Al termine degli ultimi giorni di fermento nelle alte sfere della politica italiana, il discusso e controverso Ddl Nordio ha ottenuto l’approvazione con 199 voti a favore e 102 contrari. Il provvedimento prevedrebbe dunque l’abolizione dell’abuso di ufficio e una stretta non trascurabile al traffico di influenze e alla pubblicazione di intercettazioni. L’allarme lanciato da Avs, Ordine dei giornalisti e Fnsi è chiaro: questa misura rischia pericolosamente, tra le altre cose, di imbavagliare e limitare ancor di più le indagini e le inchieste giornalistiche.
Se da un lato il buon Nordio e il centrodestra impattano sulla segretezza delle conversazioni, appellandosi all’articolo 15 della Costituzione e paragonandole al voto, sorge spontaneo e prepotente un interrogativo: come si potrà adesso portare alla luce e fare chiarezza su segreti e intrallazzi di una politica che, da Andreotti, Berlusconi e adepti ha reso il paese un vero e proprio parco giochi per caste, corrotti e malavita?
Nell’atteso dell’arrivo in Aula anche della proposta di legge del senatore Zanettin sulla limitazione a 45 giorni della durata massima delle intercettazioni, il centrodestra festeggia e inneggia intanto a questa misura e ad una serie di riforme della giustizia che, parafrasando Alessandro Cattaneo, stanno avvicinando sempre di più il paese al sogno di Berlusconi. I tempi sono sempre più foschi e, mentre altri paesi lottano a testa alta per impedire l’avvento di una politica ingiusta, qui in Italia non resta che aspettare cosa ci riserverà il clamoroso Ddl Nordio nel prossimo futuro.