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Nuova “gaffe” di Toti sulle vittime del Covid. Sui social scoppia la polemica

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Continuano le “gaffe” del governatore Toti, a riconferma del fatto che Toti è il peggior nemico di se stesso.

Due ore fa è comparso un messaggio su Twitter in cui il presidente della Regione commenta il drammatico incremento delle vittime da coronavirus di ieri, 31 ottobre.

Nel testo si fa riferimento al fatto che 22 deceduti su 25 erano persone over 75 ossia “persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”.

In pochissimo tempo sul social è scoppiata la polemica degli utenti che, indignati e increduli, hanno fatto girare il post anche su Facebook e WhatsApp.

Immediate sono state anche le reazione dal mondo della politica.

«Il presidente Toti chiarisca esattamente cosa intende, nel suo post odierno e chieda perdono: ha offeso il concetto stesso della nostra società e noi tutti che facciamo tesoro dei nostri anziani. La saggezza, l’esperienza, l’amore che hanno per le giovani generazioni sono inestimabili. Rifiutiamo l’immagine di un governatore che dovrebbe avere a cuore tutti i cittadini e invece, evidentemente vittima dei deliri di onnipotenza, ha dato voce a un concetto così deplorevole» ha scritto in una nota il M5S della Liguria.

Raffaella Paita di Italia Viva ha dichiarato «le affermazioni con cui Toti minimizza la tragicità delle morti da Covid in Liguria sono così discriminatorie da essere orripilanti: è come se il presidente della Regione considerasse i decessi della fascia più anziana nella popolazione in qualche modo meno rilevanti. Per lui è sufficiente essere meno produttivi perché la propria vita diventi irrilevante? Si rende conto che la sua rischia di apparire come una oscena classificazione della morte? Corregga subito il tiro, e soprattutto si vergogni».

Dura la risposta anche del vicesegretario del Pd Andrea Orlando: «Soltanto i deliri totalitari misurano le vite umane in ragione del contributo che possono dare allo “sforzo produttivo del Paese”. Ogni vita umana è sacra e va difesa. Qui si raggiunge il punto più basso e agghiacciante del dibattito sulla pandemia. La Liguria è altro».

Prendono le distanze anche i suoi alleati. In una nota, il presidente della Lega Matteo Salvini dice: “I nostri genitori e i nostri nonni, con il loro lavoro, la loro passione e il loro sacrificio hanno cresciuto, difeso e reso grandi noi e l’Italia. Doveroso tutelarli e proteggerli, obbligatorio rispettarli e onorarli”.

Indignazione e rabbia anche da parte dei sindacati.

Il sindacato dei pensionati liguri, Spi Cgil Genova, invece ha ribattuto così al tweet del governatore:

 

E da parte di Luca Maestripieri, segretario generale del sindacato Cisl Liguria: «Toti chieda subito scusa per le allucinanti affermazioni sugli anziani pubblicate sui social. Chi lo ha detto, che gli anziani non siano produttivi? Lo vada dire alle famiglie e ai nostri giovani, molti dei quali vivono solo grazie all’apporto dei nonni e che ora sono in difficoltà perché non possono affidare loro i figli quando sono al lavoro».

Il “dietro front” salva faccia

Allo scoppio della polemica è seguito immediatamente un secondo tweet da parte dello staff del governatore, con il quale si sperava di rimediare alla brutta “gaffe” fatta.

Un dietro front il cui intento era chiaramente quello di salvare la faccia. “Il senso del messaggio – si legge nel secondo post di Toti – è stato frainteso”.

Il concetto del messaggio integrale uscito su Facebook, infatti, esprimeva l’intenzione opposta a quella del post su Twitter.

«La maggior parte dei pazienti gravi nei nostri ospedali e purtroppo anche dei morti che piangiamo ogni giorno è composta da persone sopra i 75 anni. E per quanto ci addolori ogni singola vittima, non possiamo non tenere conto di questo dato. Solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Sono proprio i nostri anziani i più colpiti dal virus e sono quelli che vanno tutelati di più: si tratta di persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese ma essendo più fragili vanno salvaguardate in ogni modo. Perché non si interviene su questa categoria? Proteggendo i nostri anziani di più e davvero, la pressione sugli ospedali e il numero dei decessi diventerebbero infinitamente minori. Sarebbe folle richiudere in casa tanti italiani per cui il Covid normalmente ha esiti lievi, bloccare la produzione del Paese, fermare la scuola e il futuro dei nostri giovani e non considerare alcun intervento su coloro che rischiano davvero».

Circa 25 minuti dopo il tweet delle polemiche, è uscito un nuovo post dove Toti cerca di correggere il tiro provando a spiegare quale era il suo vero messaggio.

Il lockdown: quel (maledetto) nodo spinoso

Il contesto del discorso dunque resta sempre quello della possibile ri-chiusura generale di negozi e attività.

Il governatore Toti – si sa – è da sempre contrario all’ipotesi del lockdown sia in Italia che in Liguria. Ma la realtà dei fatti, che nemmeno lui può ignorare, è che i numeri sono in costante crescita.

Una crescita esponenziale, che quotidianamente aumenta la convinzione dei comitati scientifici locali e nazionali che a breve saremo costretti a prendere provvedimenti ancora più seri e stringenti sul nostro territorio.

Al presidente Toti stanno dunque a cuore i giovani e i ragazzi. Prova a salvaguardare la scuola e il lavoro per proteggere il loro futuro. E di sicuro in questo non sbaglia.

Ma sarà vero che il senso del suo messaggio è stato frainteso? Va bene che il tweet sia stato estrapolato da un contesto più ampio, ma a rileggere quelle poche righe, sembrerebbe esserci davvero poco da fraintendere.

E allora ci domandiamo: si può davvero accettare di vivere in una società, sulla carta democratica, dove per sopravvivere e aver un futuro bisogna calpestare il passato? Via il vecchio e largo al nuovo, dunque!

Ed evviva la democrazia!

C.B.

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