La ricerca scientifica e il mare all'Alfabeto del Futuro

La ricerca scientifica e il mare all’Alfabeto del Futuro

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Mare e innovazione: se il primo per i liguri è un dato di fatto, elemento fondante della propria natura e storia, il cambiamento non fa propriamente parte della cultura locale; eppure, come hanno ricordato gli ospiti dell’Alfabeto del Futuro, l’appuntamento organizzato dal gruppo Gedi per parlare di scienza del mare ieri all’Acquario di Genova, ha confermato non solo che è possibile innovare, ma che il cambiamento è in corso già da decenni e che fa parte a sua volta della storia della Liguria.

Lo hanno spiegato con un esempio semplice due persone molto diverse tra loro per ruolo ma accomunate dall’amore per il mare e la vela, il Sindaco di Genova Marco Bucci e il velista Giovanni Soldini, citando un ricordo comune delle rispettive infanzie, ossia quando da bambini facevano il bagno al mare e uscivano dall’acqua con i piedi sporchi di catrame e le rispettive li inseguivano con la trementina per pulirli. Un ricordo che già non è più condiviso dalle giovani generazioni che possono fruire di un mare sempre più pulito e che anche quest’anno in Liguria vanta ben 34 bandiere blu.

Un risultato già importante, ma che rappresenta un primo passo nella salvaguardia del nostro mare

Durante l’evento, c’è stato modo di ricordare che il Mediterraneo è un crocevia fondamentale sotto tanti aspetti. Pur rappresentando solo l’1% della superficie acquea del nostro pianeta, infatti, vanta il 10% della biodiversità marina globale. Dal punto di vista della logistica, malgrado i disordini nel Mar Rosso, sta diventando sempre più fondamentale – offrendo anche all’Italia un ruolo di prima categoria nella gestione dei traffici internazionali. È un hub prezioso per lo scambio e il trasporto di dati ed energia, pensando alle condotte e i cavi posati sui suoi fondali. E, infine, è una meta turistica sempre più apprezzata e richiesta dai viaggiatori di tutto il mondo.

Come si possono però far coesistere tutti questi aspetti senza rinunciare alla salvaguardia dell’ambiente e anzi, spingendo per un’innovazione tecnologica che anticipi le sfide di oggi e domani e non solo si occupi di sostenibilità, ma crei anche occupazione?

A queste domande hanno dato le loro risposte gli ospiti intervenuti ai diversi panel, che hanno toccato temi molto vari, dai nuovi materiali più sostenibili per la nautica agli impieghi della robotica nell’evitare la diffusione di specie animali aliene nel Mediterraneo; dalle normative europee che stanno entrando in vigore alle nuove sfide della logistica.

L’Italia è chiamata a rispondere alla sfida

Da molto tempo si chiede – dalla Liguria ma non solo – che il mare abbia un occhio di riguardo nelle logiche e nelle politiche statali. Su questo tema è intervenuto il viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Edoardo Rixi, che ha ribadito la sua speranza di arrivare a breve a una riforma dei porti che, ha detto, «ritengo sia necessaria, e credo che la situazione che si è creata su Genova e su altre realtà portuali dimostrano quanto serva una regia nazionale. Ci sono interpretazioni diverse sulle concessioni da porto a porto, per esempio: oggi siamo al centro di una logistica globale, ciò prevede una maggiore pressione sui nostri scali e questo richiede un’ottimizzazione. Mi auguro che entro il 2024 troveremo una spinta per riuscire a chiudere almeno una bozza di riforma, almeno sui temi più importanti».

Gli aggiustamenti normativi devono far fronte anche alle tante situazioni precarie delle autorità di sistema portuali, non solo in Liguria: se dopo lo scandalo che ha coinvolto la Regione il Commissario straordinario dell’ADSP del Mar Ligure Occidentale, Paolo Piacenza si è dimesso, non stanno bene neanche il porto di Trieste (Vittorio Torbianelli è il commissario straordinario, fresco di nomina qualche settimana fa) né l’ADSP del Mar Adriatico Meridionale (che gestisce gli scali di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli e Termoli), dove il presidente Ugo Patroni Griffi si è dimesso da poco per problemi personali.

«Entro il 2024 si farà la call per le autorità portuali con governance scaduta, nel frattempo dobbiamo garantire l’operatività», ha confermato infatti il viceministro.

La crisi politica e portuale della Liguria

Mentre sta iniziando i lavori di controllo e verifica la nuova commissione voluta dal MIT sulle deroghe e le concessioni rilasciate dall’ADSP del Mar Ligure Occidentale, Rixi ha avuto modo anche di parlare della situazione ligure, che coinvolge il presidente Giovanni Toti, ancora agli arresti domiciliari. In attesa che la gip Paola Faggioni decida se accordare l’incontro richiesto dal governatore ai domiciliari, ha commentato: «Mi coordinerò con gli altri segretari regionali dei partiti. Credo che la discussione verterà su quello che si intenderà fare a livello regionale: non abbiamo più contatti con il presidente Toti da tempo e cercheremo di capire quali sono le sue posizioni e i nodi che bisognerà affrontare nei prossimi mesi».

Secondo il viceministro, tuttavia, «l’inchiesta non deve essere una scusa per bloccare le grandi opere in Liguria». La nuova diga di Genova, le altre opere in corso nel porto del capoluogo, il Terzo Valico: tutti esempi di infrastrutture necessarie non solo alla Liguria ma anche al sistema Italia per poter sostenere un ruolo da protagonista nelle sfide della logistica del Terzo Millennio.

La scienza del mare, la ricerca rende la Liguria un polo di attrazione

La richiesta per la politica espressa sia da Soldini che da altri soggetti intervenuti al convegno, è quella di dedicare più risorse alla ricerca e al sostegno degli enti che la portano avanti, anche per quello che riguarda il mare. La sostenibilità e le richieste delle nuove norme europee non devono essere infatti viste come un capestro, ma come un’opportunità di creare investimenti, startup e, di conseguenza, nuovi posti di lavoro.

Lo sa bene il Raise Liguria, l’ecosistema dell’innovazione concepito e coordinato da UNIGE, CNR e IIT che con un finanziamento europeo aggrega varie realtà imprenditoriali liguri e ha già visto l’assunzione di 200 persone tra ricercatori ed esperti. Servono anche però quegli investimenti infrastrutturali apparentemente più banali, come studentati e risorse abitative, per rendere Genova e la Liguria dei veri e propri poli di attrazione.

Tuttavia, il mare può diventare l’ispirazione e la fonte di una nuova identità produttiva per la Liguria. Insieme all’anima turistica, passato il tempo dell’industria pesante l’innovazione e la ricerca possono creare posti di lavoro ad alta specializzazione che invoglino sempre più giovani a rimanere sul territorio dove si laureano e che anzi, possano attirare talenti dall’Italia e dall’estero. Una necessità importante, nella Regione più anziana d’Europa che vive un forte spopolamento e una fuga di cervelli importante. Secondo alcuni studi recenti, infatti, un laureato su quattro abbandona la Liguria dopo la laurea, mentre una percentuale sempre più alta deve accontentarsi di lavori in cui le competenze sviluppate non sono richieste.

Un trend su cui è urgente intervenire per fare in modo che la Liguria non sia attrattiva solo come meta turistica, ma come polo di ricerca e sviluppo all’avanguardia per quello che riguarda le scienze del mare.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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