Dammi i tuoi vecchi Jeans che devo piantare la menta!
A leggerla così, fuori da ogni contesto, parrebbe una frase assurda ed incomprensibile. E invece no, perchè Alberto Candiani – Presidente di Candiani Denim che da oltre 80 anni produce tessuti – è un imprenditore visionario, di quelli in grado di rivoluzionare un’idea ed un prodotto.
E nei suoi Jeans nasconde un seme orticolo di menta o di erba che cresceranno una volta piantati i vecchi jeans.
“Ci hanno presi per pazzi all’inizio, ovvio, ce l’aspettavamo. E invece ora siamo qui, a testimoniare una storia imprenditoriale di successo.”
Candiani è un’azienda tessile fondata dal nonno di Alberto nel 1938 a Robecchetto Con Induno, un comune di nemmeno 5000 anime vicino a Milano.
La ditta produce denim dagli anni 70 per i maggiori marchi internazionali.
Il Jeans, lo sappiamo, è una tela altamente inquinante.
Candiani è partito proprio da questo dato di fatto ed ha percorso al contrario la produzione del capo di abbigliamento più famoso al mondo.
“La nostra sede è nel Parco del Ticino, un parco naturale dove già per la mia famiglia era d’obbligo adottare scelte rispettose dell’ambiente. – ci racconta Alberto – Nel corso degli anni abbiamo fatto la rivoluzione!”
Da questa visione nasce COREVA, il tessuto creato da Candiani che ha permesso la produzione del primo jeans al mondo biodegradabile e compostabile al 100%.
Un jeans elasticizzato altamente performante che garantisce e addirittura migliora le caratteristiche del jeans classico.
Qui, però, parliamo di una tela stretch bio. Un elastico che arriva dalla gomma naturale e che non lascia nessun tipo di residuo di plastiche e microplastiche.
Il tessuto è solido e resistente. Si tratta di un elastico che supera tutti gli altri elastici utilizzati finora.
Alla fine del suo ciclo vitale il jeans che indossiamo può essere riciclato e con i suoi scarti si possono produrre bio fertilizzanti.
“In negozio abbiamo utilizzato i semi di menta, ma più logicamente possiamo usare i semi di cotone…A Milano, in Piazza Mentana, abbiamo il nostro hub, dove è possibile trovare capi su misura da customizzare a piacimento. E’ un laboratorio in grado di rendere unico ogni paio di jeans.
Oltre ad essere compostabile, noi vogliamo garantire al prodotto acquistato una vita più lunga proprio per scongiurare inutili sprechi.”
A 100 metri a piedi abbiamo aperto a Porta Ticinese il Candiani Vision, un hub green dedicato alla sostenibilità.
La culla di Coreva che ha permesso di trasformare il Jeans, tessuto altamente inquinante, in una tela biodegradabile e compostabile
”Una vera e propria rivoluzione culturale quella di Candiani Denim che ha ispirato l’apertura, a giugno di quest’anno, di Candiani Vision, uno spazio espositivo e conoscitivo al quale si affianca lo store che vende i jeans strech ecologici.”
Matteo Ward – CEO e co founder della start up WRÅD – ha progettato per Candiani Vision un hub in grado di spiegare concretamente ai visitatori il principio di economia circolare che sta alla base del marchio COREVA.
E così, accanto ai jeans stretch ecologici prodotti esclusivamente su ordinazione per scongiurare sprechi e customizzati in loco dal cliente per offrire un prodotto altamente fashion, in Porta Ticinese 22 Ward ha collocato varie piante di menta fertilizzate proprio con i jeans dismessi e decomposti.
Ward ha anche avviato un progetto con le scuole per spiegare ai ragazzi in modo diretto, chiaro ed efficace il concetto di moda sostenibile.
Sono loro i principali clienti di oggi e di domani ed è quindi davvero importante che capiscano e conoscano correttamente i processi innovativi della moda ecosostenibile.
“E’ fondamentale che i clienti siano consapevoli delle scelte che fanno. – spiega Alberto Candiani – E’ giusto che sappiano che dietro ad ogni innovazione ci sono processi di ricerca e sviluppo che necessariamente incidono anche sul prezzo del prodotto finale. Impossibile coniugare prezzi bassi e produzioni ecosostenibili. Il mercato viaggia, però, verso questa direzione.”
C’è un po’ di Liguria nella storia della famiglia Candiani.
Alberto ricorda con affetto le estati trascorse dalla nonna a Genova Pegli e le “slerfe” di focaccia divorate da bambino.
“Sono poi tornato parecchie volte in Liguria, anche perché Genova dista soltanto un’ora e mezzo da Milano. E’ una città che si conosce sempre un po’ poco, pur avendo un fascino notevole. Ho accettato volentieri di prendere parte a Genova Jeans perché è assolutamente legittimo riscoprire le origini del Jeans.”
In effetti non tutti sanno che il Jeans non solo è italiano, ma più propriamente genovese.
Ed era giusto che si rivendicasse questa paternità così importante.
“E’ stato un inizio pre-pandemico, poi il Covid ha bloccato tutto. Ma quest’anno ce l’abbiamo fatta ed è stato un traguardo veramente importante per tutti. Ora non ci resta che lavorare alla prossima edizione!”