pianeta discarica

Il pianeta è sempre più una grande discarica a cielo aperto

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Il pianeta si sta trasformando in una grande discarica. Se non adotteremo azioni correttive entra 50 anni avremo creato un danno ambientale irreversibile.

Da alcuni anni a questa parte noto, con grande interesse, che stanno sorgendo anche nel nostro paese nuove associazioni o gruppi di interesse che mettono a fattor comune il desiderio di fornire un contributo individuale affinché si realizzi quella trasformazione , oramai sempre più necessaria , tesa a valorizzare e difendere la nostra “casa” ,il nostro pianeta.

Tutto questo slancio ambientalista è figlio in parte del fenomeno Greta e non può che suscitare in me, e in coloro che credono che sia giunto il momento di fare realmente qualcosa di concreto per la tutela del pianeta, un sentimento di grande aspettativa.

Poiché, come ho già più volte detto, se la politica è rallentata nelle sue decisioni da elementi di compromesso e di equilibrio, sarà il cittadino comune a far montare emergere questi problemi e a forzare l’ interessamento e l ‘assunzione di responsabilità della classe dirigente.

Il cambiamento parte sempre dalla piazza, dal popolo, dai giovani.

Ed è proprio da questi ultimi che ci attendiamo la messa in mora di quel dicastero che da sempre è deputato all’emanazione di proposte di legge indirizzate, da una parte a contenere con azioni mirate e coraggiose i guasti già prodotti all’ambiente, e dall’altra a mettere maggior forza e convinzione nel progettare modifiche alle abitudini consolidate della collettività che se non corrette rischiano nel breve periodo di costituire una vera e propria minaccia al sistema biologico complessivo del nostro pianeta.

Secondo uno studio commissionato dalla Banca Mondiale entro i prossimi 20 anni ci sarà una ulteriore impennata del volume dei rifiuti nel mondo con un aumento del 60% su quello attuale.

I paesi ad alto reddito, America in testa, generano il 35% dei rifiuti globali mentre l‘Asia Orientale e Pacifica genera un quarto dei rifiuti del mondo.

I volumi complessivi sfiorano già oggi i 4 miliardi di tonnellate all’anno.

Volendo ridistribuire matematicamente questo dato sarebbe come dire 500kg a persona nella media mondiale, ma sappiamo che non è così. Il rifiuto necessita di spazio e sempre più spesso questo spazio viene sottratto al suolo coltivabile.

Si può fare molto per ridurne il volume e la pericolosità e, sempre nei paesi ricchi, qualcosa di significativo si sta iniziando a intravedere.

Un esempio su tutti è quello della gestione dei rifiuti urbani. Sappiamo che la soluzione più incisiva rimane quella della raccolta differenziata così detta spinta, ovvero la selezione prima del conferimento nei contenitori urbani, di tutti i prodotti che ci consentono di fornirgli una seconda opportunità di vita come: il vetro, la plastica la carta, i metalli.

Oggi le percentuali di differenziata sono ancora molto basse e non vi è certezza che i materiali così divisi giungano nella naturale sede di raccolta.

Il cittadino non comprende il valore di una azione così semplice e matura poiché non è mai stato coinvolto in quelle che sono le conoscenze scientifiche e ambientali di una variazione comportamentale compresa in un gesto così semplice come quello di disfarsi dei suoi rifiuti domestici.

Ricordiamoci sempre che il miglior rifiuto è quello non prodotto.

Quindi iniziamo da subito a differenziare i nostri acquisti privilegiando prodotti in cui il confezionamento è meno invadente di altri.

Bisogna fare più informazione e bisogna farlo nei luoghi giusti partendo dai giovani e nei luoghi in cui essi sono maggiormente presenti ovvero nelle sedi didattiche, partendo dalle scuole elementari e via via a proseguire sino al liceo. Magari inserendo dei crediti formativi universitari su un breve corso di gestione corretto del rifiuto.

Solo con la sistematica applicazione di un criterio di informazione capillare si può nel medio periodo ottenere un buon risultato.

In altri paesi europei questa è una pratica già largamente diffusa e applicata.

La dispersione nell’ambiente dei materiali che non finiscono nelle discariche costituiscono una minaccia molto seria per l‘ecosistema poiché molti di questi rifiuti sono prodotti con materiali che impiegano centinaia di anni per disperdersi nell’ambiente ed anche in quella situazione continuano a costituire una minaccia biologica per le specie animali che lo confondono con il cibo.

La scienza che studia queste dinamiche ci informa che siamo oramai giunti ad un punto critico, o si pone in essere un nuovo paradigma che tenga in debito conto la salute e la salvaguardia dell’ambiente o altrimenti precipiteremo in un abisso di conseguenze che minacceranno la nostra sopravvivenza come specie.

La posta in gioco è molto alta, non si può perdere.

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Info Walter Pilloni

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Affermato Imprenditore, da anni porta avanti la missione di divulgatore ambientale. Laureato in Giurisprudenza, ha pubblicato centinaia di articoli su clima e ambiente, realizzato 3 libri e un programma tv. Per le sue frequentazioni dei mercati asiatici, è stato nominato Ambasciatore di Genova nel mondo. E' consigliere comunale di VINCE GENOVA.

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