Bello andare in giro per i paesi dell’entroterra in un giorno feriale di autunno: c’è silenzio, il fruscio delle foglie cadute, un gatto sotto un androne…
Sono a Crocefieschi, 740 metri di quota in alta Valle Scrivia, un tempo era un’apprezzata località di villeggiatura estiva per tante famiglie borghesi di Genova.
“Croce” all’incrocio di antiche vie di transito e di commercio, le “vie del sale” che univano il mare e la pianura valicando l’Appennino.
“Fieschi” perché fu feudo di una delle più importanti famiglie nobili della Superba, che qui hanno lasciato ben due palazzi di famiglia, uno dei quali ospita oggi il Municipio.
Oggi Croce per chi non vive giornate troppo frenetiche può essere anche considerato un piacevole quartiere residenziale extraurbano del capoluogo.
In un edificio moderno accanto alle scuole, alle spalle della chiesa parrocchiale e del maestoso tiglio trecentenario, dal 2002 c’è un piccolo ma bene organizzato Museo Paleontologico che raccoglie reperti fossili del territorio.
Il suo ideatore è stato il paleontologo Bruno Rattazzi che ha dato in comodato d’uso il materiale esposto. Il Museo accoglie circa duecento reperti provenienti dalle valli dell’Appennino Genovese: Scrivia, Aveto, Trebbia, Borbera. Territori tradizionalmente poco esplorati dal punto di vista paleontologico.
Ad essere precisi si dovrebbe definire un museo “icnologico“, essendo l’icnologia la branca della paleontologia che si occupa delle interazioni tra organismi e substrato.
In parole povere, l’icnologia studia le tracce.
Qui si tratta soprattutto di tracce di animali invertebrati che vivevano sui fondali di un mare preistorico dove hanno lasciato segni belli come opere d’arte. Si va dal Miocene al Cretaceo Superiore, quindi dai 20 ai 60 milioni di anni fa. Il trasformarsi di quei fondali marini in montagne durante l’orogenesi alpina ha mutato le sabbie dei fondali in roccia fissando per sempre quelle tracce scavate e disegnate dagli animali.
È un museo in divenire, ogni tanto ne arriva uno nuovo grazie alla collaborazione di studiosi e ricercatori.
Non entriamo nei dettagli tassonomici di queste tracce e degli animali che le hanno formate…
Si tratta di animali sulla cui natura spesso si possono soltanto formulare ipotesi giacché non ne esistono di simili nell’attuale mondo dell’Antropocene.
Ricordo l’Inoceramus, un mollusco bivalve che si estinse insieme ai dinosauri una sessantina di milioni di anni fa. Gli Elmintoidi invece sono tracce ordinate e sinuose scavate nel calcare da non si sa quale animale.
Interessante anche la Scolicia; si tratta di tracce degli spostamenti di ricci di mare del genere Spatangus che si muovevano dentro i depositi del fondo marino.
Il Museo Paleontologico di Crocefieschi possiede inoltre una piccola biblioteca scientifica ed è visitato dalle scuole.
Ma al di là dei reperti esposti ciò che suscita molto interesse presso i ragazzi e i bambini sono i laboratori organizzati insieme ai volontari che lavorano col Museo di Storia Naturale di Genova.
Sono laboratori su argomenti di mineralogia, paleontologia, botanica e zoologia, e ai bambini queste cose interessano moltissimo, si appassionano e sono curiosi.
Poi, nella complicata età dell’adolescenza, non tutti manterranno lo stesso interesse verso il mondo naturale… Smartphones e campetti da calcio diventano più importanti, ma qualcuno che diventando adulto conserverà in sé la passione verso la natura ci sarà sempre. Magari anche grazie a quello che ha visto e ascoltato al Museo Paleontologico di A Croxe di Fieschi.
Un caloroso ringraziamento a Luigi Lange per la visita guidata al Museo e la piacevole chiacchierata (museocrocefieschi@libero.it)
Alfred Uchman, I fossili del Monte Antola, Fondazione Luigi, Cesare e Liliana Bertora, Genova, 2009
Tutte le foto sono di proprietà di Gianni dall’Aglio