Chissà quante volte lo avete notato percorrendo l’A26 nel tratto tra Masone e Ovada: il Castello di Campo Ligure che dall’alto osserva la Valle Stura e le case che si stringono alle sue pendici.
La storia del Castello di Campo Ligure è antica e strettamente legata alle vicissitudini del borgo.
Le cui origini sembrano risalire al III secolo come accampamento romano, “campus” appunto.
La torre centrale originaria, primo nucleo di quello che diverrà il fortilizio, è databile intorno all’VIII secolo. Solo successivamente, attraverso un lungo periodo che arriva fino al XV secolo, la struttura si amplia con l’aggiunta di altri elementi: la cinta muraria dai merli squadrati e le altre due torri, di cui oggi restano solo tracce.
Quest’estate il Castello è aperto per le visite guidate (tutti i fine settimana fino al 12 settembre) e io non mi sono lasciata sfuggire l’opportunità.
Campo Ligure, non per caso inserito tra i Borghi più belli d’Italia, mi accoglie in una giornata di cielo terso.
Aspettando di salire al Castello, mi godo la quiete del primo pomeriggio curiosando tra l’intreccio di caruggi strettissimi e vie su cui si affacciano i tanti laboratori artigiani della filigrana. Questi preziosi arabeschi di sottili fili di oro e argento, frutto di arte, tecnica e pazienza, hanno reso Campo Ligure celebre in tutto il mondo.
Lascio la piazza principale, su cui si affaccia il bellissimo Palazzo Spinola, e salgo verso il Castello seguendo una scalinata e i camminamenti che arrivano al parco che circonda le mura.
“Feudo imperiale di Campo Freddo” recita lo stemma all’ingresso, su cui troneggia l’aquila bicipite.
Questo è stato per lungo tempo Campo, un isolato feudo del Sacro Romano Impero, circondato dalla Repubblica di Genova, prima possedimento dei Marchesi del Bosco, ramo aleramico, e poi passato agli Spinola alla fine del 1200.
Una convivenza non facile quella tra i Campesi e gli Spinola, fatta di alti e bassi. Ma tenuta insieme dall’orgoglio di restare indipendenti da Genova, a differenza del confinante Masone, con il quale non si sono nel tempo risparmiati i conflitti.
E l’aneddotica si mescola con i racconti popolari che hanno contribuito ad alimentare quello che ancora oggi sopravvive sotto forma di scherzoso campanilismo tra i due paesi.
La visita inizia con l’ingresso nel corpo esagonale, costruito in epoca successiva al maschio centrale.
Qui ben si coglie l’impianto della costruzione, che definisce gli spazi e l’organizzazione dei tre piani originari. Del più basso restano poche tracce: un forno e uno scaldavivande, elementi che confermano la presenza di servitù impegnata nella gestione della vita quotidiana dei residenti. Mentre il piano di mezzo è quello destinato ai soldati, seguito dal piano nobile.
Salendo una stretta scala raggiungiamo la cima della torre: siamo a circa 23 metri di altezza.
E da quassù si comprende la posizione strategica, alla confluenza dei tre torrenti, a presidio della Valle Stura e delle vie di comunicazione.
Mentre lo sguardo spazia a 360° sul paesaggio circostante, tra tetti, campanili e montagne, la torre diventa palcoscenico per l’affascinante racconto della Guida su fatti storici e note di folklore. Con un’attenzione particolare all’illustrazione del ricco patrimonio di edifici religiosi, chiese e oratori che hanno avuto un ruolo nella storia del borgo.
Poiché non c’è castello senza fantasma, qui la storia si fa leggenda e si racconta che tra queste mura aleggi ancora la presenza della giovane figlia del Signore del Castello, dall’infelice destino.
Ma non sveliamo nulla, scoprirete tutto nella visita guidata, che vi porterà anche nella piccola cella a lato della torre, che certo qualche ospite ha avuto, visti i messaggi incisi sulle pareti in pietra.
Il Castello era collegato al borgo da camminamenti, forse passaggi segreti e sicuramente da un ponte levatoio, per isolare la struttura in caso di assedio.
Ai nostri piedi spunta la neviera, ancora ben conservata e da quest’anno inserita nel circuito di visita. In questo antico congelatore veniva raccolta la neve per mantenere a lungo le provviste, direttamente nel ghiaccio oppure nella camera fresca sottostante.
Con i moti rivoluzionari francesi finisce anche la stagione degli Spinola a Campo Ligure e il Castello cade in abbandono.
Almeno fino a quando, divenuto di proprietà del Comune, diventa oggetto di un intervento di recupero che ne permette la fruibilità.
La sala principale del Castello, che viene utilizzata anche per la celebrazione di matrimoni, ora ospita alcune sculture lignee di Gianfranco Timossi detto “Tugnin”. E fino a fine settembre anche il progetto di arte contemporanea “Affioramenti” di Alice Cattaneo, legato al concetto di ritrovamento storico e geologico.
Le visite guidate al Castello sono organizzate dalla Cooperativa Dafne.