Caso Sharmin Sultana, confermato il femminicidio

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Caso Sharmin Sultana, confermato il femminicidio. La 32enne era precipitata dal terrazzo di casa sua a Sestri Ponente lo scorso 7 marzo. Il marito aveva indirizzato gli inquirenti verso l’ipotesi suicidio, nove mesi dopo la smentita dei figli di 7 e 10 anni.

Ipotesi suicidio, le amiche rivelano l’oppressione di Sharmin

Sharmin Sultana è il nome dell’ennesima vittima di femminicidio di questo 2023. La donna, nata in Bangladesh 32 anni fa, era precipitata dal terrazzo di casa sua, a Sestri Ponente, la mattina del 7 marzo.

Lui, Ahmed Musthak, quel giorno disse di averla sentita dire di voler andare a fare una passeggiata, mentre lui sarebbe rimasto a casa perché indisposto. Secondo il 44enne connazionale della vittima, si sarebbe trattato di suicidio, ma nove mesi dopo la verità è venuta fuori.

I continui litigi, l’allontanamento dalle amiche, l’oppressione costante. “Il marito non voleva che lei avesse amici e che frequentasse altre persone, lei aveva iniziato a comunicare tramite social – ha raccontato un’amica della donna – l’ultima volta che ho sentito Sharmin è stato il 6 marzo via Facebook, mi aveva detto di sentirsi pressata dal marito. Il giorno della sua morte avrebbe avuto un colloquio di lavoro. Era molto entusiasta mentre lui non era d’accordo.”

Un controllo ossessivo su moglie e figli

E sono sempre le amiche a rivelare che, da quando si erano trasferiti a Genova, la polizia era già intervenuta due volte o tre volte, perché Mustak voleva picchiarla. Picchiarla perché voleva avere una sua vita, perché troppo attaccata a quel cellulare che nonostante tutto le permetteva di rimanere in contatto col mondo.

“Mio marito controlla tutto il giorno il mio account – aveva confidato Sharmin a un’amica – quando vede qualcuno che manda dei messaggi mi insulta ed è molto geloso. Quindi non mandarmi messaggi in questo momento. Si sta comportando come un cane”.

E come aveva provato a controllare lei, ha poi provato a controllare anche i figli. “Tu non raccontare nulla di tua madre”, aveva detto alla figlia di 7 anni poco prima che gli inquirenti la interrogassero. “Quando ti chiedono di tua mamma tu digli che guarda sempre il cellulare e sempre parlare con la gente… sempre. E a scuola non raccontare niente”.

È però l’altro figlio, un bimbo di 10 anni, a trovare il coraggio di raccontare l’accaduto. “Papà batte nella testa di mamma …e poi arriva pieno di sangue …e poi morta. Mamma in cucina sta male. Poi mamma è caduta”, ha raccontato il piccolo davanti a un disegno realizzato mentre veniva ascoltato dagli psicologi.

Il gip Paola Faggioni ha quindi ordinato l’arresto di Ahmed Mustak, che stando a quanto predisposto dal procuratore Marcello Maresca dovrà inoltre fare i conti con il “pericolo di inquinamento probatorio” più grave, considerato che a Sestri era rimasto solo con i due figli.

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