Era da molti anni che attendevamo dall‘Europa un segnale preciso e discontinuo rispetto all’indifferenza del passato rispetto al tema della transizione ecologica.
Finalmente sotto la pressione dell’opinione pubblica e della politica dei palazzi di Bruxelles anche il presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen ha presentato un piano per il rilancio economico dell‘Europa che strizza l‘occhio all’ambiente e all’ecologia.
Il nuovo progetto della Transizione Ecologica è figlio della necessità di fare uscire fuori da un lungo periodo di stagnazione l’economia dei paesi UE
E lo fa mettendo a disposizione risorse finanziarie che mai in passato erano state impiegate. Ma oltre a questo pone finalmente l’accento sulla necessità di immaginare una crescita futura che tenga conto di alcuni precisi limiti ambientali.
Per il nostro paese la cifra messa a disposizione per il nuovo dicastero della Transizione Ecologica ammonta a 70 miliardi. Un importo molto cospicuo che può consentire al paese di riprogrammare il suo immediato futuro applicando tutte le tecnologia che pongono al primo posto il rispetto dell’ambiente.
Transizione, dal latino “transitio-onis“, significa passare da un fase ad un’altra.
Diciamo apertamente che la precedente fase (gli ultimi 100 anni) ha lasciato dietro di sé non pochi problemi per il pianeta in termini di inquinamento e perdita di biodiversità.
Da domani ogni progetto che si porterà innanzi dovrà essere valutato in un ottica di compatibilità ambientale. Le città dovranno tenere in maggior considerazione la salute dei cittadini offrendo maggiori spazi verdi, meno inquinamento e rumore.
Non possiamo più prevedere una crescita verticale.
La scienza, da molti anni, ci sta dicendo che è impossibile prevedere una crescita infinita in un mondo dalle dimensioni fisiche ben definite. Le risorse naturali e tutti gli altri elementi a noi utili per proseguire nel nostro sviluppo sono destinate a finire.
Già nel 1975 era stato pubblicato un libro frutto di una ricerca del M.I.T. di Boston, il cui titolo riassumeva il concetto di base “LIMIT TO GROW” ossia “I limiti dello sviluppo“.
Gli scienziati che presero parte a quello studio, Donella Meadows, Jorgen Randers e Dennis Meadows stabilirono che l’umanità qualora non avesse stabilito dei limiti alla sua crescita sarebbe andata incontro ad una vera e propria catastrofe.
Questa congettura era frutto di milioni di calcoli proiettati sugli scenari futuri. Non venne stabilita una data certa ma fu chiaro che il tempo della resa dei conti si avvicinava inesorabilmente se si fosse proseguito con quel trend di crescita e di consumi.
Oggi l’uomo sta utilizzando le risorse di quasi due pianeti.
L’associazione scientifica Earth Overshoot Day ci informa che la data si sta via via spostando. Nel 2020 è caduta il 22 agosto e proseguendo a questi ritmi nel 2050 l’umanità consumerà il doppio di quanto la terra produce.
Abbiamo vissuto per migliaia di anni con il surplus o se preferite con gli interessi che la natura ci metteva a disposizione. Oggi stiamo consumando il capitale.
La bancarotta se non correggiamo i nostri comportamenti potrebbe essere inevitabile.
Il compito del Ministro Cingolani potrà essere agevole e fluido se per una volta riusciremo a tenere la burocrazia a debita distanza utilizzando un nuovo modo di approcciare i progetti che via via saranno presi in esame.
Il metodo Bucci (ponte S. Giorgio) potrebbe diventare la regola e non l‘eccezione.