Cavalli Val d'Aveto
Cavalli selvatici della Val d'Aveto - Foto di Claudia Fiori

L’incontro con i cavalli selvaggi dell’Aveto: stupore e tenerezza

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Procediamo lentamente, quasi carponi, risalendo in silenzio un leggero pendio che costeggia il Lago di Giacopiane.

Davanti a noi una giumenta e il suo puledro pascolano tranquilli insieme al resto del branco: il piccolo, curioso, audace e un po’ impertinente come tutti i cuccioli, ogni tanto si allontana, mentre la madre, apparentemente indifferente, non lo perde di vista neanche un minuto.

Sono stata qui spesso, ma ogni volta è sempre un’emozione che toglie il fiato: si resta immobili ad ammirare questi animali eleganti, con il timore di avvicinarsi troppo e vederli scappare via.

Perché non siamo all’interno di una fattoria e questi non sono cavalli d’allevamento, ma i “Selvaggi dell’Aveto”,

unico esempio italiano di branco che cresce libero da ogni contatto con l’uomo, adattandosi all’ambiente e ai ritmi delle stagioni.

Cavalli selvatici della Val D'Aveto
Selvatici della Val D’Aveto – Foto di Claudia Fiori

Si tratta in realtà di esemplari inselvatichiti, discendenti da un gruppo di cavalli d’allevamento, che oltre trent’anni fa sono stati abbandonati dal proprietario e che sono ritornati a vivere in totale autonomia, ritrovando nella memoria ancestrale i comportamenti dei veri cavalli selvatici.

Ho scoperto i Selvaggi dell’Aveto grazie a Evelina Isola, Guida Ambientale Escursionistica e Naturalista che da oltre dieci anni studia questi branchi, promuove iniziative per la loro tutela e organizza nel Parco dell’Aveto escursioni dedicate al Wild HorseWatching, adatte a tutta la famiglia, con un vero approccio etico che privilegia il benessere dell’animale alla sua “spettacolarizzazione”.

Perché questi animali sono abituati alla libertà e all’indipendenza, non vanno avvicinati con superficialità, sia per evitare eventuali reazioni, sia per non incentivare una eccessiva confidenza con l’uomo.

La passione e l’amore per questi animali, che Evelina spesso riconosce a colpo d’occhio, semplicemente osservandone le fattezze e i colori del muso, sono davvero contagiosi e ogni escursione è un’esperienza diversa dalla precedente.

Questo perché i branchi hanno dinamiche sociali affascinanti, gerarchie ben definite e una ritualità nei comportamenti che solo un esperto riesce a interpretare e a prevedere.

Cavalli selvatici della Val D'Aveto
Selvaggi dell’Aveto al pascolo – Foto di Claudia Fiori

In primavera e in autunno è facile incontrare alcuni branchi sulle rive del lago,

ma quando le temperature si alzano, i cavalli si spostano verso le praterie in quota di Perlezzi o al riparo delle faggete ombrose. E solo l’esperienza della Guida, che conosce le abitudini dei branchi e sa leggere i segni del loro passaggio, riesce a individuarli o a cogliere il rumore di uno zoccolo o uno sbuffo.

Ci lasciamo il lago alle spalle e seguiamo la Guida addentrandoci nel bosco, per raggiungere i prati d’altura e incontrare un altro branco, guidato da un possente stallone dalla lucida criniera frisé.

I cavalli sono al pascolo in un’ampia distesa pianeggiante e anche qui troviamo un puledrino chiaro, pigramente sdraiato nell’erba.

Intorno a noi il panorama si perde a vista d’occhio e ora il lago è uno specchio iridescente attraversato dalle ombre delle nuvole.

Mentre rientriamo a valle tra le prime fioriture primaverili, Evelina richiama la nostra attenzione su alcune tracce, lasciate da un altro ospite di questa valle: il lupo, predatore naturale dei cavalli.

Oggi i cavalli della Val D’Aveto sono una quarantina, distribuiti in più branchi, ciascuno guidato da uno stallone e da una femmina alfa.

Ma nel corso delle stagione si assiste ad una riorganizzazione dei gruppi “familiari”, con la nascita di puledrini, la ricerca di indipendenza dei giovani stalloni che si allontanano dal branco di origine per conquistare una femmina o combattono con il maschio anziano per la supremazia.

Val D'Aveto
Lago di Giacopiane in Val D’Aveto – Foto di Claudia Fiori

Se l’osservazione dei Cavalli Selvaggi ci ha portato a conoscere il lago di Giacopiane e l’altro bacino artificiale adiacente, il piccolo lago Pian Sapeio, tante sono le motivazioni per tornare, perché da qui partono anche diversi sentieri segnati dal Parco dell’Aveto,

Come, ad esempio, l’Anello delle Moglie: un itinerario di 13 km indicato dal segnavia A7, che raggiungere il Passo delle Lame, sull’Alta Via dei Monti Liguri per poi scendere verso la Malga di Perlezzi e ritornare al lago.

A Giacopiane si può arrivare in auto da Lavagna fino a Borzonasca, attraversando la Valle Sturla e prendendo la deviazione per Campori, passato il capoluogo; è necessario però acquistare il permesso di transito giornaliero, in vendita presso i bar del paese.

Le escursioni sulle tracce dei cavalli selvaggi sono in programma a calendario da aprile a novembre, qualora non intervengano le limitazioni della zona arancione o rossa.

Ma si possono anche richiedere uscite personalizzate per piccoli gruppi in altri periodi o progettare trekking più impegnativi: www.icavalliselvaggidellaveto.com

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Info Claudia Fiori

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Genovese solo a metà, ho i piedi in riva al mare, ma la testa e il cuore in montagna. Ho chiuso la laurea in chimica in un cassetto e il mio laboratorio è diventato il territorio. Mi occupo di progetti per sviluppare il turismo rurale, promuovere l'entroterra ligure con le sue storie e i suoi personaggi, valorizzare un patrimonio poco conosciuto e sorprendente di natura, tradizione, cultura.

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