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Banca Carige

Le banche in fuga dalla Liguria. E i risparmiatori?

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Negli anni sessanta, una canzone dello straordinario gruppo mimo-musicale dei Gufi faceva così: “io vado in banca, stipendio fisso, così mi piazzo e non se ne parla più”. Questa chimera è sparita, si dice per colpa della digitalizzazione e, più recentemente, del Covid-19.

In Liguria (dati Istat) si è in effetti passati dai 794 sportelli bancari di quindici anni fa agli attuali 638.

Con una popolazione di 1,55 milioni, significa che un ufficio bancario serve (e male, ovviamente) non meno di 2.300 abitanti, dato già depurato di tutti gli under 18. Ma la colpa maggiore risiede tuttavia nel generale malgoverno bancario.

In primis si potrebbe citare il vecchio Banco di Chiavari e della Riviera Ligure assorbito senza colpa a suo tempo da Banca Commerciale, che eliminò la peculiarità della storica banca della famiglia Dall’Orso, famosa per le rimesse degli emigranti. La vendetta di Tutankhamon fece sì che anche la BCI fosse poi inghiottita da Banca Intesa (ex Cariplo), secondo la regola del pesce più grosso.

Ma in secundis, è stata la banca del territorio ligure per eccellenza, la Carige, che più o meno un paio di decenni fa si mise a fare finanza, con un errore dietro l’altro (a parte le note vicende giudiziarie), invece di restare legata, come un tempo faceva, alle necessità commerciali e industriali della popolazione e degli imprenditori locali.

Dante Alighieri parlava della Liguria come “terra di conquista” (forse perché a Lavagna le aveva buscate) per cui negli anni d’oro molte banche si gettarono a pesce sulla nostra regione.

I risparmi facevano gola a chi speculava e ora, come accennato, nel momento più difficile licenziano e scappano.

Viene la voglia di citare un arguto aforisma di Bertold Brecht: “che cos’è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?”.

Se però la colpa maggiore risiede nella cattiva gestione, anche la digitalizzazione citata ha le sue responsabilità. Per risparmiare sugli impiegati, tutto è on line, tutto si fa dal cellulare, ignorando la fascia più anziana che non è usa a tale tecnologia. La Liguria ha un’età media superiore di due anni a quella italiana, ma le banche sono SpA, società per azioni, e secondo il codice civile il loro scopo è il lucro, tutto il resto è pia illusione.

Ma non è sempre così: questa diagnosi infausta necessiterebbe di una terapia, una dose anche lieve di sportelli bancari che, per statuto più ancora che per tradizione, siano di reale aiuto a una situazione economica disastrata.

Sono le BCC, le banche di Credito Cooperativo.

Ve ne sono alcune, nel territorio, ma non sono liguri, vengono dal Piemonte, due nel ponente, una a Genova, e una di derivazione toscana. I soci non sono liguri, l’interesse di queste BCC non è radicato in Liguria. Siamo l’unica regione italiana a statuto ordinario a non avere una banca di Credito Cooperativo nata sul territorio, per i bisogni del territorio, creata dai liguri per i liguri.

Non è campanilismo, è necessità, è bisogno, è solidarietà e mutualità, caratteristiche peculiari delle BCC, dove ogni socio ha diritto a un voto, a prescindere da quante quote possiede: questa è democrazia.

Di questo dovrebbe occuparsi chi ha davvero interesse a difendere la nostra economia e a farla crescere.

CAM

articolo scritto dalla redazione de La voce del Circolo Pertini 

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