Neonato azzannato pitbull di famiglia
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Neonato azzannato dal pitbull di famiglia

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È morto a seguito delle ferite riportate il piccolo Michele, il bimbo di cinque mesi azzannato dal pitbull di famiglia a Palazzolo Vercellese: il neonato si trovava in braccio alla nonna al momento dell’aggressione, che lo stava cullando. All’improvviso Nerone, un cane di 8 anni, è infatti saltato addosso alla donna facendola cadere a terra e ha morso il bambino al collo e alla testa, rifiutandosi di lasciarlo andare.

Solo l’intervento di un vicino di casa infatti ha permesso di liberare Michele, che è poi stato trasportato con l’elisoccorso per un tentativo disperato di rianimazione, inutilmente. Una nuova morte da cani domestici sottovalutati, ad appena tre settimane da quella di Francesco Pio a Eboli, che riapre la discussione sul possesso e la questione di razze canine più frequenti a mordere. L’anno scorso anche un caso in Liguria, con una donna attaccata dal rottweiler del fratello, nell’entroterra sanremese.

Anche la nonna ha riportato alcune lievi ferite, tra cui la frattura di un piede. Secondo quanto appreso finora, al momento dell’attacco i genitori del piccolo Michele si trovavano fuori casa per fare la spesa. Secondo la donna, stavano facendo una passeggiata tranquilla in giardino: «Il cane ci seguiva. A un certo punto ha fatto un balzo e ha morso il bambino alla testa».

AI momento i carabinieri hanno preso in custodia il cane, che sarà tenuto per qualche tempo in un canile protetto in attesa delle decisioni dei veterinari della ASL locale.

Pitbull, una razza che non deve essere demonizzata ma gestita e addestrata correttamente

Sebbene questa particolare razza di cani salti più di frequente alla cronaca, insieme ai rottweiler, i pitbull non sono cani particolarmente aggressivi, se addestrati nel modo giusto. Una questione che spesso rimane sottovalutata, se il cane non mostra particolari segni di aggressività o se, peggio, i proprietari ricercano questa condizione proprio come criterio per scegliere un cane da guardia.

La sindaca di Palazzolo, Maria Franca Giorcelli, ha commentato che «segnalazioni su un’eventuale aggressività del cane non c’erano mai state. A volte il pitbull si vedeva in giro tra le strade del paese, sempre al guinzaglio. È una tragedia che ha scosso tutto il paese, siamo rimasti sconvolti. Purtroppo, in casi del genere e specialmente con determinate razze, serve un’attenzione massima quando avviene la nascita di un bambino e c’è quindi l’inserimento in famiglia».

Come ha suggerito Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anvi), potrebbe essere utile «un regolamento, come avviene nell’80% dei paesi europei: lo chiamano possesso responsabile».

Ciò richiederebbe regole restrittive per chi possiede cani come pitbull, dogo argentino e corso, come l’assicurazione e l’obbligo di seguire un percorso con veterinari prima di prendere l’animale, per sapere come educarlo e come comportarsi con lui. Solo a questo punto il cane potrebbe entrare in casa, sempre con l’obbligo di seguire i corsi di addestramento.

Molossoidi, una moda potenzialmente pericolosa

Secondo l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), Michele sarebbe «l’ennesima vittima di quella che ormai sembra essere la moda del momento: comprare o adottare un cane molosso o molossoide senza avere le necessarie competenze per gestire questi tipi di cane».

Proprio per questo motivo l’associazione torna a chiedere al legislatore «di regolamentare con urgenza la detenzione di determinate razze o simil-razze. Allo stesso tempo, osserva che chi cede o vende incautamente “cani da presa” è moralmente responsabile di questi gravi fatti. Molto spesso, questi animali provengono da cucciolate casalinghe, quando non da traffici illeciti», citando casi di recenti attacchi da parte di pitbull, amstaff e american bully.

Data la tendenza, sembra accadere sempre più spesso che questo tipo di cane sia preferito anche da persone che poi non hanno il carattere e le capacità per gestirli. I molossoidi spesso hanno l’inclinazione a “dominare” anche gli umani che fanno parte del loro nucleo familiare, o del loro branco. È importante addestrarli fin da piccoli facendo capire loro non tanto chi è il padrone, ma i limiti entro cui possono muoversi.

Finora alcuni Comuni, come Milano, hanno adottato un regolamento sul tema, secondo Oipa sarebbe importante introdurre una norma nazionale che imponga a tutti i Comuni di regolamentare la questione.

Un buco normativo che crea dei limiti

L’Oipa chiarisce anche che al momento non esiste un elenco di cani ritenuti pericolosi. «Nel 2006 il ministero della Salute ha emesso un’ordinanza riguardante la “tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani”, nella quale era prevista una lista di razze canine ritenute pericolose», spiega l’avvocata Claudia Taccani, responsabile dell’ufficio legale dell’Oipa.

In seguito però altre ordinanze hanno abolito questo elenco a causa della relativa incertezza e, soprattutto, della discriminazione delle razze. «Attualmente la pericolosità di un cane viene determinata a seconda di fatti specifici», continua Taccani. «In caso morsicatura o zuffa tra cani infatti il cane e il suo proprietario vengono segnalati al servizio veterinario Asl, che tiene un registro dei cani dichiarati aggressivi, e sono obbligati a seguire un corso formativo».

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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