Indagine di Genova, Spinelli figlio avrebbe eliminato la clausola anti-speculazioni

Indagine di Genova, Spinelli figlio avrebbe eliminato la clausola anti-speculazioni

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Continuano le rivelazioni legate all’indagine della Procura di Genova che ha coinvolto Regione Liguria: emerge dalle carte che la clausola che doveva proteggere l’Autorità portuale da eventuali speculazioni sul rinnovo di una maxi-concessione aveva subito modifiche senza informare i membri del consiglio che avevano approvato il rinnovo.

Sia dai documenti che dalle intercettazioni, inoltre, esce oggi che il Gruppo Spinelli, beneficiario di questa modifica, potrebbe aver agito per cambiarla, fingendo di correggere un «refuso» nel documento concessorio e forse contando su qualche complicità interna all’Autorità portuale. Un ruolo significativo è stato attribuito dai pm a Roberto Spinelli, figlio di Aldo, anche se il suo difensore, Alessandro Vaccaro, contesta le accuse.

La questione centrale dell’inchiesta riguarda il Terminal Rinfuse, un punto focale nel caso che il 7 maggio scorso ha portato all’arresto del governatore Giovanni Toti, dell’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini, dell’imprenditore Aldo Spinelli e dell’ex capo di Gabinetto regionale Matteo Cozzani.

Secondo i pubblici ministeri, infatti, Spinelli avrebbe corrotto Toti e Signorini sarebbero stati corrotti per ottenere una proroga trentennale della concessione, così da continuare a gestire per decenni questa area del porto di Genova. Lo scopo di Spinelli, nella ricostruzione, era ottenere il prolungamento dei permessi per poi chiedere la modifica della destinazione d’uso della banchina, grazie alla costruzione della nuova diga foranea, l’uso passando dalle rinfuse ai container.

L’eliminazione della clausola anti-speculazione: cos’è successo secondo la Procura

Proprio a questo scopo Spinelli (figlio) avrebbe operato per stornare la clausola inserita nel rinnovo approvato dall’AdSP il 2 dicembre 2021 (approvazione arrivata anche all’intervento di Toti, come un’intercettazione telefonica qualche giorno dopo testimonia l’incasso da parte del Presidente della Regione di un finanziamento, con un «Grazie Aldino»). La norma infatti prevedeva che Palazzo San Giorgio avrebbe potuto revocare la concessione se si fosse deciso di cambiare la destinazione d’uso dell’area in questione.

Per ovviare il problema, non era sufficiente depotenziare la norma – come si è tentato inizialmente, con l’indennizzo in caso di revoca a carico del subentrante e non dell’Autorità portuale. Le indagini infatti hanno rivelato che nella concessione definitiva è comparsa una postilla che avrebbe permesso a Spinelli di mantenere il titolo della concessione anche in caso di cambio d’uso, purché avesse ricalibrato il piano industriale.

Ottenuta la proroga a lungo termine e con la prospettiva di riconvertire l’area per un uso più redditizio, Spinelli aveva già reso la sua azienda molto appetibile, vendendone poi una quota e incassando una fortuna.

Il refuso, secondo Spinelli da correggere che avrebbe permesso di aggiungere la postilla

Tale postilla sarebbe stata aggiunta il 12 aprile 2022 da Roberto Spinelli, con la collaborazione dei dirigenti della Terminal Rinfuse srl, durante il perfezionamento dell’atto definitivo con l’Autorità portuale.

Anche in questo caso la ricostruzione si basa sulle intercettazioni: Roberto Spinelli chiede all’avvocato Paolo Gatto che la clausola va modificata («“Paolo! Belìn! La clausola va modificata»), e sempre lui avrebbe suggerito il legale di contattare Antonella Traverso dell’Autorità portuale (la donna è indagata per un altro filone dell’indagine) con la scusa che la bozza conteneva un refuso («Gli mandi: guarda… c’è stato… un refuso! Noi ci siamo accorti che ti ho mandato una bozza non corretta. La bozza corretta è questa qua») inviare il documento con la postilla aggiunta di nascosto.

Il testo della clausola modificato, come appare tuttora nella concessione: «In caso di significativa alterazione nella composizione merceologica dei traffici rispetto a quanto previsto nel Programma di attività, la concedente (cioè l’Autorità portuale, ndr) valuterà se sussistano le condizioni per una revisione della presente concessione. Le parti danno atto che, in caso di interventi infrastrutturali sul compendio da parte dell’Amministrazione idonei a impattare sugli investimenti previsti dalla concessionaria nel programma di attività allegato al presente atto, ovvero sulla sua relativa puntuale esecuzione, si potrà procedere alla valutazione di un’eventuale revisione».

Malgrado l’approvazione, diversi membri del consiglio dell’AdSP vedevano la mossa di Spinelli come una speculazione, così come gli stessi Toti e Signorini, che lo ammettono in comunicazioni private e intercettate. Tuttavia, entrambi in pubblico hanno sempre sostenuto che il rinnovo era una strategia vantaggiosa per la collettività. Tra le conversazioni finite al vaglio degli investigatori, ci sarebbe anche Toti che scherza che «anche Pinocchio» sapeva quale fosse il piano di trasformazione in cantiere per il Terminal Rinfuse.

Il legale di Spinelli rifiuta la ricostruzione e nega manomissioni della clausola

Gli investigatori hanno chiesto spiegazioni ai membri del consiglio portuale che avevano approvato la proroga, ma tutti hanno dichiarato di non sapere nulla della modifica, poiché l’«atto di concessione» non passa attraverso il consiglio.

Secondo Andrea La Mattina, delegato della Regione, la clausola è «ambigua», poiché sembra limitare l’operatività della revoca. Se sottoposta al consiglio, avrebbe chiesto più tempo per esaminarla o si sarebbe opposto. La Mattina nei giorni scorsi ha reso delle dichiarazioni che hanno complicato ulteriormente la posizione del governatore.

Nel frattempo, il legale Alessandro Vaccaro, che difende Aldo e Roberto Spinelli, ha dichiarato che l’iter per la concessione ha seguito la normativa e non ci sono state manomissione da parte dei suoi assistiti. «Quella in corso fra i consulenti del Gruppo Spinelli e l’Autorità portuale era una normale dialettica, che sempre si verifica tra i soggetti coinvolti in operazioni del genere. L’ipotesi della revisione è prevista da protocolli standard, specificamente da un modello adottato dall’ente genovese nel 2017, stupisce che La Mattina non lo sappia».

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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