A Genova, fino al 16 marzo, di fronte alla Stazione Principe in via Balbi 40, nell’atrio della Biblioteca Universitaria in quello che nella seconda metà del secolo scorso fu l’Albergo Colombia, il più lussuoso e “vip” della città, è ospitata una breve ma intensa mostra dedicata a un interessante personaggio, benché poco conosciuto, che non era genovese ma ebbe legami culturali ed emotivi con la Liguria.
La mostra ha per titolo “Lettere a un amico. Bibi Lodi, gli scrittori e la Liguria” e offre uno sguardo sul mondo – poco conosciuto dal grosso pubblico – della Sanremo culturale degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.
E’ curata dalla figlia del protagonista, Letizia Lodi, nata a Sanremo, raffinata storica dell’arte con un lungo e variegato curriculum che spazia tra la Galleria di Palazzo Reale a Genova alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Si chiamava Filiberto Lodi; Bibi era il suo soprannome, datogli dal suo concittadino e amico Giorgio Bassani. Era nato a Ferrara nel 1916, si era formato culturalmente tra Ferrara, Padova e Bologna e durante gli anni più bui della guerra aveva dovuto riparare in Svizzera a causa della sua amicizia con intellettuali ebrei o antifascisti.
Nella sua non lunga vita – morì improvvisamente nel 1977, a 61 anni di età – visse anche nella Riviera Ligure, trasferendosi nel 1955 a Sanremo, pur mantenendo i contatti con la sua Ferrara e con i numerosi amici scrittori e artisti sparsi per l’Italia.
A prima vista può sembrar curioso che fosse amico di alcuni grandi letterati e artisti del dopoguerra, perché era un ingegnere.
Ma era un ingegnere “strano”, un ingegnere intellettuale e sognatore, contrario alla speculazione edilizia che negli anni Cinquanta e Sessanta imperversò in tutta Italia (e a Sanremo in modo intenso, direi in modo offensivo verso la bellezza del paesaggio e della città).
Niente di strano quindi che sia entrato in amicizia con Italo Calvino, che della speculazione edilizia fece nel 1957 il soggetto – negativo – di un suo celebre romanzo breve.
Italo Calvino scrisse queste parole su Bibi Lodi: “..Filiberto, che sempre mi accompagna con il suo passo tranquillo e tranquillizzante, il suo interesse per il prossimo, la sua leggerezza…“
Lodi morì, come detto, improvvisamente nell’ottobre 1977 senza lasciare un archivio ordinato delle numerose testimonianze delle sue amicizie umanistiche. Testimonianze che comprendono lettere personali, fotografie, cartoline postali, libri con dedica, quadri, dipinti, disegni, in gran parte esposti nella mostra.
Vi si trovano i nomi di scrittori quali Italo Calvino, Giorgio Bassani, Eugenio Montale, Mario Soldati, Graham Greene e di disegnatori e pittori quali Alberto Giacometti, Gian Antonio Porcheddu, Arturo Tosi, Graham Sutherland.
La mostra propone ai visitatori molto materiale di questo “archivio disordinato” di Bibi Lodi, a cui aggiunge la visione di alcune video interviste con alcuni artisti e scrittori quali il poeta Giuseppe Conte e il figlio di Mario Soldati, Wolfango.
Bene ha fatto la figlia Letizia a impegnarsi nell’opera di riordino dell’archivio paterno e a presentare i frutti del suo lavoro in questa mostra genovese, cui seguirà una guida breve e un catalogo.
La mostra, negli auspici della curatrice, si sposterà poi in altre città – come Sanremo… – in cui l’ingegnere sognatore ha vissuto e ha costruito amicizie e ha diffuso pensiero e cultura.
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