Vasco Rossi tra Negroni, sigarette e le perle filosofiche di Maurizio Lolli
Vasco Rossi e Maurizio Lolli se ne stavano seduti beati a sorseggiare Negroni: il giardino era quello del Grand Hotel di Rimini, l’anno il 1993 e noi tutti eravamo decisamente più giovani.
Maurizio Lolli, amico ed ex manager del Blasco prematuramente scomparso nel 1994, era un uomo che amava chiacchierare: più espansivo di Vasco, ogni tanto dispensava qualche perla filosofica.
“Sei giovane e bella, cercati uno ricco che tanto alla fine ci si lascia tutti, ma almeno ti restano i soldi”.
Certo, in quegli anni non si parlava poi tanto di politically correct, di femminismo e di femminicidi: almeno in superficie i rapporti uomo-donna parevano più distesi.
Vasco fumava le sue sigarette, ascoltava, ed io non mi rendevo conto che di fatto stavo vivendo un pezzo di storia.
Avevo incontrato Vasco la prima volta nel 1989 e gli avevo fatto la prima intervista della mia carriera.
I tempi erano decisamente diversi: mica si poteva osannare liberamente il Blasco!
C’era un tempo in cui il Blasco non era politically correct…
Proprio così. Oggi è normale leggere solo commenti entusiasti su di lui e sui suoi concerti.
Ma i trentenni di adesso, che allora popolavano il mondo delle fiabe, non sanno che c’è stato un tempo in cui parlare bene di Vasco non era affatto consigliato.
Dal famoso Nantas Salvalaggio che lo criticò e lo attaccò soprattutto sul piano personale con epiteti poco felici, alla stampa in generale, Vasco era il “cattivo maestro” che rischiava di portare i giovani sulla cattiva strada.
Ci ha pensato Tania Sachs, il suo mitico ufficio stampa, a rimettere – lentamente – le cose a posto.
Certo è che in quei pomeriggi d’agosto Tania non era costantemente attaccata a Vasco, così come non lo erano le sue guardie del corpo di allora.
Ricordo molto bene Danilo D’Alessandro detto Roccia e Briciola: grandi e grossi proteggevano il nostro amato Vasco quando saliva e scendeva dal palco o quando, all’uscita dallo stadio, doveva entare in macchina o sul pullman.
Per il resto, Vasco era libero di gestirsi il suo tempo come meglio credeva, anche perchè all’epoca – vale la pena sottolinearlo – nessun cellulare ti informava in diretta su dove si trovasse e che cosa stesse facendo la futura leggenda del rock.
Per questo io ho potuto godere della sua compagnia e di quella di alcuni componenti della sua band: Massimo Riva e Maurizio Solieri in primis.
Vasco è notoriamente uomo di poche parole, ma dallo sguardo decisamente interlocutorio e indagatore: il blu davvero unico delle sue iridi è sempre arrivato dove le parole altrui non sapevano neppure che strada prendere.
Il Grand Hotel di Rimini tratta bene i clienti Vip, ma gli altri?
I pomeriggi trascorrevano lenti e davvero, non c’era intorno a Vasco tutta quella assurda e fastidiosa frenesia che oggi rischia di fagocitarlo.
Il Grand Hotel di Rimini al momento è sempre lo stesso, per carità, ma il mood – come si usa dire adesso – è decisamente diverso.
Trattano bene i clienti Vip, per il resto ho ascoltato molte, troppe lamentele.
La signora Claudia – il nome è di fantasia per motivi di privacy – ha raccolto ben tre viti dal pavimento del giardino: un pericolo enorme per i suoi due amatissimi cagnolini Vasco ed Albachiara.
A queste lamentele posso aggiungere anche le mie: ho dovuto annullare l’aperitivo in giardino perchè il sottofondo di trapani roboanti per lavori in corso proprio non era gradito.
Personale alla reception al limite della scortesia, scarsa attenzione al benessere degli ospiti, insomma, trattamento inadatto ad un cinque stelle di fama – così si narra – internazionale.
Un esempio su tutti. Ho avuto la sfortuna di scendere le scale dall’entrata posteriore proprio mentre Vasco si accingeva ad entrare nel suo van.
Apriti cielo! Un addetto dell’albergo mi ha urlato in malo modo di fermarmi.
Non ci ho messo più di un secondo ad intimargli di cambiare immediatamente tono: con tutto il rispetto per Vasco e la sua combriccola, anch’io sono un’ospite pagante dell’albergo.
Alla corte del re Vasco: personaggi discutibili che si credono star
Ecco, diciamo subito che queste cose nel 1993 non accadevano.
Guardie del corpo e persone oggi facenti parte dell’entourage – massaggiatori, medici, registi, fotografi, manager e quant’altro – ai tempi molti di loro non c’erano e di certo non si sognavano di guardarti dall’alto in basso e di proteggere l’amato Vasco con modi davvero discutibili.
Che poi non serve una laurea in filosofia per capire che se Vasco oggi è Vasco – la leggenda del rock, l’uomo dei record – lo si deve anche a tutti coloro che come me, ad esempio, lo seguono da 40 anni.
Un po’ di rispetto, che diamine! Che voi, poi, se non foste alla corte del re, in molti casi varreste quanto il due di picche.
A me dispiace per Vasco, alla fine, e per il suo popolo che rimane ignaro di certi meccanismi.
Infatti, se si leggono i post istituzionali, è sempre tutta una meraviglia.
Un po’ come l’anno scorso a Trento, dove nessuna polemica ufficiale ha trovato posto, ma chi ha partecipato al concerto sa benissimo che l’organizzazione è stata scadente ed i disagi inenarrabili.
Di fatto in questi 40 anni si è assistito ad una vera e propria rivoluzione.
Si è passati dal non poter parlare bene di Vasco all’esatto opposto: oggi è assolutamente politically scorrect provare anche lontanamente a criticare colui che riempie gli stadi e dà lavoro a tantissime persone.
Una volta Vasco era il diavolo, adesso bisogna essere sempre dalla sua parte
Per questo ho voluto partecipare a Rimini 2023 da perfetta sconosciuta, senza nessuna pretesa di un incontro ravvicinato con Vasco.
In Hotel ho incrociato parecchie persone della combriccola e le ho scientemente ignorate.
Tranne due guardie del corpo alle quali ho pure rivolto, ahimè, la parola, per chiedere loro se potevo presentarle a mio cugino.
La risposta, se così si può definire, è stato un grugnito monosillabico piuttosto imbarazzante che mi ha immediatamente convinto a cambiare direzione ed intenzioni.
L’unica persona che a distanza di anni mi è sempre sembrata cordiale e sorridente è lei, Tania Sachs.
Ci siamo salutate, e fin qui tutto bene. Nel preciso momento in cui ho accennato a chiederle come avrei potuto organizzare una sorpresa per una persona che si spende per gli altri e che ama Vasco alla follia, bè, è stata categorica: “Vasco non va da nessuna parte”.
Non avevo chiesto questo, mica sono matta, ma Tania, come tutti gli altri, non ascolta e non guarda in faccia nessuno. Peccato.
Sono tutte favole, favole, favole, caro il mio Vasco
Caro Vasco, oggi ti scrivono tutti, pure il vescovo di Rimini. E allora posso scriverti anch’io!
Adesso sei venerato da tutti, su Netflix va in scena L’incredibile vita di Vasco, il supervissuto, mentre una volta, ancor prima di sentire pronunciare il tuo nome, spargevano l’incenso per purificare l’ambiente.
“E d’altronde è questa qui. La realtà di questa vita. Ci si guarda solo fuori. Ci si accontenta delle impressioni.”
Questo è il corso della storia: “Il tempo intanto crea eroi” cantavi 45 anni fa.
Io sono convinta che tu sia sempre Vasco. Quello che non ha mai tradito il suo popolo.
Ma quelli che ti girano intorno, dai, questa è tutta un’altra storia.
Vasco e Maurizio al Grand Hotel non esistono più.
Quel Vasco e quel Grand Hotel non esistono più.
Oggi sono tutte favole, favole, favole…
Rosella Schiesaro©
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