“Le cronache dell’acero e del ciliegio” mi ha affascinato fin dalle premesse iniziali. Il Giappone del XVII secolo è il protagonista assoluto della storia. La cultura, la storia e le tradizioni giapponesi vengono esplorate con minuzia di particolari dalla Monceaux, che, come si può ben notare dal romanzo, ha vissuto diversi anni nella nazione orientale.
La città di Edo costituisce il setting principale della storia. Edo è l’odierna Tokyo, all’epoca delle vicende conosciuta come Edo medievale. La cura nel descrivere la città, le storia del Giappone dell’epoca e la precisione nel raccontare gli eventi sono il chiaro segnale dello studio attuato dall’autrice prima di approcciarsi al testo. Le sue descrizioni prendono vita e la realtà si fonde con la fantasia in maniera perfetta. Il teatro del No e il Kabuki sono presentati con assoluta fedeltà e chiarezza, chiunque non ne avesse mai sentito parlare mediante “Le cronache dell’acero e del ciliegio” avrà una panoramica completa della realtà teatrale dell’epoca.
Ichirō è il protagonista maschile del romanzo. Da orfano abbandonato viene cresciuto da un severo maestro che lo indirizza alla “via della spada” e dalla sua domestica, la cara e dolce Oba. Ichirō trascorre l’infanzia in una vera e propria bolla, isolato con il mastro e Oba in una casa di paglia in montagna, lontano da tutti e da tutto. Fin da piccino mostra le sue abilità da samurai, ma sfortunatamente la sorte non è clemente con il ragazzo che presto si trova costretto a crescere da solo ed ad abbandonare la sua realtà. Per Ichirō si prospetta una vita di sacrifici e soprusi in quel di Edo, solo e senza supporto. L’unica certezza del ragazzo sono il suo ciondolo di famiglia e “la via della spada”. Nel teatro trova il conforto tanto bramato. Solo impersonando un ruolo riesce a sentirsi di nuovo se stesso, anche se per poco tempo. Solamente la sete di vendetta e l’amore di qualche amico riusciranno a salvare il ragazzo dalla disperazione in cui stava sprofondando.
È un romanzo ricco di colpi di scena. Eventi imprevisti sorprendono il lettore pagina dopo pagina. La profondità dei temi trattati e la loro complessità, resa perfettamente comprensibile dallo stile di scrittura dell’autrice, costituiscono l’aspetto che eleva il romanzo ya ad un opera ideale anche per adulti. Il cliffhanger finale poi lascia letteralmente con il fiato sospeso.
Menzione d’onore per l’edizione di Ippocampo: pagine colorate e disegnate. Non potevano realizzare un libro più bello di così.
Il secondo tomo della tetralogia, “La spada dei Sanada”, sarà pubblicato ad ottobre, e non vedo realmente l’ora di scoprire come prosegue l’avventura di Ichirō.
Chiara _del blog Le Tazzine di Yoko