Laghi di Lecchiore
Laghi di Lecchiore

Le chiare fresche dolci acque dei laghi di Lecchiore

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Uno dei vantaggi del vivere in una regione “sottile” in cui il mare e le montagne stanno gomito a gomito è che basta poco tempo e poca strada per passare dalle città della Riviera ad angoli di natura fresca, quasi disabitata e silenziosa.

Chi, come me, ama il solitario mare d’autunno-inverno più che quello agostano affollato e afoso trae grande giovamento – ad esempio – dal compiere brevi escursioni lungo i torrenti dell’entroterra. Specie quelli in cui si trovano anse e laghetti ottimi per farci il bagno.

Uno di essi è il rio dell’Acqua Santa, un breve affluente di destra del torrente Prino che sfocia in mare poco a ponente della città di Imperia, o più precisamente di Porto Maurizio.

Dolcedo

Il “capoluogo” della Val Primo è il paese di Dolcedo, amato e frequentato da tedeschi, svizzeri e altri stranieri dell’Europa centrale. Parecchi dei quali hanno preso casa qui e vi trascorrono lunghi periodi durante l’anno.

Municipio di Piazza

Dal suo centro principale di fondovalle, Piazza, antico borgo mercantile, inizia una facile passeggiata che in un’ora circa ci permette di salire dalla piazza di Piazza ai cosiddetti “laghetti di Lecchiore” distribuiti a “cascatella” lungo il succitato rio. E assai idonei a rinfrescarsi sedendosi o addirittura nuotandovi dentro.

Prima di sederci su un masso sotto gli alberi per rifocillarci con panini, frutta, acqua e quant’altro di nutriente e dissetante avremo deciso di portarci appresso.

Il percorso dal borgo di Piazza (a circa 80 metri slm) ai laghi di Lecchiore (intorno ai 300 mt slm) è bene indicato sul sito https://passeggiareinliguria.it.

Lo si trova come “passeggiata anello di Dolcedo”: facile, non faticosa, richiede scarpe da trekking leggero.

Inizia dal grazioso sagrato della chiesa parrocchiale di San Tommaso Apostolo, che fu una pieve di origini medievali. Nella prima metà del Settecento, poi, venne ricostruita grande e riccamente decorata in stile barocco, a testimonianza del benessere economico di cui godette questo centro d’entroterra durante la sua storia.

Seguendo un segnavia a strisce bianca e rossa si procede in salite di varia pendenza tra case, resti di antichi mulini, ponticelli in pietra, villette, campi e olivi lungo viuzze, a tratti asfaltate, con viste sempre più ampie sulle borgate di Dolcedo.

Si sale fino a imboccare un sentiero che prosegue tra oliveti ahimé a volte abbandonati e maltenuti, dove comunque svettano alcuni alti olivi di onorevole età.

Interessante e un po’ malinconico l’incontro con una chiesetta campestre in pessime condizioni, dove però è ancora possibile scorgere ampie tracce della decorazione originaria.

Chiesetta abbandonata

Il sentiero prosegue verso Lecchiore, sempre ben segnalato con le strisce bianca e rossa quando si giunge a bivi e incroci, fino a questa borgata di mezza collina (alcuni dicono Lècchiore ma non sono riuscito a capire se la corretta pronuncia sia piana o sdrucciola), una delle tante che compongono il comune di Dolcedo.

In realtà sin qui si può arrivare agevolmente in auto lungo una non brevissima strada asfaltata, quindi i più pigri potrebbero anche iniziare la loro escursione “lacuale” partendo da Lecchiore. Ma penso che il percorso che parte da Piazza sia più gratificante, benché un poco più lungo, perché permette di attraversare due diversi ambienti naturali: in basso le fasce a oliveto e il bosco alle quote più in alto.

Non sono boschi maestosi quelli intorno a Lecchiore. Mancano i grandi alberi secolari, ma è comunque bello – e in estate anche rinfrescante – camminare nel verde, dentro l’ombra luminosa creata dalle fronde.

Lecchiore
Lecchiore

Dopo aver attraversato Lecchiore la strada carrabile prosegue per un breve tratto per poi farsi sentiero ed entrare nel succitato bosco entro cui scorre il rio dei laghetti.

Segnavia – foto di Andrea Maneglia

Qui la segnaletica verso i laghetti si fa un po’ meno precisa di quanto sarebbe desiderabile ma la posizione del ruscello si percepisce benissimo anche nei tratti dove non lo si vede, quindi non è possibile perdersi.

Tralasciamo la deviazione verso il Santuario dell’Acquasanta (un’altra volta, magari…) e da lì in su un po’ tutti i punti vanno bene per scendere verso il rio e scegliersi il sito balneabile di proprio gusto.

Gli ardimentosi si tufferanno e nuoteranno a lungo nelle belle pozze limpide, dove l’acqua assume colori dal cobalto al verde scuro a seconda della luce del cielo e di come essa gioca con le foglie degli alberi.

Se sono fortunati potranno ammirare il volo saettante delle libellule e delle loro “cugine” damigelle, dalle ali intensamente blu.

Laghi di Lecchino
Laghetto nel bosco

 

I più freddolosi si accontenteranno di pucciare i piedi e le gambe nell’acqua – in agosto fredda ma non proprio gelida – che è già un’attività gratificante e rinfrescante così….

Dopo l’esperienza balneare si torna a Lecchiore. Da qui si può scendere a Piazza rifacendo il cammino dell’andata. Oppure si può percorrere in circa un quarto d’ora la strada asfaltata che porta a Bellissimi (circa 270 mt slm), altra interessante borgata del comune di Dolcedo patria di murales e mongolfiere (qui c’entra anche il FAI, Fondo Ambiente Italiano).

Una Damigella dalle ali blu

Da qui è facile tornare a Piazza lungo un ben segnalato percorso tra gli olivi.

Bellissimi meriterebbe un “pezzo” tutto suo in questa rubrica ma lo spazio a disposizione è terminato, quindi ne parleremo in una futura occasione.

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Info Gianni Dall'Aglio

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Genovese, per ragioni familiari divido (anzi, raddoppio) la mia vita tra Genova e Sanremo. Dopo la laurea in Geologia ho lavorato all’Università di Genova ma da più di vent'anni collaboro con case editrici locali e nazionali come autore di libri, guide, articoli su turismo, storia, arte e scienze; sono Direttore Responsabile del Gazzettino Sampierdarenese, socio del Club per l'UNESCO di Sanremo e delegato regionale del FAI, Fondo Ambiente Italiano. La mia famiglia comprende anche cinque gatti e un numero quasi incommensurabile di alberi di bosco e piante da giardino.

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