San Siro 10 luglio 1990: 34 anni fa Vasco ha firmato la storia del rock
“Vasco Rossi ha ucciso Madonna”: il giornale è ormai vecchio e stropicciato, ma il titolo si legge ancora molto bene.
Un titolo famoso passato alla storia quello del quotidiano La Notte: un titolo che nel corso degli anni è diventato un vero e proprio cult.
All’indomani del 10 luglio 1990 la prima pagina titolava: “Vasco Rossi ha ucciso Madonna”.
San Siro aveva accolto i 70000 della Combriccola del Blasco contro gli appena 20000 fan di Madonna a Roma.
Vasco da quel lontano 1990 non salta un anno e ricorda sempre questa data storica che ha cambiato le sorti sue, in primis, ma anche quelle della musica italiana.
Se, infatti, durante gli anni ‘80 i grandi stadi erano ad uso praticamente esclusivo delle grandi rockstar internazionali, con Vasco l’Italia si riprendeva il posto che meritava.
“Il cielo lasciamolo ai passeri”
“D’ora in avanti le star straniere prima di esibirsi devono bussare qui. Il cielo lasciamolo ai passeri”.
Perentorio il grande Vasco che da allora ad oggi ha suonato a San Siro ben 36 volte.
Il 2024, poi, ha segnato il passaggio dalla storia alla leggenda: nessuno prima di Vasco è riuscito a realizzare tanto.
Sette concerti a San Siro e quattro a Bari, tutti sold out per oltre 600.000 spettatori.
Numeri da capogiro per una serie di concerti che hanno incoronato ancora una volta il re Vasco, il Komandante più amato di tutta la storia della musica italiana.
Certo, un mondo completamente diverso da quello del luglio 1990. Vasco, poi, era ancora in parte accessibile. Adesso, invece, incontrarlo è sempre più difficile visto l’incredibile e smisurato numero di fan.
E anche questa è storia: la mia prima intervista con Vasco.
E che storia! “Rosella Schiesaro, piacere.” “Vasco Rossi, il piacere è tutto mio. Posso chiederti come hai fatto ad arrivare qui?”
Il “qui” era il retro del campo sportivo di Pietra Ligure, 8 agosto 1989.
Era l’anno di Liberi Liberi e Vasco aveva deciso di non parlare per un po’ con la stampa perché ad ogni intervista che rilasciava si ritrovava a leggere cose che lui non aveva detto.
Ai tempi non c’era ancora la mitica Tania Sachs che avrebbe poi, nel corso degli anni, “educato” i giornalisti a riportare più fedelmente le dichiarazioni di Vasco…
Agenda sottobraccio, macchinetta fotografica usa e getta nello zainetto, sei ore di richieste urbi et orbi a poliziotti, carabinieri, guardie del corpo: nessuno si è salvato dalla mia testardaggine.
Che poi a me non interessava tanto l’intervista, a me interessava incontrare Vasco di persona e capire che uomo fosse nella realtà.
“Ci ho messo sei ore, ma adesso sono qui con Vasco”
Lavoravo per una televisione privata e ovviamente scrivevo a penna sull’agenda mentre Vasco, che nel mentre mangiava pomodoro e mozzarella, mi raccontava di sè.
Degli anni di ragioneria, dell’università a Bologna, di Paola la compagna dell’epoca – una Capricorno testa dura come te mi disse – quella Paola di “E magari se lei fosse stata con me adesso sarei sposato…”
Le canzoni di Vasco colonna sonora di intere generazioni
E poi ricordava i primi concerti, quando salire sul palco era difficile perché Vasco è sempre stato un timido che con gli anni, da grande professionista qual è diventato, ha imparato a gestire ansia e paura e a sconfiggerle sul palco con la sua immensa bravura.
Le canzoni di Vasco dagli anni 80 in avanti sono diventate la colonna sonora di intere generazioni e ci hanno accarezzato e accompagnato, ci hanno fatto ballare e ci hanno anche aiutato a tenere sveglia la nostra coscienza.
Niente e nessuno ha fermato Vasco e il suo popolo, alla faccia del famoso articolo di Nantas Salvalaggio del 1980: un’accozzaglia di insulti e di giudizi che altro che body shaming.
Un articolo supponente, arrogante, intriso di cattiveria ed invidia alle quali mamma Novella rispose con una lettera molto educata, gentile e piena di verità.
Vasco ribattè in musica, come nel suo stile, nel 1982 con Vado al massimo: “Voglio vedere se davvero poi si va a finir male. Meglio rischiare, che diventare come quel tale, quel tale che scrive sul giornale.”
E mentre ricordava “quel tale”, sorseggiando acqua minerale, pareva quasi imbarazzato per “il tale” perché Vasco è davvero un’anima gentile.
Con il tempo le canzoni di Vasco sono diventati veri e propri inni generazionali: ogni suo concerto è una bolla spazio temporale perfetta che non scoppia neppure dopo Albachiara: rimane sospesa nel tempo, incisa nella memoria di ogni singola persona presente.
“Lo spettacolo che non avrà mai fine”
E’ questo un concerto di Vasco, come ricorda sempre il mitico Diego Spagnoli.
Un concerto di Vasco è un evento catartico al quale assistere almeno una volta nella vita.
Il primo selfie con Vasco
La cena pre concerto era finita e la nostra chiacchierata si era spostata nel suo camerino: Vasco aveva i capelli lunghi e la bandana, i jeans e una maglietta.
Non erano ancora i tempi dei giubbotti in pelle, delle collane e degli occhiali con il suo nome.
Oggi Vasco è una rockstar, l’uomo dei record mondiali, ma quando leggo o ascolto una sua intervista, le sue storie su Instagram, i suoi post, rivedo quegli occhi azzurri di un azzurro profondo che commuove.
Occhi azzurri e sinceri, di un uomo che si è sempre mostrato per quello che è e che ha saputo valorizzare, grazie alla sua intelligenza e sensibilità, le sue origini a Zocca, da dove a 18 anni devi necessariamente scappare per vincere la “noia” e dove, poi, puoi tornare vincitore.
Erano tempi diversi, ovvio: mentre Vasco si raccontava non c’era nessun cellulare pronto a girare video o scattare foto per Facebook.
Vasco era anche decisamente più libero, non c’erano i giornalisti in agguato per intervistarlo – li aveva cacciati tutti! – e poi Pietra Ligure non era mica San Siro.
Però mancava poco a quello storico 10 luglio 1990: di lì a poco, infatti, il Komandante avrebbe infiammato Milano e San Siro.
Da quel giorno Vasco è entrato a far parte dell’Olimpo del rock: nessuno mai come lui è riuscito a conquistare un pubblico in costante crescita.
Il primo, vero bagno di folla per Vasco: un artista eccezionale, un uomo intelligente, sensibile, timido, onesto, sincero, disponibile che in questi quarant’anni di carriera è rimasto autentico come le sue canzoni.
Conservo ancora i fogli dell’agenda con l’intervista e ogni volta che la rileggo mi accorgo che è sempre attuale.
Alla fine, prima di salutarlo, ho timidamente tirato fuori dallo zainetto la macchinetta usa e getta e gli ho chiesto se potevo scattare qualche foto.
Avevo fatto il primo selfie con Vasco e non lo sapevo!
Io e Vasco davanti allo specchio: ho scattato e sì, lo so, è rimasto meglio lui e di me si vedono a malapena le mani, ma ragazzi, non era mica un Iphone!
Adesso, mentre il Komandante si rilassa dalle fatiche del tour nella sua amata Zocca, non ci resta che aspettare il nuovo tour 2025.
Le date sono già uscite e a breve si potranno acquistare i biglietti per “Lo spettacolo che non avrà mai fine”.
Un altro imperdibile appuntamento con la storia, con la leggenda di Vasco che continua ad incantarci, a regalarci emozioni e a scuotere le nostre coscienze.
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