Anniversario morte De Andrè: Toti criticato sui social

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Nel giorno dell’anniversario della morte di Fabrizio De André, Toti viene criticato sui social. La scomparsa del cantautore, avvenuta l’11 Gennaio 1999,  è stata ricordata dal presidente della Liguria Giovanni Toti, che ha deciso di postarne al riguardo sulla sua pagina Facebook. Idea che non è piaciuta ad una minoranza di utenti del social, che gli si sono scagliati contro con critiche anche piuttosto esplicite. “Quella chitarra minimo te la infilava in….”. “Lui ti avrebbe schifato”. E via dicendo.

Dopo tre ore, compare quindi un nuovo post sulla pagina del Governatore, che evidenzia le critiche ricevute e contrattacca, seguendo una linea di pensiero secondo la quale, in quanto rappresentate dell’istituzione regionale, è suo diritto ricordare i grandi artisti liguri, a prescindere dalle loro idee politiche.

A molti sicuramente ha fatto tornare in mente quando lo stesso Salvini, tempo addietro, postò un commento simile nel quale menzionava la sua passione per De Andrè, ricevendo commenti anche più espliciti (ma questo è anche un po’ il gioco dei social del Capitano del resto).

Ma qual è invece “il gioco” sui social del Presidente Toti? Ultimamente è qualcosa che tende al moderato, non risparmiando stoccate al Governo e la magra figura attuale con lo spettro della “crisi”.

Ma talvolta non risparmia nemmeno gli alleati, tentando di sgomitare per farsi avanti nel quadro politico regionale e nazionale (vedi qui). Cose che traspaiono da una pagina Facebook che ultimamente sembra sempre meno popolata e piena di disillusione. Non sono mancate altre occasioni infatti sulla pagina social, con Toti criticato.

Idea su come dirimere la questione

Da un lato dobbiamo comprendere che in effetti, come diceva Massimo Troisi ne “Il Postino”: ”La poesia non è di chi la scrive, ma di chi se ne serve”. E quindi anche il citare la vita di cantautori e artisti che hanno reso grande Genova, e il suo patrimonio culturale, a prescindere dai loro colori politici.

Dall’altro, potremmo sperimentare a leggere la vicenda dal punto di vista dello stesso De Andrè, senza farci prendere da faziosità e mal di pancia.

Signori, la risposta è molto semplice: a Faber un politico stava sull’anima non in base al colore, ma per la sua stessa natura di essere politico. Solo un uomo libero da ideologie e partiti del resto, avrebbe potuto avere a disposizione tutto quel vocabolario di personaggi, luoghi e situazioni. Inoltre, usandolo a dovere, narrando in primis l’umanità, e non la politica (fortunatamente).

Quindi, egregio Presidente, si rassereni. Sia lei, che tutti i suoi alleati ed i suoi avversari avreste trovato posto in qualche rima di “La Città Vecchia”, “Il Testamento” o “Il Gorilla”. Nonostante questo, la musica di Faber è per tutti, e tutti hanno diritto ad ascoltarla ed elogiarla, perché “c’è amore un po’ per tutti, e tutti quanti hanno un amore, sulla cattiva strada”.

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