Polemiche per l’uccisione di undici cinghiali: l’indignazione dei cittadini
Dopo l’uccisione di undici cinghiali in città a Savona – sei sulla spiaggia e cinque nel Letimbro – sui social si è letto davvero di tutto.
Oltre alle immagini ci sono ovviamente le narrazioni delle persone: chi si palesa terrorizzato, chi indignato, chi invoca pietà per salvare la vita agli ungulati.
A seguito di ripetute segnalazioni, la polizia provinciale era già intervenuta con il fucile per abbattere un esemplare reo di passeggiare lungo l’alveo del fiume.
L’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) riporta su Facebook la dichiarazione della Regione:
“L’intervento con i sei capi abbattuti si è svolto in totale sicurezza per la cittadinanza, hanno spiegato dalla Regione. Nessuno era presente dove sono stati effettuati gli abbattimenti.
Gli spari sono stati fatti a distanza ridotta e con armi di calibro piccolo, che producono un rumore limitato ”.
Precisazioni che non hanno placato le polemiche: a seguito dell’accaduto ad oggi non si fermano indignazione, insulti, rallegramenti.
D’altronde quando si ragiona con la pancia, ognuno ci mette la sua e alla fine si rischia di non andare da nessuna parte.
E’ partita quasi subito l’ordinanza del Sindaco Marco Russo per ribadire il divieto di dare da mangiare ai cinghiali, e questo va bene, ma è necessario fare di più.
Il Sindaco Marco Russo e l’ordinanza per vietare il cibo ai cinghiali
L’ordinanza è nell’ottica di non adottare comportamenti errati, come la distribuzione di cibo, ma di certo non basta.
“Visti i sempre più frequenti avvistamenti di cinghiali sia nelle zone residenziali sia al di fuori del centro e visto che la loro presenza è indotta anche dalla circostanza che vengono alimentati in maniera incontrollata” si ricorda che “è vietato a chiunque fornire alimenti e scarti alimentari ai cinghiali e a tutti gli animali selvatici”.
L’ordinanza prosegue ed entra ovviamente nel merito delle competenze:
“Oltre a emettere il provvedimento odierno, che, lo ricordiamo, richiama un divieto che è già vigente – dichiara il sindaco Russo – il Comune ha interdetto da tempo l’accesso nell’alveo del Letimbro per evitare interferenze tra i cinghiali con i cuccioli e i cani o le persone e inoltra al Nucleo Regionale di Vigilanza faunistico-ambientale le molte segnalazioni che ci giungono da parte dei cittadini.
Ricordiamo infatti che la questione appartiene alla competenza della Regione che è l’unico soggetto che deve provvedere alla regolamentazione e alla gestione del fenomeno.
A questo scopo oggi abbiamo chiesto formalmente al Settore Fauna Selvatica e al suo Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale che intervengano per ristabilire le condizioni di sicurezza all’interno del contesto urbano”.
Silvia Celeste Calcagno: “Barbarie gratuita, violenza spacciata per normalità”
C’è, però, chi non ci sta ad assistere passivamente a questi episodi di violenza legalizzata.
L’artista albisolese di fama internazionale Silvia Celeste Calcagno è molto lucida in merito alla vicenda.
“Abbattere un cinghiale in pieno centro è un’azione di barbarie non necessaria: gli animali disturbano, ma non mettono in pericolo nessuno.
Potrebbero essere sedati e trasferiti in totale sicurezza.
Peraltro per abbattere gli animali vengono utilizzate cartucce dall’indiscussa pericolosità: intervenire in zone urbane non esclude, quindi, la possibilità di incidenti anche alle persone.
La violenza gratuita perpetrata può inoltre indurre alcuni a pensare che si tratti di normalità, quasi come si perdessero i confini della realtà per addentrarsi in una dimensione da videogioco.
Per traslato questo può implicitamente far apparire lecito e, anzi, auspicabile commettere atti violenti senza alcun ripensamento, effetto che potrebbe avere gravi ricadute sulla società”.
Occorrono comportamenti etici e pedagogici
Già dopo la discutibile cattura dei cinghiali al Parco della Maggiolina a La Spezia si era ribadita l’urgenza di condannare senza sconti questa violenza gratuita esibita con normalità.
E’ inammissibile che i cittadini – di tutte le età – siano esposti ad episodi simili: subire comportamenti totalmente contrari all’etica è un danno per tutti.
C’è anche un motivo di assoluta importanza ed è quello pedagogico. E’ fondamentale che le nuove generazioni possano vedere rispettata la loro animalità.
Per un bambino assistere e subire un’azione violenta nei confronti di un animale non è per nulla appropriato.
A questo punto, però, urge una riflessione più ampia e diventa necessario rivolgersi a chi i cinghiali li conosce veramente bene perchè è sempre più indispensabile comprendere a fondo il fenomeno.
L’analisi dell’etologo Francesco De Giorgio
Ho accolto con piacere ed estremo interesse l’analisi e le riflessioni di Francesco De Giorgio, etologo, Presidente dell’Associazione Sparta Riserva dell’Animalità e fondatore dell’Istituto internazionale di formazione Learning Animals insieme a sua moglie José.
De Giorgio ha pubblicato di recente il libro L’era del cinghiale metropolitano, scritto con Alessandra Alterisio – biologa specializzata in biodiversità e conservazione – edito dall’Associazione Sparta.
Per richiedere il libro è possibile compilare questo modulo.
Il punto di vista scientifico è fondamentale per comprendere l’origine dei fenomeni e per conoscere, soprattutto, i comportamenti più idonei da mettere in atto.
De Giorgio, siamo di fronte ad una situazione così difficile da gestire e da risolvere?
Ormai lo ripeto da anni: la questione cinghiali è molto semplice, ma anche molto imbarazzante, nel senso che è davvero semplice comprendere alcune dinamiche naturali anche in contesti urbani.
Ed è talmente imbarazzante l’ignoranza che conduce sia a segnalare degli animali che fanno vita propria – i cittadini devono abituarsi a queste dinamiche – sia le istituzioni che proprio mostrano un approccio culturale antitetico a quello che vorrebbe un’etica animale.
L’etica animale, in questo caso dei cinghiali, ma soprattutto delle coesistenze con animalità sia domestiche che selvatiche, richiede l’educazione alla coesistenza.
Forse il tema della coesistenza non è neppure preso in considerazione e per questo non si intravedono che azioni punitive
L’educazione alla coesistenza manca proprio del tutto, non c’è alcuna iniziativa promossa dalle istituzioni.
Non c’è Comune, Regione o Provincia che promuovano iniziative atte a sviluppare una conoscenza degli animali e dell’animalità che non sia esclusivamente quella venatoria.
La coesistenza con animalità selvagge o domestiche, ma parliamo soprattutto di cinghiali, è qualcosa di ineluttabile.
Tu puoi anche ammazzare 100 mila cinghiali e altri 100 mila cinghiali arriveranno: di questo dobbiamo assolutamente prendere atto.
E’ proprio una regola della natura perché in natura nessuno spazio può essere lasciato vuoto.
Se c’è uno spazio vuoto che viene svuotato in cui gli animali vengono deportati o sacrificati, quello spazio sarà riempito da altri animali più facilmente della stessa specie o di altre specie.
L’educazione all’animalità prevede ovviamente un comportamento consapevole e rispettoso degli animali.
L’educazione all’animalità lascia che le dinamiche, anche in contesti urbani, fluiscano e diventino qualcosa di sostenibile sia per gli animali sia per gli animali umani che vivono in quei contesti.
Permette, per esempio, di capire quanto sia importante non dare cibo ai cinghiali perché non ne hanno assolutamente bisogno.
Ma anche quanto sia importante avere delle interazioni: se per esempio si passeggia con i cani occorre evitare situazioni di reattività da parte dei cani e degli umani e capire come muoversi in città.
Altro aspetto ancora da sviluppare è quello relativo ad una edilizia della coesistenza: occorre cioè sviluppare contesti urbani, architetture urbane che possano permettere questa coesistenza.
Coesistenza che, lo ripeto, è un fatto che nessuna amministratore potrà mai fermare.
Uccidere i cinghiali è soltanto una pezza che non risolve il conflitto.
Il conflitto va risolto con l’educazione ad un comportamento equilibrato e non reattivo di fronte ad animali come i cinghiali.
Un comportamento che conosce l’altro e che indaga l’altro anche da parte di persone che non hanno una formazione specifica in questo senso, ma che possono ricevere un’informazione corretta su questi animali.
Si tratta di un aspetto fondamentale e invece, lo ripeto, non viene rivolta alla cittadinanza alcuna iniziativa di educazione e di informazione corretta.
Come si potrebbe intervenire per promuovere almeno una conoscenza di base dei cinghiali?
Diciamo che almeno nelle regioni dove si verificano questi incontri si potrebbero organizzare delle serate informative con etologhe ed etologi.
Ci si può affidare anche all’attivismo, ad una conoscenza di un attivismo antispecista in particolare che permette una prospettiva più informata sulla coesistenza e sull’animalità, anche umana.
Tra l’altro bisognerebbe anche comparare i costi, perché comunque l’uccisione di ogni singolo cinghiale ha un costo che ricade su tutti i cittadini, quelli d’accordo e quelli non d’accordo.
Di contro, il costo di qualche serata informativa sarebbe certamente più accessibile e più fattibile con una minore ricaduta in termini di tributi e di tasse che gravano sui cittadini.
De Giorgio, una sua riflessione conclusiva in grado di connotare in modo più scientifico e meno emotivo “la questione cinghiali”.
Ribadisco ancora una volta che questa pratica di uccidere i cinghiali non porta alcun beneficio, se non temporaneo.
Anzi, uccidere fà sì che arrivino cinghiali da fuori, meno familiari con l’area e che quindi esprimeranno maggiori reattività.
Suggerisco poi di puntare su un’informazione corretta fatta di conoscenza dell’animalità.
Imparare come muoversi con i cinghiali, come interagire evitando di sviluppare interazioni reattive.
Terzo punto, promuovere lo sviluppo di una consapevolezza, da parte sia delle cittadine e dei cittadini, sia da parte delle istituzioni, che questo fenomeno non si risolve certo uccidendo i cinghiali laddove si presentano.
La questione cinghiali si può risolvere soltanto attraverso lo sviluppo di una differente cultura dell’inclusione degli animali.
Di certo è necessario lasciare da parte i ragionamenti di pancia ed iniziare il prima possibile, tutti, un percorso di conoscenza di un fenomeno che non risolveremo a fucilate.
Noi cittadini possiamo e dobbiamo chiedere e pretendere dalle istituzioni soluzioni alternative all’uccisione – peraltro controproducente – dei cinghiali e la possibilità di mettere in atto una coesistenza pacifica e rispettosa di entrambi.
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