Sinceramente non so dire se il Golfo della Spezia, o Golfo dei Poeti che dir si voglia, sia davvero “il più bello del mondo” come uno spezzino orgoglioso della sua terra mi disse alcuni anni fa.
Certamente è uno dei più belli d’Italia.
Bello in senso naturalistico ed emotivo ma bello, e utile, anche per ragioni meno spirituali e più pratiche.
Già i romani, infatti, osservarono il Golfo con interesse dal punto di vista militare. E dopo di loro, fecero altrettanto i Genovesi che fortificarono l’area con castelli e forti di cui rimane per la maggior parte soltanto il ricordo dato da qualche toponimo e qualche antico documento.
Furono Napoleone prima e i Savoia poi, nell’Ottocento, a rendersi pienamente conto della vocazione militare marittima del Golfo dei Poeti.
Ottenuta finalmente la Liguria grazie al Congresso di Vienna del 1815, i Savoia vollero fare di La Spezia una vera città e vi trasferirono la loro flotta militare precedentemente di stanza a Villafranca presso Nizza (l’attuale Villefranche-sur-Mer).
Sorse così l’Arsenale Militare Marittimo e La Spezia divenne la sede della Marina Militare del Regno di Sardegna, destinato a diventare Regno d’Italia.
Intorno alla nuova città, al suo Arsenale e al suo porto fu costruita una serie di opere di difesa per scongiurare attacchi dal mare e da terra. Forti, batterie, torri corazzate e dal 1880 una cinta muraria imponente che abbraccia la città.
Ai genovesi riesce facile comprendere il concetto. La cinta muraria di La Spezia, benché più ridotta in dimensioni e in lunghezza – e più giovane di due secoli – in un certo senso è “parente” delle Mura Nuove seicentesche che racchiudono Genova.
E anche qui a La Spezia, come a Genova, oggi che le mura hanno perso la loro funzione militare difensiva, sono diventate (o più esattamente stanno diventando) un suggestivo, percorso naturalistico-storico-panoramico che accrescerà il valore culturale e turistico della città.
A metà ottobre è stato inaugurato, alla presenza anche del Presidente della Regione Liguria, il primo tratto del percorso pedonale che partendo dalla Cattedrale di Cristo Re sale sin quasi al culmine della cinta, il Forte Castellazzo, il più interno ed elevato.
In realtà non si riesce ancora ad arrivare sin lassù, i lavori sono ancora in corso (ma siamo fiduciosi).
Il tratto già percorribile è quello che dalla Cattedrale sale a Porta Isolabella e ancora oltre sino al cosiddetto Muro Archeologico (è bene indicato nella mappa).
Esso offre a chi lo percorre vasti panorami verso la città e le Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano, un’area di sosta per riposarsi e rifocillarsi, pannelli esplicativi ben comprensibili distribuiti lungo il percorso che illustrano le diverse opere di difesa, come il Tobruk e le Sirene.
A fronte delle prime pochissime decine di metri di percorso piuttosto ripide, la salita prosegue poi molto dolce e ampia, adatta a qualsiasi tipo di gambe e di allenamento.
E comunque non è indispensabile partire proprio dalla Cattedrale, si può salire con mezzi a motore sino alla Porta Isolabella o al varco accanto al Muro Archeologico e discendere con calma verso la città…