Università di Genova capofila del progetto Mnesys per comprendere il cervello

Università di Genova capofila del progetto Progetto Mnesys

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Grande lavoro di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia

115 milioni di euro dal PNRR, 25 istituzioni di ricerca (12 atenei e 13 istituti e imprese) e oltre 500 scienziati in rete: sono i numeri del progetto Mnesys, il più ampio lavoro di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia, che vede nel ruolo di capofila l’Università di Genova.

Tutte queste risorse e competenze saranno messe in rete per comprendere meglio il funzionamento del cervello, con un focus particolare sulle situazioni che lo portano a perdere le sue capacità peculiari. Perché perdiamo la memoria o la lucidità con l’insorgere di malattie o con l’invecchiamento?

Non è un caso che la Liguria e la città di Genova siano una zona interessata da questo studio: se infatti si vive sempre di più, al tempo stesso ciò aumenta anche le casistiche di forme di demenza di vario genere. In Italia infatti attualmente 600mila persone convivono con l’Alzheimer, 400mila con il morbo di Parkinson e altre 90mila hanno la sclerosi multipla. A ciò si sommano le oltre 200mila diagnosi di ictus ogni anno, una condizione per cui aumenta il tasso di sopravvivenza, ma con una qualità della vita spesso compromessa. È la stessa piattaforma Mnesys a certificare questi dati, come il diffondersi della depressione e di altri disturbi mentali che colpiscono più di 3 milioni di italiani.

«Complessivamente il Ministero della Salute stima che le malattie del sistema nervoso nel nostro Paese abbiano un incidenza di nuovi casi pari al 7,5% della popolazione italiana», conclude lo studio.

Comprendere il cervello per contrastare le malattie, di cosa si occuperanno Mnesys e l’Università di Genova

«Stiamo parlando di cifre mai viste, per il sistema universitario italiano. Grazie al PNRR siamo riusciti a creare una rete che dà voce davvero al meglio del nostro Paese», ha dichiarato commenta il rettore di UNIGE, Federico Delfino. «Ogni Ateneo, a sua volta, ha fatto bandi a cascata che arrivano a radunare altri 52 soggetti e altri 27 Atenei rispetto a quelli iniziali. Di Mnesys mi piace sottolineare una cosa: le materie variano dalla medicina alla biologia alle scienze tecnologiche e computazionali. E il calcolo, unito alla tecnologia, riesce a rendere la medicina più a misura delle persone. Più umana. Per costruire, grazie alla scienza, un presente e un futuro migliore».

Sette macro progetti e 70 linee di ricerca e di studio

Ogni macro area o “spoke” si concentrerà su aspetti specifici dello studio, cercando biomarcatori per la diagnosi e la prognosi, individuando nuovi approcci terapeutici – sia farmacologici che tecnologici – e creando degli “avatar” del cervello digitali. Ciò permetterà di sviluppare strumenti per una medicina sempre più personalizzata sulle specifiche necessità della persona.

Le sette macro aree nel dettaglio si occuperanno di:

  1. Neurosviluppo, cognizione e interazione sociale
  2. Neuroplasticità e connettività
  3. Omeostasi neurale e interazioni cervello-ambiente
  4. Percezione, movimento e interazioni cervello-corpo
  5. Umore e psicosi
  6. Neurodegenerazione, traumi ed eventi cerebrovascolari
  7. Neuroimmunologia e neuroinfiammazione

«Mnesys mira a facilitare la scoperta dei meccanismi di funzionamento del sistema nervoso e delle malattie, attraverso la creazione di avatar digitali del cervello umano, i digital twins», spiega infatti Sergio Martinoia, professore ordinario di Bioingegneria all’Università di Genova e coordinatore del comitato scientifico del progetto Mnesys. «Ciò consente esperimenti virtuali per poter studiare la risposta ai farmaci e alle malattie accelerando la ricerca attraverso l’integrazione tra medicina e tecnologie informatiche applicate al cervello».

Tra le domande che le varie linee di ricerca che il progetto approfondirà, per esempio, capire la relazione tra polveri sottili e insorgenza della SLA, oppure comprendere perché aumenta la mortalità di tumore fino anche all’86% in pazienti con disturbi mentali o, ancora, trovare una cura al glioblastoma – uno dei tumori cerebrali più aggressivi.

«L’obiettivo è comprendere i misteri del sistema cervello», afferma Antonio Uccelli, professore ordinario di Neurologia all’Università di Genova, direttore scientifico dell’Irccs Ospedale San Martino di Genova e direttore scientifico del progetto Mnesys, «e sviluppare trattamenti personalizzati per le malattie neurologiche e mentali tramite la medicina di precisione».

Un passo in avanti rivoluzionario che, grazie a Mnesys, porterà anche la firma dell’Università di Genova.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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