La Palazzina dei Velluti è una casa ligure con la facciata delicatamente colorata, in un paesaggio che più ligure non si può: una stretta fascia sopra l’Aurelia, affacciata su uno scampolo di quel Golfo del Tigullio che è uno degli angoli più affascinanti della Liguria.
E’ la sede della Tessitura Artigiana Gaggioli di Zoagli che la famiglia Gaggioli porta avanti dal 1932, quando il “nonno” Giuseppe Gaggioli rilevò la Società Anonima Velluti.
I primi tempi non furono facili: durante la guerra un bombardamento distrusse la sede dell’azienda e nel dopoguerra Gaggioli dovette ricominciare da capo attrezzando a laboratorio il primo piano della casa di famiglia.
Dopo Giuseppe i telai sono passati al figlio Sergio con la moglie Lorenza e adesso ci sono i loro figli Paola e Giuseppe, titolare dell’Azienda dal 2000.
Giuseppe Gaggioli “nipote” è ligure come il paesaggio in cui vive e lavora, un uomo pratico dal parlare concreto e senza fronzoli.
Ci introduce subito nel cuore dell’attività e mentre ci spostiamo nei ristretti spazi del laboratorio Giuseppe descrive il lavoro che dal filo di seta porta – tramite i telai e attente lavorazioni a mano – a tessuti rasi e morbidi, lucidi e colorati, lisci e in rilievo.
Una spiegazione precisa sulla tecnica della tessitura e sulla ricca terminologia tecnica nota e ben comprensibile solo ai non profani.
Dai telai, alcuni “vecchi” (anni ’60-70 del XX secolo), escono damaschi delicati e velluti uniti e policromi, morbidi e luminosi, connubio di gusto estetico e di perizia artigiana.
E seteria per camiceria, tendaggi e tappezzeria, sciarpe e borse, fodere per cuscini…
Questo è vero artigianato
non solo perché gran parte di lavoro viene fatto a mano, non solo perché l’azienda annovera solo tre tessitori, Giuseppe, la sorella Paola e la loro madre Lorenza, ma anche per l’attenzione nel produrre tessuti che abbiano quell’aspetto “non seriale” che i clienti si aspettano.
Ad esempio sovente arrivano ordinazioni da privati e architetti per realizzare riproduzioni dall’antico e in questi casi si imita l’antico anche nella tintura dei filati.
Un tempo si usavano coloranti naturali che per loro natura non potevano essere costanti per intensità e omogeneità e davano origine a leggere striature irregolari sul tessuto colorato.
Per mantenere lo stile, il filato viene messo in matassa, tre quarti della matassa vengono tinti nel colore giusto e l’altro quarto in un colore leggermente diverso, così quando si prepara l’ordito il colore viene non del tutto omogeneo, risulta un po’ striato, proprio come accadeva ai velluti antichi.
La materia prima arriva dalla Cina.
Una specie di nemesi storica, la patria della seta si è ormai ripresa ciò che gli europei le portarono via con l’inganno quindici secoli fa. In Italia c’è solo qualche allevamento di bachi a livello amatoriale, i fornitori del filo di seta sono italiani ma si riforniscono in Cina.
I clienti della Tessitura Gaggioli sono prevalentemente privati; ci sono alcune famiglie dell’alta borghesia genovese dai nomi noti, alcuni teatri, qualche edificio storico di chiara fama come il Castello di Dresda in Germania, per il quale Gaggioli ha fornito velluti lisci per tendaggi e tappezzeria.
La Tessitura Gaggioli è in buona ma ristretta compagnia, le aziende tessili simili, artigianali o piccolo industriali, sono sei o sette in Europa, quasi tutte in Italia.
A lavorare qui, come già detto, sono i tre membri della famiglia e non sono chiari i destini futuri dell’azienda per la difficoltà di trovare “giovani di bottega” intenzionati ad apprendere e proseguire l’attività.
Un’attività certamente non facile ma gratificante, che richiede buon gusto, senso estetico, abilità manuale, attenzione, senso artistico.
www.tessituragaggioli.it, www.facebook.com/TessituraGaggioliZoagli
Gian Antonio Dall’Aglio