baby gang
Fonte: Avvenire

Genova come Torino e Milano per il numero di baby gang

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Tempo di lettura: 2 minuti

Il fenomeno baby gang è una realtà in aumento in Italia. Secondo il Ministero dell’Interno Torino, Milano e Genova sono le città con la più alta presenza di bande giovanili multietniche.

Secondo le analisi degli Ussm, gli Uffici di servizio sociale per minorenni:

  • Il 94% dei ragazzi è colpevole di risse
  • Il 75% di furti e rapine
  • Il 64% di bullismo
  • Il 45% di disturbo della quiete pubblica
  • Il 67% compie atti vandalici
  • Il 62% spaccia sostanze stupefacenti
  • Il 46% è dedito a estorsioni

Baby gang: i motivi della crescita

Prima di parlare di soluzioni per cercare di fermare questo fenomeno, bisognerebbe comprendere cosa spinge gli adolescenti a entrare a fare parte di una baby gang.

La crescita delle risse tra i minorenni è un fenomeno sempre più preoccupante da non sottovalutare. Tra le cause che hanno determinato l’intensificarsi di questi episodi c’è anche il Covid che ha impedito la partecipazione dei ragazzi alle attività sportive e accentuato il loro “bisogno di “sfogarsi” in vere e proprie lotte tra bande organizzate” ha detto Stefano Delfini, il dirigente superiore della polizia di Stato

Entrare in una baby gang, infatti, può essere una risposta legata alla necessità da parte dell’adolescente di crearsi un’identità.

E’ l’esigenza di entrare a far parte di qualcosa, quindi, che spinge l’adolescente a identificarsi poi all’interno della gruppo che, di conseguenza, diventerebbe un mezzo per colmare quel senso di solitudine e di non appartenenza.

Sicuramente la pandemia e il lockdown hanno avuto delle ripercussioni negative sul processo di creazione identitario di questi adolescenti che, trascurati dalla società, hanno sentito il bisogno di unirsi a queste bande.

Struttura di una baby gang

“L’identikit delle baby gang restituisce in media la fotografia di gruppi diffusi in tutte le regioni, con una leggera prevalenza nel Centro-Nord. Composti da circa 10 ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, spesso italiani, senza un’organizzazione strutturata né la distinzione di compiti all’interno. Compiono azioni violente, spesso senza moventi specifici, che sono espressioni di un disagio derivante il più delle volte da mancata inclusione o assenza di modelli di riferimento all’interno della famiglia più che da una vera e propria volontà criminogena” riporta il Ministero dell’Interno evidenziando poi l’esistenza di 4 macro-modelli di banda giovanile:

“Il più diffuso sui territori è quello caratterizzato dalla mancanza di organizzazione verticistica, composto in maggioranza da ragazzi minorenni italiani tra i 15 e i 17 anni che infieriscono su coetanei. Traffico di droga, estorsioni, rapine, in case o locali pubblici sono invece di altra gravità commessi da un secondo tipo di gang, più diffusa nelle regioni del Sud Italia, che si ispira a o ha legami con organizzazioni criminali strutturate.

Più diffuso nel centro-Nord è invece un terzo tipo di banda giovanile che si ispira a gang criminali estere, composto prevalentemente da ragazzi stranieri, di prima o seconda generazione, non integrati a livello sociale. Il quarto e ultimo tipo di baby gang mappato è quello diffuso nelle aree urbane, caratterizzato da una struttura definita e dalla gravità dei reati commessi, pur non avendo legami con la criminalità

Ti può interessare: Le gang giovanili in Italia, una mappatura a livello nazionale del fenomeno elaborata da Transcrime.

Nel centro-Nord si emulano le gang internazionali

Come spiega il sociologo Franco Prina nel libro “Gang giovanili: perché nascono, chi ne fa parte, come intervenire” ci sono due tipi di emulazione che vengono attuate nelle dinamiche della baby gang.

C’è chi emula il look e le abitudini della bande americane, come i Latin Kings, e chi ne emula proprio tutti gli atteggiamenti criminali.

Il primo tipo di emulazione è quello che viene principalmente attuato nel centro-nord Italia dove le baby gang sono composte anche dai minori stranieri di seconda generazione.

Come risolvere il problema

Se a fare da sfondo a questo fenomeno sono i rapporti problematici con le famiglie, i coetanei e il sistema scolastico ecco che bisogna creare iniziative volte a migliorare questi ambiti e il coinvolgimento che i giovani hanno con essi.

“Un’efficace strategia di prevenzione della devianza giovanile richiede la promozione, da parte di tutte le istituzioni coinvolte, di iniziative didattiche, sociali, culturali, sportive e religiose nonché di educazione alla legalità rivolte ai minori. Così affermava il prefetto Vittorio Rizzi nella prefazione allo studio del fenomeno baby gang nell’ottobre 2022.

Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha espresso la sua opinione in merito lo scorso 28 agosto durante un’intervista. Gli era stato, infatti, chiesto come si può contrastare il fenomeno baby gang dopo il gravissimo episodio di stupro di gruppo avvenuto a Palermo qualche settimana fa.

“A giugno abbiamo approvato un disegno di legge per il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica ora in discussione in parlamento. Un provvedimento che può costituire un deciso cambio di passo in quella che rappresenta una vera e propria battaglia di civiltà. E sebbene le norme in materia di prevenzione e repressione penale rimangano fondamentali, va affrontato pure il tema, più ampio, che coinvolge i sistemi educativi e formativi. Siamo davanti a un fenomeno sociale che va combattuto anche con adeguati progetti culturali, sradicando le ignobili convinzioni di chi vede nella donna solo un oggetto da possedere”

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Info Althea Amato

Althea Amato
Althea Amato, 26 anni, studentessa universitaria con la passione per i libri e la scrittura. Laureata in Scienze della Comunicazione, attualmente iscritta alla laurea magistrale di Informazione e Editoria. Qui con l'ambizione di trasformare una passione in un futuro lavoro.

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