Antichi borghi in pietra incastonati in un paesaggio variegato, dove dai terrazzamenti a vigneti e oliveti delle quote più basse presto si sale verso boschi e altopiani, da cui nelle giornate limpide si scorgono squarci di mare blu. Siamo in Val Graveglia, alle spalle di Lavagna, un tempo terra di minatori grazie alla ricchezza di risorse minerarie che caratterizza questi luoghi.
La nostra passeggiata inizia da uno dei suoi borghi più caratteristici, Nascio, a picco sulla gola scavata dal rio Novelli.
Lasciamo l’auto nel parcheggio lungo la strada principale e ci addentriamo tra le strette vie che separano le case. Seppur variamente ristrutturate, ancora conservano l’impronta delle originali costruzioni in pietra e le tracce di antichi portali eulitici.
Dalla terrazza davanti al sagrato della chiesa, decorato da un rustico “risseu”,si abbraccia con lo sguardo tutta la valle sottostante.
Nascio ospita anche l’atelier di Franco Casoni, intagliatore del legno con una nota bottega d’arte nel centro storico di Chiavari. Se si ha la fortuna di incontrarlo, si può assistere all’affascinante intaglio degli stampi per i corzetti, i piccoli dischi di pasta caratteristici del levante liguri, che vengono appunto stampati con disegni tradizionali e stemmi araldici. Oggetti un tempo di uso comune, e oggi una vera rarità realizzata da pochissimi artigiani.
Lasciamo Nascio percorrendo a piedi il settecentesco ponte in pietra che con un’unica arcata attraversa il rio Novelli.
Proseguiamo lungo una mulattiera tra boschi di lecci e castagni e in meno di mezz’ora raggiungiamo
Cassagna, villaggio che un tempo ospitava le famiglie dei minatori della zona.
Qui si respira ancora un’aria antica. Il borgo è uno dei meglio conservati dell’entroterra e tra archi in pietra e viuzze che si snodano tra case con tetti in ardesia scopriamo affascinanti dettagli di architettura rurale e tradizionali preparazioni culinarie, vere delizie per il palato.
Ora possiamo confessarlo: la passeggiata è stata una piacevolissima divagazione per arrivare all’ora di pranzo e assaggiare i testaieu (da non confondere con i testaroli della Lunigiana), specialità locale che lega a sé un patrimonio di cultura e tradizione ormai non facile da trovare.
La preparazione dei testaieu, infatti, non inizia in cucina.
Ma ha radici molto più lontane, nelle viscere della terra da cui si estrae l’argilla per preparare i testetti, i recipienti utilizzati per la cottura.
Attenzione però, non si tratta di un’argilla qualunque, ma di quella proveniente da Iscioli, altra piccola località della Val Graveglia dove si trova l’ultimo artigiano locale che ancora possiede questo antico sapere.
L’argilla, miscelata con la giusta quantità d’acqua, diventa facilmente lavorabile e compattata in palline che, dopo un breve riposo, vengono modellate nella forma del testetto, una piccola teglia rotonda.
Certo, anche qui l’evoluzione “tecnologica” recentemente ha semplificato il lavoro. Se un tempo infatti ogni testetto veniva modellato interamente a mano, dandogli la forma con un cerchio di metallo, oggi si utilizza uno stampo a pressione che sagoma la formella prima della rifinitura a mano.
I testetti asciugano quindi al sole per qualche giorno, per prepararsi al primo appuntamento col fuoco, con cui stringeranno un legame indissolubile, che li accompagnerà per sempre.
Una volta cotti, sono pronti per l’impiego in cucina.
E qui si ripete l’incontro con il fuoco, forza vitale che trasforma un impasto di acqua e farina in un piatto gustoso. I testetti vengono resi incandescenti sulla fiamma viva, quindi impilati e via via riempiti di pastella, che si rassoda e cuoce assorbendo il calore dalla terracotta rovente.
Ed ecco pronti i testaieu della Val Graveglia da gustare.
Semplicemente conditi con l’olio extravergine degli eroici oliveti locali e spolverati di formaggio grattugiato oppure in una versione più goduriosa, ricoperti di pesto profumato.
Proprio come li servono all’agriturismo A cà da nonna qui a Cassagna, dove la preparazione segue ancora il rito tradizionale sugellato dalle fiamme del fuoco.
Per arrivare a Nascio e Cassagna si raggiunge la Val Graveglia da Lavagna o Chiavari, si supera Conscenti, capoluogo del Comune di Ne, e si prosegue lungo la SP 26 fino a Piandifieno, per poi seguire le indicazioni sulla destra.
Per informazioni su itinerari e ospitalità: www.unamontagnadiaccoglienza.it