La tradizione attribuisce ad Agrippa, genero e ministro di Augusto, il merito di aver costruito il Teatro Romano di Ostia e un’antica iscrizione rinvenuta durante scavi archeologici conferma questa credenza.
In origine la cavea poteva ospitare circa tremila spettatori ed era realizzata in “opus reticolatum” e davanti al teatro, il cui ingresso si affacciava sul decumano massimo, sorgevano due archi di cui restano tuttora visibili le coppie di pilastri in laterizio che sul lato apposto della strada furono addossate alle arcate del teatro e al portico degli archi trionfali.
Si trattava dell’arco onorario dedicato a Caracalla dai cittadini di Ostia nel 216.
Mentre alla fine del secondo secolo fu Commodo a disporne l’ampliamento e la ristrutturazione a mattoni; l’opera ne consentì l’incremento della capienza fino a quattromila posti.
Ipotesi suffragata da altri frammenti dell’arco rinvenuti e contenenti una seconda iscrizione, datata 196 d.C., che attribuiscono il rifacimento a Settimio Severo e Caracalla, sebbene i bolli laterizi indicano che i lavori fossero stati iniziati sotto Commodo.
Dopo un ulteriore restauro realizzato nel quarto secolo, il teatro si adattò anche a spettacoli acquatici con i personaggi della mitologia classica.
Oggigiorno e ormai da anni la struttura viene proficuamente impiegata durante la stagione estiva per accogliere suggestivi spettacoli serali in collaborazione con il comune di Roma, una società privata e la Soprintendenza del Parco Archeologico di Ostia e Portus.
Il Piazzale delle Corporazioni è posto alle spalle del teatro in un grande slargo pavimentato con mosaici che rappresentano scene di commercio e attività di quell’epoca.
Probabilmente, poiché al tempo di Domiziano accoglieva un tempio diviso in varie stanze, ognuna per ogni destinazione, il piazzale era un foro commerciale dove avevano le loro rappresentanze le corporazioni di mestieri, gli armatori e i commercianti.
Infatti, entrando nello stesso, provenendo dal teatro, troviamo la presenza di stanze con mosaici in quest’ordine: mercanti di cordami, conciatori, mercanti di grano, importatori d’avorio, armatori di Cartagine, di Cagliari, e di Syllectum, in Africa.
Dall’altro lato del piazzale se ne trovano con i trasportatori di anfore, con scene della rappresentanza egizia, composta da varie attività commerciali, compresa quella relativa al trasporto in loco di animali selvatici, oltre che degli armatori provenienti dalle Gallia, mentre dalla parte Ovest, degli armatori di Alessandria d’Egitto, composti anche di trasportatori e trasbordatori di anfore olearie.
BIBLIOGRAFIA
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