Per quasi due mesi molti liguri hanno creduto che Ferruccio Sansa fosse il vero nemico di Giovanni Toti, ma il risultato elettorale del 20 e 21 settembre ha smentito questa tesi.
Non si era rivelato un nemico temibile Lella Paita cinque anni fa. Non lo è stato neppure Silvio Berlusconi dopo il “tradimento” di Toti (ad oggi il governatore ligure è l’unico delfino sopravvissuto del Cavaliere).
In realtà, ancora una volta, si è visto chiaramente che l’unico vero nemico di Toti è Toti stesso.
Il commissario mancato
Il suo primo auto-sabotaggio è avvenuto dopo il crollo del Ponte Morandi, quando il governatore era in pole position per il posto di Commissario per la ricostruzione. Il suo desiderio di emergere a livello nazionale e i sondaggi che lo davano come uno dei governatori più apprezzati d’Italia lo gasarono al punto da attaccare più volte il governo gialloverde in modo incomprensibile.
Risultato: Toti si è guadagnato qualche comparsata sulla TV nazionale ma Marco Bucci è stato nominato al posto suo. E grazie a questa nomina si sono invertiti i rapporti di forza tra i due. Se prima era Bucci a farsi vedere con Toti per accrescere la sua popolarità, da quel momento è iniziato ad accadere il contrario.
Il partito dello zero virgola
Dopo l’indubbio successo nella gestione delle varie emergenze, Toti ha avuto un altro eccesso di sicurezza in se stesso: nel momento peggiore ha fondato il suo partito che ad oggi a livello nazionale si attesta intorno all’1%.
L’autocandidatura a leader della coalizione
Toti si è rivelato il nemico di se stesso di nuovo dopo le regionali liguri. Il suo partito Cambiamo! ha fatto il pieno di voti – anche se per molti il successo è dovuto anche alla tattica di far scomparire il nome del movimento e scrivere TOTI nel simbolo in modo che potesse sembrare un voto diretto al presidente – e di nuovo l’eccesso di autostima lo ha portato a un passo falso.
Il 23 settembre ha dichiarato al Corriere che Matteo Salvini non è in grado di gestire la coalizione e in modo neanche troppo indiretto si è proposto come elemento chiave per il centro destra a livello nazionale.
Salvini e i leghisti sanno benissimo che Toti, con il suo passato da giornalista, non dice mai nulla che possa trasformarsi in un titolo di giornale travisato. E quindi il clima si scalda.
Salvini l’ha praticamente ignorato. Il responsabile regionale della Lega Edoardo Rixi ha attribuito l’uscita a una “ubriacatura post elettorale”. L’ex ministro Centinaio gli ha ricordato che poco tempo fa a livello nazionale era trattato da “appestato” e solo la Lega lo aveva difeso. “Ingrato” è l’aggettivo più gentile che ha ricevuto. Molti fan della sua pagina, con delicatezza, gli hanno spiegato che ha sbagliato, che ha fatto una cosa “da PD”, dove si lavano i panni sporchi in pubblico invece che in casa.
Giovanni Toti punta al governo, l’hanno capito tutti, e potrebbe anche avere i numeri per arrivarci. Se solo imparasse a sconfiggere il suo nemico più pericoloso, se stesso.