci finalmente al Riundo, il lago naturalisticamente più importante di tutta la Riserva Naturale Orientata delle Agoraie.
Su blocchi di torba grondante d’acqua cresce la Lycopodiella inundata, piantina di pochi centimetri, poco appariscente. E’ lei però la “primadonna” delle Agoraie, relitto glaciale di oltre 10.000 anni fa, rarissima in Appennino, anello di congiunzione tra il muschio e la felce.
Le curiosità botaniche non finiscono qui, perché il lago ospita anche lo Scirpo cespitoso, chiamata anche “erba delle renne” perché caratteristica della Groenlandia. E la particolarissima Drosera rotundifolia, piccolissima divoratrice di insetti, che cattura con le gocce vischiose di cui è ricoperta.
Il nostro itinerario si conclude con il lago più esteso, quello di Fondo.
Attraversato dal volo di decine di libellule di varie specie, alcune caratteristiche delle torbiere del nord Europa e decisamente rare nel nostro areale.
Il cancello della Riserva si chiude alle nostre spalle, ma negli occhi rimane la meraviglia che abbiamo osservato. Questo piccolo angolo di passato ancora vitale e incontaminato, sopravvissuto con tenacia ai cambiamenti di clima e di morfologia.
Per informazioni sulla Riserva Naturale Orientata delle Agoraie: www.parcoaveto.it