Nomine europee, Meloni all'opposizione

Nomine europee, Meloni all’opposizione

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Continua lo scontro tra Giorgia Meloni e le forze del PPE (Partito popolare europeo) al vertice del Consiglio europeo dedicato alle nomine dei ruoli apicali delle istituzioni dell’Unione. Rispetto alle prime ore dell’incontro, c’è stato un tentativo di distensione da parte delle forze democratiche di centrodestra – se non altro per una questione di meri numeri – a cui però la presidente del Consiglio italiana non ha dato seguito, cercando di forzare la situazione in veste di ago della bilancia.

Meloni si dice contraria sia alla nomina di Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo e di Kaja Kallas come Alto Rappresentante. Posizione tiepida anche su Ursula von der Leyen confermata come presidente della Commissione europea, su cui si è astenuta.

L’unico altro leader europeo che ha espresso malumori simili è Viktor Orban, che però ha votato contro Von der Leyen, mentre si è astenutao su Kallas e si è espresso a favore di Costa. Non aiuta invece che i principali alleati di Meloni nei conservatori al momento – Petr Fiala della Repubblica ceca e Peter Pellegrini della Slovacchia – abbiano dato pieno sostegno al pacchetto di nomine proposte. Una situazione che rappresenta bene anche i problemi tra sovranisti che stanno complicando la vita del gruppo parlamentare di Giorgia Meloni a Bruxelles.

L’Italia fuori dalle nomine secondo Meloni, ma dipende dai gruppi parlamentari a Bruxelles

Già da martedì Giorgia Meloni lamentava accordi “precedenti alle elezioni europee” che avrebbero voluto estromettere dalle decisioni sulle nomine ai top roles l’Italia. Nella giornata di ieri sia la presidente del Consiglio che il suo vice, Matteo Salvini, hanno usato parole molto forti – il leader della Lega ha parlato addirittura di «odore di colpo di stato» – tuttavia questa ricostruzione non tiene conto del funzionamento delle istituzioni europee.

Storicamente infatti la decisione su chi occuperà i ruoli ai vertici dell’Unione sono le grandi famiglie partitiche, i gruppi in cui si riuniscono le varie forze politiche dei Paesi membri.

La costituzione provvisoria del Parlamento europeo 2024-2029

Le recenti elezioni europee sono state vinte, malgrado l’affermarsi in molti stati delle destre più estremiste, dal PPE, in cui rientra anche Forza Italia, che rappresenta il centrodestra moderato. Con 188 seggi conquistati su 720, è la principale forza ed è quella che sta spingendo per le nomine di suo gradimento.

Il paradosso italiano: FdI ha vinto le elezioni in Italia, ma fa parte di un gruppo di minoranza

Fratelli d’Italia non fa parte del PPE, ma è la principale forza di ECR (Conservatori e Riformisti Europei), che per ora ha conquistato 83 seggi. Un numero considerevole, considerando che ID (Identità e Democrazia, dove invece si colloca la Lega di Salvini) si è fermata a 58 seggi, che rende ECR la terza forza politica nel Parlamento europeo dopo i socialisti e democratici (138 seggi). Tale numero però potrebbe scendere a breve, se Viktor Orban creerà davvero un altro gruppo sovranista portando con sé gli eletti del Pis (il partito polacco Diritto e Giustizia). Orban ha preso le distanze da ECR nei giorni scorsi, dopo che il gruppo ha accolto nella sua compagine i 5 eletti dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni, un partito che ha una nota posizione anti-ungherese.

Se andrà davvero avanti con la creazione di un nuovo progetto che includa anche altri non iscritti o neo eletti – tra cui alcune dei partiti più radicali che hanno fatto exploit considerevoli in Paesi come Belgio e Germania – potrebbe attrarre altri componenti del gruppo di Giorgia Meloni. Non è un caso se mercoledì la riunione costitutiva di ECR si è chiusa con un nulla di fatto prima del rinvio al 3 luglio – il penultimo giorno prima del termine informale per presentare i gruppi del Parlamento europeo.

La presidente del Consiglio è quindi in una situazione paradossale: Meloni può vantare di certo l’eccellente risultato alle urne – la sola tra i capi di governo dei principali Paesi europei che può parlare di vittoria elettorale – ma quei numeri nella logica dei gruppi in Europa non le permettono di sostenere un ruolo protagonista. In questa situazione è Forza Italia chiamata a rappresentare l’Italia nella famiglia del PPE.

Tajani, mediatore in una situazione complessa

Non sorprende dunque se nei giorni scorsi il vicepremier italiano abbia tentato di proporre al PPE di aprire il dialogo sulle nomine anche a ECR, sostenendo che fosse importante sentire anche l’opinione dei conservatori. Una posizione che non è caduta nel vuoto. Lo stesso presidente del PPE Manfred Weber ha infatti dichiarato: «L’Italia è il terzo Paese più grande: è necessario includere la posizione italiana nel processo decisionale. Sono d’accordo con il presidente Sergio Mattarella: nella Ue non si può prescindere dall’Italia». 

E, in effetti, i voti di Fratelli d’Italia e dell’ECR potrebbero blindare la conferma di Ursula von der Leyen, salvo ulteriori defezioni. Tuttavia non tutte le forze politiche nella famiglia del PPE sono inclini ad aprire ai conservatori. Lo conferma anche il premier olandese Mark Rutte, recentemente nominato segretario della NATO: «ECR non è coinvolta nelle discussioni perché non è accettabile per altri partiti. Ma l’Italia non è esclusa e deve sentirsi ben rappresentata nella commissione e non solo».

L’iter europeo: le nomine sottoposte al Parlamento

Toccherà adesso al Parlamento europeo ratificare le nomine proposte dal Consiglio di Von der Leyen, Kallas e Costa. Si apre così una nuova partita per Meloni per negoziare un ruolo decisivo per i suoi eletti e rimarcare il suo ruolo fondamentale anche nello scenario dell’Unione. La discussione verterà di certo anche sull’Agenda strategica, su cui anche lo slovacco Pellegrini già prevede di chiedere modifiche «nell’area della competitività e del mercato unico insisterò nell’aggiungere che un approccio unico dovrebbe essere applicato in tutti i settori, ad esempio per evitare doppi standard nella qualità alimentare o altri doppi standard nei confronti dei paesi all’interno del mercato unico. Inoltre, per il Green Deal, insisterò nell’includere un “approccio pragmatico”».

Pragmatismo che è tornato in diversi discorsi nella giornata di ieri, anche sul funzionamento delle istituzioni europee

«Nel Parlamento europeo ci sono tre gruppi che sono disposti a lavorare insieme. È così che funziona la democrazia. Si forma una coalizione di gruppi politici che vogliono lavorare insieme, che vogliono fornire stabilità, che vogliono essere orientati all’azione. E sulla base di ciò, sono stati proposti tre nomi di altissima qualità», ha confermato il premier uscente belga, Alexander De Croo. «È così che funziona la democrazia. Non riguarda solo il mettere veti, la democrazia riguarda chi vuole lavorare insieme. E quei tre gruppi politici sono disposti a lavorare insieme per il bene di tutti gli europei».

«Le tre famiglie politiche hanno discusso tra di loro, ma spetta al Consiglio Europeo, poi, prendere la decisione», ha dichiarato anche il premier greco Kyriakos Mitsotakis, uno dei negoziatori del PPE sulle cariche apicali. Secondo Mitsotakis, le nomine del Consiglio sono «una proposta che riflette la maggioranza. Ho molto rispetto per la presidente Giorgia Meloni e l’Italia è un Paese molto importante nell’Unione. Sicuramente affronteremo tutte queste questioni e preoccupazioni nelle discussioni che avremo».

Gli impegni internazionali al centro della discussione

Tajani intanto ha comunicato su X questa mattina che Forza Italia «voterà Metsola Presidente del Parlamento e Von der Leyen della Commissione Ue. In sintonia con PPE. Molto perplessi su durata della presidenza del Consiglio UE. A Kaja Kallas chiediamo impegno chiaro su Sud e Medio oriente. Sì all’apertura ai conservatori. No ai verdi».

Intanto nella giornata di ieri il Consiglio europeo ha anche firmato nuovi impegni congiunti sul tema della sicurezza tra Europa e Ucraina. L’UE «è determinata a continuare a fornire all’Ucraina e al suo popolo tutto il sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico necessario, per tutto il tempo necessario e con tutta l’intensità necessaria».

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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