Festa della Donna ed “effetto Cortellesi”: perchè “C’è ancora domani” è meglio di mimose, balletti e spot elettorali

Condividi su
Tempo di lettura: 3 minuti

Il coraggio di Delia che cambia il destino della figlia

“C’è ancora domani”: la prima donna che mi viene in mente pensando all’otto marzo, alla Giornata Internazionale della Donna, è lei, Paola Cortellesi, regista ed interprete di questo film davvero straordinario.

Praticamente tutti, tra le sequenze della lettera, la camicetta e l’appuntamento abbiamo immaginato per Delia, la protagonista, un certo tragitto ed un certo incontro.

Invece no, per fortuna non è andata così. La trama si è svolta diversamente, ha preso un’altra piega.

Un film impegnativo, ma necessario, che la Cortellesi ha dedicato a sua figlia Laura.

“C’è ancora domani” si presenta come un inno alla libertà e all’emancipazione delle donne attraverso l’istruzione e il lavoro, sottolineando che la realizzazione di una donna non può e non deve dipendere esclusivamente dal matrimonio.

Paola Cortellesi, sia come regista sia come interprete, trasmette un messaggio chiaro e attuale: la donna trova la sua forza nel perseguire i propri obiettivi personali e professionali.

Il film, ambientato nel secondo dopoguerra, parla di patriarcato, violenza domestica e diritti civili. Ben fatto, recitato molto bene, a tratti davvero pesante, ma imprescindibile in questo momento storico di inutili proclami e slogan ad effetto.

Bisogna storicizzare, sempre. Se oggi l’8 marzo siamo invase da mimosa, flash mob, cene, sconti ed altre opinabili operazioni commerciali, vale la pena invece tornare indietro.

E ricordare, ad esempio, che mentre gli uomini votano dal 1861, le donne in Italia si sono recate per la prima volta alle urne soltanto nel 1945.

Occorre però aspettare gli anni Settanta per la nascita di un vero e proprio movimento femminista, con la celebrazione dell’8 marzo 1972 in Piazza Campo de Fiori a Roma dove le donne hanno manifestato per i loro diritti, tra i quali la legalizzazione dell’aborto che avverrà nel 1978 dopo la legge sul divorzio del 1970.

Il 1975 è stato poi definito dalle Nazioni Unite come l’Anno Internazionale delle Donne e l’8 marzo di quell’anno le donne di tutto il mondo sono scese in piazza compatte per rivendicare l’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.

Queste pagine di storia, così fiere ed importanti, crollano sotto il peso della consapevolezza che nulla o poco è cambiato in molti paesi del mondo dove le donne ancora oggi vengono sfruttate, picchiate, maltrattate, violentate, sottovalutate, abusate, ammazzate.

In Europa e in Italia, poi, le donne studiano e lavorano, anche se non tutte, però vengono uccise.

Impossibile non parlare di femminicidio anche per la ricorrenza dell’8 marzo.

Ed è allora ancora più importante ricordare che l’esercizio del voto è fondamentale perché ci permette di scegliere chi si occuperà di noi in termini legislativi.

Inutile scendere in piazza ogni 8 marzo con mimosa, slogan e balletti quando di fatto sui grandi temi non c’è miglioramento alcuno.

I dati sul taglio dei fondi per la lotta alla violenza

I fondi destinati alla prevenzione della violenza contro le donne sono stati tagliati, ad esempio, del 70%.

Si è quindi passati dai 17 milioni di euro stanziati dal governo Draghi per il 2022 ai 5 milioni del 2023

Questo drastico ribasso in termini di risorse economiche di fatto impedisce quanto chiaramente sancito dalla convenzione di Istanbul e cioè l’intervento da parte degli stati nell’incentivare e promuovere cambiamenti socioculturali.

Solo attraverso una vera e propria  rivoluzione culturale si riuscirà, infatti, a combattere la disuguaglianza tra uomo e donna che sottende a violenze e discriminazioni.

Basti pensare al lavoro dal quale deriva l’indipendenza economica di ciascun individuo.

Nel 2023 – secondo trimestre – il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni sale di 1,2, ma si attesta al 52,6%.

Festa della Donna
Festa della Donna

I dati ci dicono inoltre che il tasso occupazionale femminile italiano è inferiore a quello di tutti gli altri Paesi dell’Unione europea.

Incide, ovviamente, la cura dei figli e la mancanza di adeguati aiuti in termini di servizi che renderebbero più agevole l’accesso al lavoro.

Se poi pensiamo che in Italia quattro donne su dieci non dispongono di un conto corrente, è facile intuire come la violenza economica rientri tra le tante forme di violenza cui le donne sono sottoposte.

La festa della donna, ma ovviamente ciò vale per tutti gli altri 364 giorni dell’anno, dovrebbe perciò servire a fare luce su un dibattito che ad oggi pare sfocato.

Parole come libertà ed emancipazione, che sono il leit motiv del film della Cortellesi, non si sentono più tanto spesso, soprattutto tra le ragazze di nuova generazione.

Forse i social, tra le tante illusioni, ci ha venduto quella di una parità uomo – donna ormai risolta. La ventenne che guadagna su OF anziché iscriversi all’Università, crede di essere emancipata, mentre non sa di rispondere all’eterno clichè imposto dal mondo maschile.

Una volta si scendeva in piazza per il divorzio, l’aborto, la pillola: tutti passaggi epocali che hanno permesso alle donne di gestire in modo più autonomo la loro esistenza.

Che cosa è rimasto di quelle battaglie, di quegli ideali che ci facevano sentire forti e rappresentate?

Non posso pensare che l’8 marzo sia diventata una banale scusa per mangiare, bere e ballare tutte insieme.

Mi è difficile credere che le ventenni di adesso, di fronte al numero di 106 donne uccise nel 2023 per mano di mariti o ex compagni, rimangano indifferenti e non si pongano domande.

Mi piace invece pensare ed immaginare le ragazze mentre tra loro discutono di temi che le toccano davvero da vicino, come il Global Gender Gap, ovvero il rapporto che misura il raggiungimento degli obiettivi di parità tra uomini e donne in diversi campi: la partecipazione economica, il livello di istruzione, la salute e la partecipazione politica.

Ecco, triste davvero a dirsi, ma l’Italia continua a scendere: il Report 2023 del World Economic Forum la posiziona 79esima su 146 paesi analizzati.

Rispetto all’anno precedente si sono perse ben 16 posizioni e ovviamente questo dato si inserisce in quadro culturale, economico e sociale preoccupante.

Non so, al di là di numeri e statistiche, quale sia il reale umore delle giovani donne di oggi: le vedo, in linea di massima, inutilmente aggressive, quasi a voler imitare certi odiosi comportamenti maschili.

Vorrei vederle più unite e più centrate sull’obiettivo: talvolta ho come l’impressione, dialogando con alcune di esse, che vivano una pericolosa schizofrenia tra la realtà di questo Paese e le loro reali aspettative.

Sono quindi grata a Paola Cortellesi che ha avuto il coraggio e la bravura di portare sullo schermo uno spaccato di vita che fortunatamente molte di noi non vive più.

Le sono grata perché ha permesso alle nuove generazioni che sono andate a vedere il suo film, di apprendere com’era la vita “normale” delle loro nonne e mamme.

E’ fondamentale percepire un prima ed un dopo l’acquisizione di un diritto che, appunto, in precedenza non era tale.

Altrimenti si rischia di pensare che 70 anni fa fosse già tutto così e che il ‘68 sia una pagina di storia da ripetere a scuola durante l’interrogazione.

Cortellesi ci presenta una realtà spesso dimenticata: Delia, Ivano e Marcella, invece, sono esistiti. E ancora esistono.

Famiglie patriarcali e donne prive di diritti: la storia diventa uno specchio della lotta per l’emancipazione, un viaggio nel tempo che mostra quanto sia fondamentale acquisire diritti e dignità.

Sono grata a Paola Cortellesi perchè credo nel buon esempio e Delia che va a votare mi auguro di cuore che possa rimanere impressa nella mente di tutte le donne, di tutte le età, che hanno applaudito questo film straordinario.

L’arte è quanto di più vicino abbiamo alla realtà, a dispetto della politica che oggi sembra nella maggior parte dei casi uno spot elettorale dove il partito vince sempre, ma i cittadini no.

Di contro ci vogliono donne come Delia che combatte per sé stessa e per sua figlia alla quale impedisce di ripetere il suo medesimo cammino.

Ringrazio ancora Paola Cortellese perché tra i quasi 4.400.000 spettatori, molti appartenevano alla fascia 15-24 anni e per questi giovani il film vale un semestre scolastico, forse anche di più.

Mi piace pensare che adesso, quando si andrà a votare per il sindaco della propria città o per il presidente di regione, le giovani donne sentiranno di nuovo quel moto di orgoglio e di forza che abbiamo letto sulle facce di Delia e di Marcella.

Un “effetto Cortellesi” in grado di far percepire alle nuove generazioni il valore di quella dignità che le nostre mamme e nonne hanno cercato in ogni modo di trasmetterci.

C'è ancora domani
C’è ancora domani

L’8 marzo è un giorno importante e va onorato. Certo, nessuno dice di non andare a cena tutte insieme o di non ballare in una piazza per dire “Eccoci qui”.

Ma questa giornata deve essere per tutte noi soprattutto un promemoria: per ricordarci da dove veniamo e dove vogliamo andare.

E poi, proviamo a festeggiare l’otto marzo tutti i giorni, senza retorica e con convinzione. Cerchiamo di tendere una mano alle nostre amiche, colleghe, ma anche sconosciute che ci pare possano avere bisogno di aiuto.

Paola Cortellesi il suo regalo per l’8 marzo ce l’ha fatto: un’opera che non solo intrattiene, ma che porta con sé un messaggio potente di libertà ed emancipazione, un dono prezioso ed autentico per tutte le donne.

Un invito a riflettere e ad agire per preservare e migliorare i diritti di ciascuna donna per rendere ogni giorno, non solo l’8 marzo, un momento per celebrare e proseguire i traguardi raggiunti.

Ripensiamo alle battaglie di Delia e facciamole nostre affinchè la Giornata Internazionale della Donna non sia soltanto mimosa, balletti e spot elettorali nelle mani di chi, troppo spesso, nulla fa per noi.

Rosella Schiesaro©

Ti può interessare anche>Cento donne uccise nei primi dieci mesi del 2023: la rivoluzione culturale arranca, ma è l’unica soluzione

Condividi su
MeRcomm.it | posizionamento _ strategie di brand posizionamento SEO realizzazione siti web e-commerce mercomm social media marketing produzione contenuti pianificazione contenuti gestione e sponsorizzazione contenuti mercomm visibilità _ sponsorizzazioni google ADS affissioni, maxischermi e giornali ufficio stampa mercomm contenuti aziendali produzione contenuti blog shooting foto e video graphic e motion design 2D e 3D Liguria-Day-icona-500x500 LiguriaDay _ quotidiano online di mercomm progetti editoriali

Info Rosella Schiesaro

Avatar photo
Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

Articoli simili

Immigrazione clandestina: Maxi operazione Milano-La Spezia

Immigrazione clandestina: Maxi operazione Milano-La Spezia

Maxi operazione contro l’immigrazione clandestina che dalla Questura di Milano è arrivata fino alla Spezia …

LiguriaDay