Dopo mezzo secolo di chiusura a causa di gravi problemi strutturali, ha riaperto al pubblico il 20 Settembre la Domus Tiberiana, l’imponente residenza imperiale che si trova all’interno del Parco Archeologico del Colosseo.
Grazie ad un lungo ed importante intervento di restauro, è possibile ora attraversare l’antico Clivus Victoriae, la strada che percorreva l’imperatore per raggiungere la maestosa domus. Si è così ripristinata la circolarità dei percorsi tra il Foro Romano ed il Colle Palatino, attraverso la Rampa di Domiziano e gli Horti Farnesiani.
Un po’ di storia
Anche se prende il nome dall’imperatore Tiberio, che governò dal 14 al 37 d.C, l’inizio della costruzione del grandioso palazzo sarebbe iniziata sotto Nerone, subito dopo l’incendio di Roma del 64 d.C., insieme alla costruzione della Domus Aurea.
Si suppone che sia stato il primo vero e proprio “palazzo imperiale” eretto sul colle Palatino, in latino Palatium, da cui ha origine la parola “palazzo”, e che sia stato costruito sul luogo dove si trovavano la casa natale di Tiberio ed alcune altre abitazioni vicine.
Durante il governo di Caligola (37-41 d.C.) ci fu un primo ampliamento verso il Foro, la parte più amata dai nobili romani per la posizione privilegiata. In seguito gli imperatori Domiziano (81-96 d.C.) e Adriano (117-138 d.C.), apportarono altre modifiche, restauri, espansioni e la creazione di un ingresso monumentale sul Foro, dove aveva sede la guardia pretoriana.
La residenza dell’imperatore si estende per quattro ettari con le sue poderose arcate disposte su vari livelli, stanze, viali, giardini e il criptoportico, un corridoio coperto, che si trova sul lato orientale, lungo 130 metri, che conserva ancora parte degli intonaci a motivi geometrici e vegetali e pavimenti a mosaico; si collegava con la casa di Livia, la madre di Tiberio e con la Domus Flavia, ed era percorribile con i carri, molto utile per lo spostamento delle persone e delle merci.
Il Criptoportico
Nel corso del VII secolo d.C. la domus divenne residenza pontificia per volere di papa Giovanni VII, che la fece restaurare. Dal X secolo in poi, ormai disabitato, il palazzo fu depredato di moltissimo materiale, che fu utilizzato per la costruzione di chiese ed altri edifici di Roma.
Nel XVI secolo poi il cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, diede incarico al Vignola di realizzare gli Horti Palatini Farnesiorum, splendidi giardini divisi in tre terrazze, tra loro collegati da eleganti gradinate ed ornati con statue, fontane e lussuose decorazioni in marmo, ma per la costruzione dei quali il famoso architetto sacrificò la domus, che fu ricoperta e interrata.
Con i Borbone infine, che trasferirono a Napoli molte delle statue e delle decorazioni, anche gli Horti Farnesiani caddero in decadenza.
Cinquant’anni di chiusura
Fin dal 1800 erano stati eseguiti scavi archeologici e restauri nell’area, ma solo con i lavori più recenti è stato possibile mettere in sicurezza la zona e consentirne l’accesso al pubblico. Oggi è possibile infatti attraversare le sale interne del palazzo passando attraverso le enormi arcate che conducevano alle varie zone della residenza, tra cui le terme imperiali e le numerose botteghe. C’erano una biblioteca con l’archivio imperiale, terrazze, balconate, scalinate e ovunque preziose decorazioni. Molti oggetti di uso quotidiano sono stati rinvenuti e sono oggi conservati nelle sale espositive; il ritrovamento in particolare di numerose monete lascia immaginare che si svolgessero anche funzioni del fisco imperiale.
Dopo mezzo secolo di chiusura riapre così una delle più belle e sontuose dimore imperiali che offre uno spettacolo unico e suggestivo, un viaggio nel tempo all’interno di un capolavoro del passato che è tornato a splendere come ai tempi di Tiberio.
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