Sabato pomeriggio, nel centro storico di Genova, si è verificato un violento scontro tra le forze dell’ordine e le gang senegalesi, legate alla mafia nigeriana. L’episodio è avvenuto in Via Prè, luogo noto per essere un punto di spaccio controllato dalle gang originarie del Senegal.
Gli agenti di polizia e i carabinieri hanno arrestato un giovane pusher di 16 anni, sorpreso a cedere dosi di eroina e crack a un cliente della zona. L’arresto ha scatenato la furia di un gruppo di connazionali del ragazzo, che hanno circondato e minacciato gli agenti, esigendo il rilascio immediato del minore.
La situazione è rapidamente degenerata, con circa sessanta persone che si sono riunite intorno agli agenti, rendendoli oggetto di aggressioni verbali e fisiche. Due uomini in particolare hanno cercato di liberare il pusher arrestato, lanciandosi contro gli agenti.
Alle 17:41, l’allarme è stato dato alle centrali operative di carabinieri e polizia locale, mobilitando reparti speciali. Per fortuna, due contingenti di reparti speciali si trovavano già nelle vicinanze e sono riusciti a raggiungere tempestivamente la zona, placando la situazione e disperdendo la folla.
Nel corso dell’operazione, tre persone sono state arrestate: il pusher di 16 anni, e gli altri due individui che avevano aggredito gli agenti per liberare il ragazzo. Tra questi, uno era minorenne (17 anni) e l’altro appena maggiorenne. Le contestazioni a loro carico vanno dallo spaccio di stupefacenti alla resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Le indagini proseguono per identificare gli altri partecipanti al violento assembramento. Le telecamere della zona sono state acquisite per cercare di dare un volto e un nome agli autori della protesta. Le forze dell’ordine hanno notato come siano soprattutto i giovanissimi centroafricani a manifestare insofferenza verso i controlli.
Quest’anno, le operazioni di polizia si sono intensificate, portando all’arresto di 43 persone, di cui 22 in flagranza di reato, e al sequestro di circa 4 chili di droga e 25.000 euro. I carabinieri di Genova Centro ne hanno arrestati altri trentuno.
Le operazioni congiunte con i carabinieri, però, non si limitano al centro storico, ma colpiscono anche i laboratori clandestini nelle periferie. Questi interventi hanno portato a sequestri significativi di droga, creando problemi di approvvigionamento e nervosismo tra le bande.
Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, la situazione a Genova rimane tesa. La mafia nigeriana e le gang senegalesi continuano a minacciare la sicurezza della città, ma la polizia e i carabinieri
Il lato oscuro della mafia nigeriana: una spietata organizzazione criminale
Negli ultimi decenni, a fianco delle tradizionali organizzazioni criminali italiane, sono nate e cresciute nuove mafie che hanno adottato alcuni degli stessi meccanismi di potere, violenza e superstizione. Tra queste, la mafia nigeriana si è sviluppata in modo silenzioso e subdolo, allargando la sua influenza fino a raggiungere l’Italia.
Il misticismo e i riti tribali presenti nelle radici delle mafie italiane e nigeriane rappresentano un elemento comune e fondamentale nella gestione del potere criminale. La ritualità criminale, spesso sottovalutata o ridicolizzata, è in realtà uno strumento di controllo e manipolazione che lega gli affiliati all’organizzazione.
La mafia nigeriana ha le sue origini nelle confraternite universitarie degli anni ’50, che si sono trasformate in “culti” criminali durante la crisi energetica del petrolio del 1973. Grazie al sostegno del governo militare di Ibrahim Babangida, queste organizzazioni hanno acquisito potere e influenza nel Paese, soprattutto nel delta del Niger, area ricca di risorse petrolifere.
L’organizzazione mafiosa nigeriana ha poi esteso la sua presenza in Italia, dove ha instaurato solidi legami con le organizzazioni criminali locali. Tra le principali attività illecite vi sono il traffico di armi, droga e esseri umani, lo sfruttamento della prostituzione, reati informatici e iniziative imprenditoriali.
Un elemento distintivo della mafia nigeriana è la componente magico-religiosa, che si manifesta attraverso i riti di affiliazione e punizione basati sul voodoo o ju-ju. Questo misticismo esercita un potere coercitivo sugli affiliati e le vittime, inducendoli alla totale obbedienza e sottomissione.
Le “madame” svolgono un ruolo cruciale all’interno dell’organizzazione, essendo le uniche in grado di celebrare i riti cultisti, soprattutto nello sfruttamento della prostituzione. La minaccia di ritorsioni da parte degli spiriti, soprattutto nei confronti dei familiari rimasti in Nigeria, è un mezzo efficace per mantenere il controllo su chi è coinvolto nell’organizzazione.
La mafia nigeriana condivide con altre realtà criminali a livello internazionale l’uso di simboli, miti e leggende per imporre i propri codici comportamentali e mantenere il controllo sulle proprie fila. È essenziale comprendere e affrontare questi aspetti per sradicare queste organizzazioni criminali e proteggere le persone che ne sono vittime.